Lugano

Mancano futuri infermieri e la Moncucco è preoccupata

La Clinica ha ripreso la «normale» attività sanitaria e si appresta a concludere la fusione con la Santa Chiara – Sulla carenza di allievi in formazione: «L’iniziativa per cure infermieristiche forti potrebbe aver avuto l’effetto contrario»
© CdT/Gabriele Putzu
Valentina Coda
03.05.2023 17:45

Dopo un laborioso procedimento di acquisizione, dalla fusione societaria tra la Clinica Luganese Moncucco e la Clinica Santa Chiara, il 1. gennaio, è nato il Gruppo Ospedaliero Moncucco SA, che ha assunto la responsabilità della gestione operativa delle due strutture sanitarie. Questo è uno degli aspetti che spicca nel bilancio 2022 della Clinica Luganese, presentato oggi alla stampa dal presidente del consiglio di amministrazione Mauro Dell’Ambrogio e dal direttore Christian Camponovo. Sebbene nel rapporto d’esercizio le due realtà non siano ancora integrate, l’anno scorso è stato caratterizzato da una progressiva ripresa della «normale» attività sanitaria per la Moncucco, anche se un particolare fattore desta non poche preoccupazioni: la riduzione degli allievi nelle scuole infermieristiche causata dal mancato interesse per la professione.

«Più stage che allievi»

Snoccioliamo qualche cifra. Nel 2022 sono stati più di 7.000 i pazienti ricoverati nell’istituto sanitario, con oltre 23.000 casi ambulatoriali. La tipologia di attività è in linea con quella degli anni prepandemici, anche se è stato registrato un aumento della gravità dei pazienti curati. Stabile anche l’aspetto finanziario, con un utile di esercizio di circa 2,2 milioni. Inoltre, è stato concluso l’ampliamento del pronto soccorso, che rimarrà aperto 24 ore su 24 per rispondere alle richieste della popolazione.

Durante la presentazione del rapporto d’esercizio, la carenza di personale qualificato è stato un aspetto sollevato a più riprese sia dal presidente sia dal direttore della Clinica Moncucco. E a destare preoccupazione risulta essere soprattutto la mancanza d’interesse nella professione. «Partecipiamo attivamente alla formazione sia dei medici durante la specializzazione, sia del personale sanitario – ha sottolineato Camponovo –. Negli ultimi due anni abbiamo constatato una riduzione degli allievi causata soprattutto dallo scarso interesse verso le scuole infermieristiche».

Un esempio pratico arriva dalle parole di Dell’Ambrogio, che ha ricordato come «fino a qualche anno fa si parlava del problema degli stage, ovvero: ci sono abbastanza allievi ma pochi posti per fare pratica. Oggi ci sono più posti di stage che allievi. Il problema è all’origine: gli iscritti alle scuole di formazione sanitaria sono diminuiti per ragioni anche demografiche». Nello specifico, «in Ticino per avere un ricambio totale di tutto il personale sanitario nel prossimo decennio, un giovane su quattro dovrebbe formarsi in una professione sanitaria. Siamo ben lontani da questa visione». Un aspetto, questo, legato anche all’iniziativa «Per cure infermieristiche forti», che secondo Camponovo «sembra aver avuto l’effetto contrario».

In buona sostanza, i giovani sono scoraggiati dal formarsi in questo settore. «La preoccupazione maggiore è il ricambio del personale – ha rilevato –. In Ticino siamo fortunati rispetto ad altre regioni della Svizzera perché abbiamo un bacino, che è quello dei frontalieri, che ci “salva”. Nel resto del Paese ci sono strutture sanitarie con interi reparti chiusi perché non c’è personale sufficiente per tenerli aperti».

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