Marco Chiesa: «Io un alieno a Lugano? Chi lo dice non mi conosce»

Il risultato che certificava l’entrata in Municipio, da secondo più votato, di Marco Chiesa è stato accolto con un boato e un caloroso applauso al bar Nin da San Sir, ormai storico «quartier generale» dei democentristi durante gli appuntamenti elettorali. Il «senatore» democentrista è arrivato alle 17.30, quando i risultati di Lugano apparivano ancora lontani e non è mancato qualche malumore per le tempistiche dello spoglio.
Dalla Aar al Cassarate
Dal Consiglio degli Stati a Lugano, ma con una campagna definita da molti sottotraccia (o da «alieno», complice anche lo slogan «Lugano, casa»)?, chiediamo. «Forse lo dice qualcuno che non conosce la città di Lugano. Io sono nato qui al vecchio Ospedale civico, dove ora c’è l’Università, la mia famiglia è di Viganello, ho abitato a Villa Luganese. Un alieno a Lugano? Di certo non lo è Marco Chiesa», ha ribattuto.
La stretta di mano
A tener banco, in questi mesi di campagna elettorale, è stata soprattutto la sfida tra il consigleire agli Stati democentrista e il sindaco leghista uscente. Sullo sfondo, una stretta di mano ra gentiluomini. Ma quale è stato il suo significato? «Il vero patto era quello di dire: Michele, io rispetto la tua posizione di sindaco e la sostegno, come peraltro fatto da tutta la lista. Ricordiamoci però che questa lista mancava un personaggio leader come Marco Borradori. In prospettiva abbiamo bisogno di dare continuità e questo era l’obiettivo della mia candidatura, sostenuta anche da Michele Foletti». Quindi il ruolo di Chiesa è quello di leader? «In prospettiva. Ho ancora molto da imparare. A 50 anni non sono proprio un apprendista ma posso portare delle competenze acquisite in tutta la Svizzera, per esempio nella conduzione del primo partito del Paese. In ogni caso, a livello di amministrazione comunale ci sono molte persone dalle quali posso imparare».
Cariche compatibili?
Chiesa arriva a Lugano da Consigliere agli Stati, una carica compatibile con quella di sindaco (o di municipale)?, gli domandiamo prima dell’arrivo dei risultati. Per il diretto interessato sì. «Se non fosse compatibile bisognerebbe avere il coraggio di dire che c’è la necessità di avere un sindaco al 100 percento. Altrimenti siamo nell’ambito dell’ipocrisia e si continua a retribuire qualcuno al 60 percento per svolgere un lavoro al 100 percento».
La reazione dello sconfitto
Per un municipale democentrista eletto in Municipio, ce n’è uno (subentrato nel 2021) che non è riuscito a riconfermare il seggio. «Con Tiziano Galeazzi ho conosciuto una persona leale e corretta. Mi auguro abbia apprezzato la mia lealtà nei suoi confronti come io ho apprezzato la sua nei miei», ha dichiarato Chiesa.
«Ho la mia visione della lealtà. Ho fatto una campagna dove sono spesso rimasto da solo e dove il municipale uscente non è sempre stato riconosciuto dal partito», ha dal canto suo ribattuto Galeazzi, da noi raggiunto telefonicamente. In ogni caso, assicura, «non rimpiango nulla, né del risultato né della campagna, e auguro buon lavoro a chi è entrato in Municipio. Per quanto mi riguarda ho fatto quello che ho potuto in questi due anni e mezzo. Ho portato delle novità e collaborato bene con il mio dicastero. Ringrazio per la fiducia tutti coloro che mi hanno sostenuto».