Maghi della truffa? «No, semplici strusoni»

Appoggio per un’organizzazione criminale o semplici – citiamo – «strusoni»? A questa domanda risponderà, quest’oggi, il presidente della Corte delle Assise criminali Siro Quadri. Al centro della questione tre uomini – un 55.enne italiano residente in Ticino e due fratelli gemelli di 47 anni (anch’essi italiani) – accusati a vario titolo di truffa e falsità in documenti. Tutto ruota attorno a un’autofficina situata in via Resiga a Novazzano: lì, infatti, gli imputati hanno raggirato diverse assicurazioni annunciando danni fittizi a diversi veicoli. Ma non solo. Già, perché secondo quanto emerso dall’inchiesta coordinata dalla procuratrice pubblica Chiara Borelli, gli imputati avrebbero prestato il fianco a un’organizzazione criminale dedita alla truffa detta del rip deal. Come? Secondo l’accusa noleggiando ai criminali le auto che sarebbero servite per recarsi nei luoghi stabiliti per mettere in atto la truffa. Di questo, come detto, ne è convinta la procuratrice pubblica la quale, ieri durante la requisitoria, ha chiesto nei confronti del terzetto pene comprese tra 27 e i 30 mesi: di questi 6 da scontare per i fratelli e 8 nei confronti del 55.enne.
Dalle pizze alle carrozzerie
All’interno dell’officina di Novazzano, tra il 2021 e lo scorso anno sono state truffate otto compagnie assicurative. Un’attività lavorativa nata con il cambiamento delle finalità di una società gestita da uno dei fratelli: società che prima di occuparsi di riparazioni di veicoli era attiva nel mondo delle pizzerie. Nell’atto d’accusa figurano oltre una trentina di casi in cui sono stati creati danni fittizi o sono stati aumentati danni già presenti sulle auto al fine di ottenere il pagamento da parte delle assicurazioni. Reati che i tre imputati – salvo qualche puntuale eccezione – hanno riconosciuto.
L’auto per le malefatte
Quali complici, però, i tre imputati si sarebbero macchiati del reato di truffa anche per quel che riguarda il rip deal. Questo agire consiste nel proporre alla vittima del raggiro un’operazione di cambio (o altre operazioni finanziarie) estremamente vantaggiosa. Gli autori con abilità, dopo le trattative fissano un appuntamento durante il quale riescono a consegnare del denaro falso. Il terzetto, con varie responsabilità, avrebbe infatti noleggiato all’organizzazione criminale dedita alla truffa, diversi veicoli. Automobili utilizzate per recarsi all’appuntamento e poi, una volta avvenuto lo scambio, per darsi alla fuga. Tre, in particolar modo, gli episodi finiti sotto la lente della procuratrice pubblica: un appuntamento in un hotel di Mendrisio a novembre 2021, uno a Locarno nel febbraio del 2022 e uno a Balerna nel giugno dello stesso anno. In totale, si è ricostruito durante l’inchiesta, i raggiri del rip deal avrebbero fruttato – all’organizzazione criminale – 300.000 franchi, mentre per la «truffa dei garage» l’ammontare sarebbe di circa 130.000 franchi. Per l’accusa, il terzetto avrebbe quindi «creato un sistema criminogeno», grazie anche alla messa a disposizione «di società vuote, inattive» allo scopo di avere un «supporto cartaceo» per l’inganno. Per quel che riguarda il noleggio delle auto ai criminali, gli imputati, che sarebbero stati messi al corrente dell’uso sospetto dei loro veicoli, «hanno chiuso gli occhi» e così, di fatto, hanno spalleggiato l’organizzazione.
«Ma quale sistema criminale»
Nella giornata processuale ha preso la parola anche l’avvocato che difende uno dei gemelli (gli altri due parleranno questa mattina). Secondo Giovanettina «la procuratrice pubblica ha esagerato nel ritenere la costituzione di questo grande sistema criminale». C’era sì «un’idea illecita, ma non c’era un sistema». Secondo il legale – che si è battuto per una pena massima di 6 mesi, sospesi – il ruolo più importante era quello del 55.enne: «Mettersi a fare affari con lui – ha detto in aula – è come acquistare, un mese fa, le azioni di Credit Suisse». Nell'attribuire le responsabilità al proprio assistito (che contesta il coinvolgimento nel rip deal e anche alcuni danneggiamenti avvenuti nel garage) ha spiegato che si è comportato «come i pensionati che guardano i cantieri. Questo però era un cantiere delittuoso». Insomma: «Un modo non troppo lecito di passare il tempo». Per il legale, entrambi i fratelli «sono degli strusoni, non siamo di fronte a raffinate menti criminali». Come detto, questa mattina parleranno gli altri due avvocati, mentre la sentenza è attesa in serata.