Maxi Piano regolatore: Lugano comincia a novembre

L’elefante si è mosso. Ormai lo chiamiamo così. Vuoi per il peso e l’ampiezza del progetto – si tratta di scegliere cosa vogliamo fare di questa città e di mettere insieme i suoi ventun piani regolatori – vuoi per la lentezza più o meno obbligata con cui avanza il dossier. Un passo comunque è stato fatto: è pronto e sarà pubblicato a novembre – si attende il sì della Società Ingegneri e Architetti – il bando per l’elaborazione del Piano Direttore comunale, o PDcom, che rappresenta la prima e più strategica parte dell’operazione – decidere cosa vogliamo fare di questa città. Una volta chiariti le visioni e gli obiettivi di fondo, si tratterà di applicarli creando un Piano regolatore unico che sarà lo scheletro invisibile della Lugano di domani.
I cervelli non mancano
Il committente è ovviamente la Città e a supportarla ci sarà un gruppo formato da esperti e da membri non professionisti. Ne fanno parte l’architetto e professor Franz Oswald (presidente), i colleghi Marie Claude Bétrix, Francesco Della Casa e Monica Saxer, l’ingegnere e già direttore dell’Ufficio federale dell’ambiente Bruno Oberle, l’avvocato Patrick Bonzanigo, l’economista Mauro Baranzini, il sociologo Sandro Cattacin, come rappresentanti del Comune il sindaco Marco Borradori, il capodicastero Angelo Jelmini e il coordinatore del Dicastero sviluppo territoriale Marco Hubeli e infine, in qualità di consulenti, gli architetti Paolo Poggiati, Riccardo Blumer, la sociologa Brigit Wehrli-Schindler e l’avvocato Mauro Dell’Ambrogio. Quindici cervelli da cui passerà il futuro della città. Saranno loro a scegliere gli studi che lavoreranno all’elaborazione del PDcom. Parliamo al plurale perché la formula è quella del mandato in parallelo, che vedrà architetti, pianificatori e urbanisti di varie società lavorare fianco a fianco. Il committente da loro si aspetta di sapere come potrebbe evolvere Lugano, poi sceglierà una visione e la metterà al centro del secondo concorso, quello per la redazione del Piano regolatore unico.
Inutile dirvi che non è per domani mattina. Basti pensare che alcune parti della città, oggi, sono regolate da norme decise negli anni ‘80. Quante cose sono cambiate nel frattempo?
Riguarda tutto e tutti
Per addentrarci nei contenuti è ancora presto, ma con Angelo Jelmini possiamo già andare oltre il generico concetto di «una visione per la città futura». A cominciare dalla distinzione fra territorio insediato e non insediato. Nel primo caso la Città vuole una strategia per gli spazi pubblici e il verde urbano. «Significa occuparsi dei nodi, ossia piazze, giardini, parchi, ma anche e forse soprattutto delle connessioni, vale a dire gli spazi stradali. Significa – spiega Jelmini – affrontare i temi sempre più attuali della mobilità lenta (basti pensare a quanto è spezzettata la rete dei percorsi ciclabili in città, ndr), dei posteggi, della natura in città, del clima che cambia, dell’acqua, della biodiversità. Ma significa anche occuparsi di socialità, cultura e qualità dell’abitare, così come di commercio, economia e turismo».
Grigio e verde sulla bilancia
Lugano vuole darsi obiettivi chiari anche per quanto riguarda il territorio non insediato, che comprende il bosco, le superfici agricole e i paesaggi tradizionali e che va a «compensare» l’ambiente costruito. Questo contrasto lo ritroviamo anche nella distinzione che verrà fatta tra aree strategiche e sensibili. Le prime, come osserva ancora Jelmini, sono quelle «in cui promuovere operazioni urbanistiche virtuose, mentre le seconde possono essere aree in cui gli attuali indirizzi pianificatori andrebbero rivisti per frenare eventuali sviluppi inappropriati». Un esempio su tutti: sapevate che Brè, in base al Piano regolatore odierno, potrebbe essere edificata il doppio?