Automobili

Meno giovani svizzeri al volante

Nel 2022 i neopatentati sono diminuiti del 22% rispetto al 2021 – Maurizio Principalli: «Modifiche legislative che pesano sul numero di ragazzi che fanno l’esame» – Aldo Barboni: «In Ticino poche variazioni, ma sale l’età media dell’ottenimento della patente»
Ti-Press
28.07.2023 06:00

Giovani che guidano sempre più tardi e sempre meno. È quanto si sta verificando da qualche anno ormai negli Stati Uniti, celebri per le città a misura di automobilista e non di pedone. Nel 1997, il 43% dei sedicenni possedeva la patente dell’auto, mentre nel 2020 era solo il 25% di loro ad averla. E la distanza che percorrono annualmente sta calando. Vari studi mostrano che questa tendenza è particolarmente forte nelle metropoli, non solo americane ma anche europee. Complici, probabilmente, lo sviluppo della rete di trasporti pubblici o le politiche per rendere le città più adatte alla mobilità dolce.

Un distacco, quello giovanile dalla guida, che sta prendendo piede anche in Svizzera? Anche se è presto per fare un bilancio a lungo termine (visto che i primi dati disponibili risalgono solo al 2016), ciò che traspare dalle cifre dell’Ufficio federale delle strade (USTRA) sembra andare in questa direzione: lo scorso anno il numero di neopatentati è calato drasticamente rispetto al 2021. Siamo infatti passati dalla cifra record di 107.130 a 83.626. Questa diminuzione non è però dovuta a un tasso di successo dell’esame più basso, visto che quest’ultimo, secondo l’Associazione dei servizi della circolazione (ASA), è rimasto stabile attorno al 66%. Allora, quali possono essere le ragioni?

Più esperienza alla guida

Per i professionisti del settore, la flessione è riconducibile alla revisione delle prescrizioni sulla patente di guida, entrata in vigore nel 2021. «In generale non ci sono meno allievi conducenti, anche se ciò dipende sempre da una scuola guida all’altra. Ma la modifica legislativa ha sicuramente avuto un impatto sul numero di patenti rilasciate negli ultimi due anni», afferma Maurizio Principalli, vicepresidente dell’Associazione svizzera maestri conducenti Ticino (ASMCTI). «Prima della legge, in circa 3 o 4 mesi un allievo riusciva a ottenere la patente. Ora, se ha meno di 20 anni, deve aspettare più tempo». In effetti, la revisione prevede che, prima di sostenere l’esame pratico, l’allievo conducente di età inferiore ai 20 anni deve avere minimo dodici mesi di esperienza di guida. In sintesi, sembra che ci sia un freno importante di natura istituzionale.

La situazione in Ticino

In Ticino, pare che negli ultimi otto anni non ci sia stato un calo sostanziale dei giovani patentati. «Nel 2022 sono state rilasciate circa 3.400 licenze di condurre per la categoria B. Questo dato non si allontana molto da quelli passati. Senza considerare il lieve rallentamento durante i due anni di pandemia e l’innalzamento una volta che la situazione sanitaria si è stabilizzata, non sono state registrate variazioni particolari», ci comunica Aldo Barboni, caposezione aggiunto della Sezione della circolazione.

Tuttavia, un cambiamento sembra essere in atto: «In media, la patente della macchina si prende a circa 22 anni. Ma la tendenza degli ultimi otto anni mostra una leggera crescita verso i 23». Un aumento che è stato riscontrato pure dai maestri conducenti. «Si nota sempre più spesso che i giovani sembrano ritardare il desiderio di prendere la patente. Quest’ultima rappresenta infatti un notevole investimento, in un contesto storico complicato», dichiara Maurizio Principalli. «Le priorità potrebbero essere cambiate. Dapprima, a causa del COVID, e poi per via della guerra e dei rincari». Anche per la Sezione della circolazione, la posticipazione è da contestualizzare. «Con il COVID, molti allievi hanno dovuto posticipare le lezioni e gli esami pratici. Resta comunque difficile dire se l’unica ragione sia questa. La risposta l’avremo solo nei prossimi anni, se l’età media scenderà nuovamente o si alzerà», spiega Barboni.

