L'intervista

Marina Carobbio Guscetti: «I contatti a Berna mi serviranno ora più che mai»

Al terzo tentativo l'esponente del PS entra nel Governo ticinese, riportando a Palazzo delle Orsoline una donna
© Ti-Press/S.Golay
Alan Del Don
Nico Nonella
02.04.2023 21:01

Classe 1966, medico di professione, oltre trent’anni in politica, poco meno della metà trascorsa a Berna. Dapprima al Consiglio nazionale e, da fine 2019, agli Stati. Al terzo tentativo (dopo quelli falliti del 1999 e del 2007, quando giunse penultima) Marina Carobbio Guscetti entra nel Governo ticinese, difendendo così il seggio progressista lasciato vacante da Manuele Bertoli dopo tre legislature. E riportando a Palazzo delle Orsoline una donna che mancava dal 2015, da quando cioè Laura Sadis (PLR) non si ripresentò.

Congratulazioni, innanzitutto, signora consigliera di Stato. La sua lunga carriera spesa per la cosa pubblica la conosciamo. La passione per la politica le è stata trasmessa dal padre Werner, la forza di difendere le idee dalla mamma Graziella. Riesce ancora ad emozionarsi per un’elezione? Soprattutto per questa che, ce lo lasci dire, era scontata...
«Innanzitutto mi faccia ringraziare le elettrici e gli elettori che hanno sostenuto il fronte rossoverde. Così facendo hanno dato fiducia ad un progetto rivolto al futuro che vuole coniugare i temi sociali e quelli ambientali, affrontando in questo modo le vere sfide che toccano il nostro cantone. Il fatto di rappresentare quest’area è per me un grande onore. Darò voce alle persone che ci hanno dato fiducia, ma anche alle altre. Perché bisogna lavorare per il bene del Ticino. Ero emozionata tre anni e mezzo fa, quasi, quando sono stata eletta al Consiglio agli Stati e sono molto emozionata ora in quanto per la prima volta ci sarà una rappresentante del fronte rossoverde in Governo. Questa è la vera novità».

Il risultato dell’alleanza fra il Partito socialista e i Verdi, è innegabile, non ha però portato al risultato sperato. L’asticella era stata posta al 20% almeno. Come se lo spiega questo parziale insuccesso?
«Non è stata una campagna facile, la nostra, in quanto come detto rivolta essenzialmente al futuro. Ad un progetto che siamo riusciti a costruire grazie all’impegno di tutti. Non ci siamo messi a litigare. Questa è stata indubbiamente la nostra forza. E continuerà ad esserlo. Abbiamo cercato di portare all’attenzione della popolazione i temi sociali e quelli ambientali. Lo abbiamo fatto perché fra le nostre fila ci sono persone e profili validi che rispecchiano l’intera società. Non siamo forse riusciti ad ottenere il risultato prefissato in termini numerici, ma abbiamo in ogni modo difeso il seggio in Consiglio di Stato. Posso garantire che proseguiremo su questa strada che, sono convinta, fa bene al Ticino».

Il fatto che una donna torni in Consiglio di Stato è importante non soltanto per il nostro fronte, ma per tutto il Ticino

Oltre a salvare la poltrona in Governo lasciata vacante da Manuele Bertoli dopo 12 anni, avete riportato una donna nella stanza dei bottoni. La quarta nella storia del nostro Cantone. In precedenza l’onore e l’onere era spettato a Marina Masoni (1995-2007), Patrizia Pesenti (1999-2011) e Laura Sadis (2007-2015). Un motivo di orgoglio in più, immaginiamo.
«Il fatto che una donna torni in Consiglio di Stato è importante non soltanto per il nostro fronte, ma per tutto il Ticino, perché una democrazia è contraddistinta da una rappresentanza di uomini e donne là dove si prendono le decisioni. Porterò avanti in primis le nostre proposte in difesa delle donne e delle fasce più deboli della popolazione, con l’obiettivo di costruire una società equa e solidale e per dare ai giovani un futuro sostenibile. Chi fa parte della nostra alleanza crede fermamente nelle idee per le quali stiamo combattendo».

La sua esperienza a Berna crede che le tornerà utile, consentendo al Ticino di non limitarsi a guardare al proprio ombelico?
«Certo, i contatti e le conoscenze che ho costruito nella capitale federale, unitamente ai dossier che ho seguito in tutti questi anni, sono importanti anche per il Ticino. Mi impegnerò pertanto a rafforzare i contatti con Berna. Questo nell’esclusivo interesse del nostro cantone».

Veniamo alla classica domanda da un milione. Quella riguardante i dipartimenti. Il DECS le andrebbe bene? Oppure, in qualità di medico, sta facendo un pensierino al DSS di Raffaele De Rosa?
«Non sta a me decidere, ma al collegio governativo. Le elezioni hanno confermato che il Ticino è viepiù spostato a destra. Ma in seno ad un Esecutivo occorre lavorare di comune accordo, ripeto, solo ed esclusivamente per il bene del cantone».

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