Manifestazione alla stazione di Lugano: «Giù le mani dall'UNRWA»
«Giù le mani dall'UNRWA». Una manifestazione a sostegno dell'agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei profughi palestinesi nel vicino oriente, UNRWA, è andata in scena in queste ore alla stazione FFS di Lugano. Alcune decine persone, con tanto di volantini e striscioni hanno accusato «partiti di destra pro-Israele» svizzeri di «dare manforte» al progetto israeliano di «sabotare l'agenzia ONU». Organizzatore dell'evento, il CUSP (Coordinamento unitario a sostegno della Palestina) ha pubblicato un comunicato: «È in corso un’indagine della Corte Internazionale di Giustizia contro Israele perché esiste l’ipotesi plausibile che stia commettendo un genocidio nella Striscia di Gaza; la Corte Penale Internazionale ha richiesto di emettere due mandati d’arresto contro il primo ministro israeliano Netanyahu e l’ex ministro della difesa Yoav Gallant per «crimini di guerra e contro l’umanità». In questo momento, c’è chi vorrebbe cancellare del tutto i finanziamenti annuali della Svizzera all’UNRWA, che nel 2024 sono già stati dimezzati da 20 a 10 milioni di franchi». Ma il CUSP chiede: «Altro che tagli all'UNRWA: boicottaggio e sanzioni contro Israele!». Fra le frasi riportate, anche «Stop al genocidio palestinese» e «Palestina libera».
UNRWA
La Svizzera è solo uno dei Paesi che sta valutando l'abolizione del proprio sostegno all'UNRWA. Da inizio guerra, Israele accusa l'UNRWA di impiegare persone che lodano i terroristi di Hamas come martiri, incitano alla violenza contro gli ebrei o, addirittura, hanno partecipato agli attacchi del 7 ottobre. E alcuni Paesi hanno agito di conseguenza, tagliando il proprio supporto all'agenzia. Ma l'UNRWA, attualmente, fornisce gran parte della logistica e delle infrastrutture di cui le organizzazioni umanitarie sul posto hanno bisogno per il loro lavoro, come evidenziato dal ministro degli Esteri Ignazio Cassis in un intervento dello scorso mese di maggio.
A settembre, lo ricordiamo, la mozione di David Züberbühler (UDC/AR) per lo stop immediato ai finanziamenti all'agenzia è stata approvata – contro il parere di Consiglio federale e commissione preparatoria – con 99 voti a 88 e 7 astensioni in Consiglio nazionale. Il dossier si trova ora nelle mani degli Stati. Un blocco completo dei finanziamenti, si è espressa l'opposizione in Parlamento, avrebbe conseguenze «catastrofiche» per i due milioni di abitanti a Gaza.
Ma l'UNRWA sta affrontando guai ancor più seri del blocco dei finanziamenti. Nel mese di ottobre, la Knesset, il Parlamento israeliano, ha approvato la legge che vieta «qualsiasi attività» all'interno di Israele dell'UNRWA. Norma che, di fatto, recide i legami con l'agenzia ONU responsabile della distribuzione degli aiuti salvavita nella Striscia di Gaza, la privano delle immunità legali e limitano la sua capacità di supportare i palestinesi a Gerusalemme est e in Cisgiordania.
Il capo dell'agenzia ONU, Philippe Lazzarini, ha scritto su X che il divieto delle attività dell'UNRWA in Israele «crea un pericoloso precedente». Lazzarini ha denunciato l'ultimo episodio di «una campagna in corso per screditare» l'agenzia delle Nazioni Unite, principale attore delle operazioni umanitarie nella Striscia di Gaza, ritenendo che il divieto «aggrava ancor di più la sofferenza dei palestinesi» nel territorio devastato da un anno di guerra tra Israele e Hamas. Diversi Paesi, tra cui Regno Unito, Germania, Francia, Spagna, Belgio, Slovenia, Irlanda, Norvegia, Canada, Australia, Giappone e Corea del Sud hanno alzato la voce, temendo che la situazione a Gaza possa diventare ancora più grave. I gruppi umanitari Oxfam, ActionAid e Australian Council for International Development (ACFID) hanno tutti condannato la mossa di Israele. Le vaccinazioni contro la poliomielite a Gaza sarebbero quasi impossibili senza l'aiuto dell'UNRWA, ha affermato Naomi Brooks dell'ACFID: «Questo disegno di legge indebolisce l'operazione umanitaria internazionale a Gaza, dove milioni di persone soffrono di sete, fame e malattie», ha riferito al Guardian.
L'indagine
Giorni fa, intanto, un Comitato speciale delle Nazioni Unite incaricato di indagare sulle pratiche dello Stato ebraico ha affermato che i metodi di guerra utilizzati da Israele nella Striscia di Gaza «corrispondono alle caratteristiche di un genocidio». Il Comitato ha evidenziato le «massicce vittime civili e le condizioni imposte ai palestinesi che mettono intenzionalmente a rischio la loro vita» in un rapporto presentato lunedì all'Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York. «Attraverso l'assedio di Gaza, l'ostruzione degli aiuti umanitari, gli attacchi mirati e l'uccisione di civili e operatori umanitari» e «nonostante i ripetuti appelli delle Nazioni Unite, gli ordini vincolanti della Corte internazionale di giustizia e le risoluzioni del Consiglio di sicurezza, Israele provoca intenzionalmente morte, fame e lesioni gravi: usa la fame come metodo di guerra e infligge punizioni collettive alla popolazione palestinese», sottolinea il Comitato in una nota.