Una tendenza internazionale

Come detto all’inizio, l’innalzamento dell’età media alla quale si ottiene la licenza di condurre e la riduzione complessiva del numero di giovani patentati non sono fenomeni verificatisi esclusivamente in Svizzera. Si vedono in numerosi Paesi d’Europa e negli Stati Uniti. Anche in questi casi, troviamo qualche fattore istituzionale che entra in gioco. «In Germania e in Italia ci sono rispettivamente 12 e 6 ore di lezioni di guida obbligatorie con un professionista. Ciò è un costo supplementare che, magari, non tutti i giovani possono permettersi», chiarisce Principalli. In Svizzera, al contrario, non c’è più l’obbligo di seguire lezioni con un maestro conducente.

In un articolo dello scorso febbraio, la testata inglese The Economist aveva però sottolineato altri elementi che potrebbero aver frenato la voglia dei giovani di guidare. Come lo sviluppo, negli anni, di Internet, il quale ha ridotto il bisogno di spostarsi in città per andare al ristorante o per fare compere, visto che ora si può ordinare tutto comodamente da casa propria. O la popolarità – malgrado le critiche – delle applicazioni come Uber, che permettono di prenotare taxi a un costo più basso e di risparmiarsi il tedio di guidare nel traffico. Oppure, ancora, la preoccupazione crescente riguardo al cambiamento climatico e come l’auto contribuisca alle emissioni di gas a effetto serra.

Insomma, per un motivo o per l’altro, ragazzi e ragazze sono meno inclini a prendere la patente presto, come hanno invece fatto i loro genitori. Per questi ultimi, l’auto era simbolo di indipendenza. Impressione che, forse, sta perdendo terreno tra le generazioni più giovani.

«Per i ragazzi di oggi le auto sono banali mezzi inquinanti»

Un diciottenne che non freme per fare la patente dell’automobile. Una volta sembrava impossibile, ma ora sta diventando realtà. Secondo il professore di sociologia urbana dell’EPFL Vincent Kaufmann, le ragioni sono molteplici. «Il fenomeno è sicuramente legato all’aumento del prezzo di una patente. Basti pensare ai corsi obbligatori che bisogna fare per iscriversi agli esami teorico e pratico. Ma è da considerare anche che, rispetto al passato, le alternative agli spostamenti in auto sono migliorate: ad esempio, i servizi di trasporto pubblico nelle città ora sono molto più capillari». Tuttavia, alla base c’è stato pure un cambiamento considerevole di natura sociale. «È avvenuto un declino dell’immagine dell’automobile. Per alcuni giovani, oggi non rappresenta più lo stesso simbolo di libertà di trent’anni fa, è diventata piuttosto, e semplicemente, un oggetto comune e funzionale. Inoltre, ora è vista sempre più spesso come qualcosa di inquinante, il cui utilizzo contribuisce fortemente alle emissioni di gas serra», spiega Vincent Kaufmann. Quali possono essere, dunque, le conseguenze di un tale allontanamento da un mezzo di trasporto che, fino a qualche decennio fa, era considerato insostituibile? «I giovani cercheranno di evitare sempre più spesso gli spostamenti in automobile. Ciò significa che prediligono e prediligeranno località residenziali vicine ai mezzi di trasporto pubblico, o che consentano loro di spostarsi a piedi o in bicicletta nella vita quotidiana. Inoltre, per le loro vacanze preferiranno località raggiungibili con altri mezzi», continua il sociologo. In altre parole, non avere la patente potrebbe modificare anche il tessuto residenziale e le abitudini di viaggio. Per il nostro Paese, quest’ultimo punto non dovrebbe essere però un grosso problema. «La Svizzera, con la sua rete ferroviaria altamente sviluppata, anche nelle zone montane, ha molto da offrire in questo senso», rassicura ancora Kaufmann. Tuttavia, vivere senza poter contare su un’automobile per i propri spostamenti resta, per molti ticinesi, ancora tabù. «In Ticino i trasporti pubblici, pur essendo migliorati, non offrono ancora una qualità di servizio tale da rendere possibile un abbandono totale della macchina. Nelle zone periferiche è praticamente inimmaginabile. La situazione può cambiare, ma tutto dipenderà dalle scelte politiche che verranno effettuate in futuro». In effetti, non è un’utopia, come lo dimostrano numerose città. «Nei principali centri urbani elvetici è già possibile vivere senza auto. A Zurigo, Berna e Ginevra molte famiglie hanno rinunciato all’auto», conclude il professore dell’EPFL.
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