Chiasso

Malessere in casa anziani, per la Gestione solo il riassunto

La Commissione della Gestione non ha ancora potuto consultare il rapporto che evidenzia diversi problemi di clima lavorativo all’interno degli Istituti sociali – La richiesta dei commissari è stata respinta ed è stato fornito loro soltanto un documento di quattro pagine
Stefano Lippmann
24.10.2022 06:00

Il malessere che un buon numero di dipendenti degli Istituti sociali di Chiasso ha manifestato negli scorsi mesi sta ora diventando anche un caso politico. Alla base, infatti, ci sarebbe un certo malcontento anche all’interno del Consiglio comunale. Per quale motivo? Perché il passaggio di informazioni tra Esecutivo e Legislativo sarebbe avvenuto solo in parte.

Il tutto parte, come detto, dal malessere palesato da diversi collaboratori. Una situazione di disagio che ha spinto l’Esecutivo della cittadina – il 15 luglio dello scorso anno – a richiedere un’analisi al Laboratorio di psicopatologia del lavoro. Ufficio che, il 31 marzo 2022, ha consegnato i risultati del «Rilevamento del benessere organizzativo» all’interno degli Istituti sociali di Chiasso. Un rapporto di 18 pagine dove, in sostanza, è confermato il disagio. Due dipendenti su tre avevano partecipato al questionario in forma anonima e, tra i vari dati raccolti, è emerso che 68,5% dei curanti – dunque il personale del settore cure – «ritiene che non ci sia un buon clima di lavoro». Il 60,4% degli interpellati, inoltre, esprime «un’importante insoddisfazione rispetto alla relazione con la Direzione».

Dal rapporto al riassunto

Il rapporto, come anticipato, porta la data del 31 marzo. Da allora, stando a nostre informazioni, si sono susseguiti una serie di incontri, ma mai con tutti gli attori – direzione, sindacati, Municipio e Laboratorio di psicopatologia – seduti allo stesso tavolo.

E il Consiglio comunale? Allo stato attuale risulta essere solo parzialmente coinvolto. Dopo le anticipazioni del CdT nell’edizione del 14 maggio, alcuni consiglieri comunali – di diversi partiti – avevano infatti dichiarato che sarebbe stato importante poter visionare il rapporto. Discorso simile lo ha fatto la Commissione della Gestione del Consiglio comunale, organo del Legislativo che ha anche il compito di vigilare l’operato del Municipio. «Abbiamo chiesto di poterlo avere (il rapporto, ndr), o per lo meno di poterlo leggere – spiega, da noi interpellato, il presidente della Commissione della Gestione Amedeo Mapelli –, ma la richiesta è stata negata». Un documento, però, sulla scrivania dei commissari della Gestione è arrivato. «Ci hanno consegnato un riassunto cartaceo di quattro pagine, elaborato dal Municipio e dal segretario comunale» racconta Mapelli. Insomma, delle 18 pagine del rapporto del Laboratorio di psicopatologia del lavoro, la Gestione ha potuto visionare soltanto 4 pagine di riassunto.

«Non siamo politici di Serie B»

Una scelta, quella dell’Esecutivo, che ha creato un certo malcontento all’interno del Legislativo. «Ritengo che se la Commissione della Gestione faccia una richiesta di questo tipo debba essere soddisfatta» commenta il presidente del Consiglio Comunale Giorgio Fonio. Questo anche perché «il Legislativo ha il compito di vigilare sull’operato dell’Esecutivo, a maggior ragione i membri della Commissione della Gestione». Per il nostro interlocutore non ci sono dubbi: «Il rapporto va consegnato. Una richiesta non soddisfatta rischia anche di tramutarsi in uno sgarbo istituzionale. I consiglieri comunali – si esprime infine – non sono politici di serie B e meritano il necessario rispetto».

Cosa dice il documento

Il rapporto (che il CdT ha potuto consultare) oltre ad aver analizzato il clima di lavoro, propone anche alcune misure da implementare nel breve, medio e lungo termine. Tra queste v’è l’introduzione di una figura di riferimento per il personale all’interno del Municipio. «La percepita mancanza di un’adeguata gestione del personale – si legge – genera forte insicurezza e ansia nei collaboratori». Ma non solo: si invita a migliorare la pianificazione dei turni per permettere un giusto riposo e per favorire la conciliazione tra vita lavorativa e vita privata nonché dotarsi di un regolamento interno che possa contribuire a prevenire, ridurre e affrontate i problemi inerenti i rischi psico-sociali (mobbing, molestie, discriminazioni). E, infine, quale cambiamento culturale e organizzativo si propone la riorganizzazione all’interno delle sfere direttive e il miglioramento della comunicazione. Una serie di misure – puntualizza il Laboratorio di psicopatologia del lavoro – che «possono essere attuate solo con la volontà delle sfere direttive chiave e con l’accompagnamento di professionisti esterni».