Giustizia

«Manuale Cencelli da rivedere»

La politica apre a una revisione del sistema di nomina dei procuratori pubblici - Il pg Andrea Pagani ipotizza un cambiamento che non fa l’unanimità - Fiorenzo Dadò: «Inaccettabili interferenze esterne» - Alessandro Speziali: «Un miglioramento è necessario»
© CdT/Gabriele Putzu
Nico Nonella
03.03.2021 06:00

Per il potenziamento del Ministero pubblico si passerà dagli attuali 21 procuratori a 23 ma a tener banco non è soltanto l’attribuzione di due magistrati aggiuntivi. La politica non ha nascosto delle perplessità sull’attuale sistema di nomina e in questo senso vi è anche la proposta avanzata dal procuratore generale Andrea Pagani nel corso di un’audizione con la Commissione giustizia e diritti, ossia «cambiare il metodo di nomina, ad esempio mantenendo quella parlamentare per il procuratore generale e alcuni sostituti pg, lasciando poi a loro il compito di selezionare i procuratori pubblici». Insomma, è davvero giunto il momento di pensionare il manuale Cencelli - la ripartizione partitica - e rivedere il sistema di nomina? Abbiamo interpellato i principali partiti politici e sembra proprio che sì, una revisione sia necessaria.

«Siamo al capolinea»

Particolarmente preoccupato è il presidente del PPD Fiorenzo Dadò: «Il sistema di nomina attuale è giunto al capolinea, ancora più dopo quello che si è potuto assistere fuori e dentro la commissione durante la procedura del rinnovo delle cariche in seno al Ministero pubblico e in occasione dell’elezione del nuovo pretore di Vallemaggia». Come ricorderete, il candidato sostenuto dal rapporto della Commissione giustizia e diritti (sottoscritto dall’80 percento dei commissari), non è stato votato dal plenum. Una bocciatura del lavoro della commissione, ma Dadò rimarca un aspetto ancora più grave: «La Commissione ha fatto un lavoro serio e approfondito scegliendo il candidato migliore e dopo due settimane tutto è stato stravolto in aula, in seguito anche a delle pressioni ricevute. È inaccettabile ci siano state delle interferenze esterne, delle tirate di giacca, persino da parte di magistrati in carica. E c’è anche chi non si è limitato a perorar e la causa del ‘suo’ candidato ma si è permesso di denigrare gratuitamente il concorrente». Per il presidente del PPD «è in gioco la rispettabilità delle persone che concorrono e l’integrità di deputati e magistrati» e vista la gravità so che qualcuno sta valutando «se ci sono gli estremi per un esposto al Consiglio della magistratura». Tornando alla nomina dei pp, Dadò ritiene che occorra «rivedere anche le modalità di valutazione delle competenze dei candidati valutando anche l’idoneità caratteriale, in particolare per i procuratori». Magari passando proprio da un assessment esterno. «Il sistema perfetto comunque non esiste. Ci sono altri metodi che vanno valutati, come l’elezione popolare o il sorteggio, dopo una valutazione tecnica dei candidati, ma con questo carnevale non si può più continuare». Per quanto riguarda la proposta del pg, Dadò non ha dubbi: «Non può funzionare: ci mancherebbe che la Magistratura possa nominare sé stessa».

«Più impellente che mai»

«La necessità di un cambiamento è più impellente che mai», afferma la vice capogruppo della Lega e membro della Giustizia e diritti Sabrina Aldi. «Abbiamo voluto un sistema basato su questa Commissione per evitare litigate e giochi politici ma in occasione delle ultime due nomine (del quinto giudice del Tribunale d’appello e del pretore di Vallemaggia, ndr.) il lavoro dei commissari è stato smentito. È chiaro che qualcosa non va. Si è creato un sistema pericoloso che lascia spazio a logiche estranee al buonsenso. Il sistema funziona se il Parlamento segue le indicazioni della Commissione, se va per conto suo si lascia campo alle tirate di giacchetta». Ecco dunque che un ripensamento del sistema delle nomine è ritenuto necessario. A non convincere Aldi è però la proposta del pg: «Il suo è un discorso superato dagli eventi. È una proposta che si potrebbe discutere se il sistema attuale andasse bene, ma non è così e ora é necessario rivedere tutto il sistema».

«Vigilanza da rafforzare»

«La cronaca dell’ultima elezione dei pp è un segnale della necessità di un miglioramento», sottolinea il presidente del PLR Alessandro Speziali. «Premesso che l’elezione popolare non è la soluzione, ritengo che suggerimento del pg sia una via interessante da percorrere, ispirandoci anche ad altri Cantoni. Il Parlamento eleggerebbe e darebbe fiducia ai vertici della Magistratura , cui spetterebbe il compito di scegliere la migliore squadra possibile. Sono i più indicati a valutare i pp e i primi ad essere interessati ad assumere delle figure capaci, autorevoli e forti. Tre qualità che ogni cittadino si aspetta nella giustizia». Indipendentemente da questo ipotetico cambio di paradigma, Speziali ritiene fondamentale un rafforzamento della vigilanza, «in modo che l’organo competente possa operare al meglio con il coinvolgimento del Parlamento».

«Una riflessione va fatta»

Una riforma è condivisa anche dal PS. «La situazione che si è venuta a creare nelle ultime settimane – penso soprattutto alle elezione del pretore di Vallemaggia – dimostrano che ci sono dei problemi», rimarca la co-presidente Laura Riget. «Andrà fatta una discussione più ampia per approfondire tutte le possibilità sul tavolo, dall’elezione popolare al sorteggio dopo un controllo delle competenze dei candidati». Sulla proposta del pg, Riget si è però detta scettica in quanto la stessa «accentrerebbe troppo potere nella figura del procuratore generale». Un’altra riflessione da fare, conclude, riguarda la stessa Giustizia e diritti: «Se le proposte formulate non vengono seguite occorre interrogarsi sul suo senso».

«Una quota minima di scelta popolare va garantita»

«Sulla necessità di cambiare il metodo di nomina siamo tutti d’accordo», osserva il capogruppo democentrista Sergio Morisoli. «L’UDC è sempre stata per la votazione popolare. Quella parlamentare è una via di mezzo, mentre la proposta del pg va un po’ oltre. È il contrario di quello che bisognerebbe fare: nell’elezione di giudici e procuratori, del terzo potere, deve essere garantita una quota minima di scelta popolare».

«Una riforma va ponderata bene»

Anche i Verdi non escludono una revisione: «Il fatto di non partecipare alla spartizione della torta ci permette di essere critici», premette la co-coordinatrice Samantha Bourgoin. «Non dimentichiamo che stiamo parlando del terzo potere e una riforma delle nomina va ponderata bene». Ergo, andrà affrontata «in maniera approfondita valutando tutte le alternative per garantire la maggiore indipendenza e la più grande competenza possibili». La proposta del pg potrà rientrare tra queste ma per ora gli ecologisti non ne hanno ancora discusso.