Mendrisiotto

Mezza dozzina di coltellate al padre

Emergono i primi dettagli sul fatto di sangue di Novazzano - Le condizioni dell’uomo colpito più volte da uno dei figli sono in via di miglioramento ma restano gravi
(Foto Reguzzi)
Lidia Travaini
27.02.2019 06:00

NOVAZZANO - Sono in via di miglioramento ma restano gravi le condizioni del 47.enne accoltellato dal figlio di 19 anni nella notte tra domenica e lunedì in via Ronco a Novazzano e ricoverato da quel momento all’ospedale Civico di Lugano. Dopo il leggero miglioramento delle sue condizioni avvenuto nella giornata di lunedì, ieri lo stato della sua salute è migliorato ancora, ma le ferite riportate restano gravi. L’uomo, originario dello Sri Lanka, è stato raggiunto da diverse coltellate inflitte dal figlio maggiore, cittadino svizzero, aveva spiegato lunedì mattina in una nota la polizia cantonale. Quanto accaduto all’interno dell’appartamento dove i due vivevano con il resto della famiglia, di cui fanno parte anche la mamma italiana naturalizzata svizzera e un figlio ancora minorenne, è ancora avvolto dal mistero. Sarà l’inchiesta in corso, condotta dal procuratore pubblico Zaccaria Akbas, a dover ricostruire la dinamica dei fatti e stabilire i motivi che hanno portato il 19.enne a colpire ripetutamente il padre con un coltello. Dalle prime indiscrezioni trapelate nelle ultime ore sembra però che le coltellate che hanno raggiunto l’uomo sarebbero molteplici, si parla di mezza dozzina, e che non sia ancora chiaro quale sia l’arma da taglio utilizzata dal giovane, nell’abitazione erano infatti presenti diversi coltelli compatibili con le ferite riportate dal 47.enne.

Per aiutare gli inquirenti a ricostruire i fatti saranno cruciali le testimonianze dei protagonisti della vicenda, sia la vittima, sia l’aggressore non hanno però ancora potuto essere interrogati. Il primo a causa delle sue condizioni di salute, il secondo perché si trova tuttora rinchiuso in una struttura sanitaria specializzata, dove è costantemente sorvegliato da degli agenti. Mamma e figlio minorenne invece, seppur in casa al momento dell’accoltellamento, sembra non si trovassero nella stessa stanza di padre e figlio 19.enne e quindi non abbiano assistito personalmente alla scena. Per prestar loro sostegno psicologico a Novazzano lunedì mattina è giunto anche il Care Team.

Il quadro familiare

Una lite degenerata? Un raptus? Un’aggressione, magari pianificata? Per sapere cosa ha provocato la tragedia di lunedì mattina verso le 3.30 bisognerà attendere. Ciò che però è subito sembrato piuttosto evidente è il quadro familiare difficile in cui si sono consumati i fatti. La famiglia vive a Novazzano da circa 10 anni, in uno degli oltre 100 appartamenti che fanno parte dei «Palazzi Botta». Il padre beneficerebbe dell’assicurazione per l’invalidità, in passato ha avuto problemi di salute e avrebbe anche tentato il suicidio. Il figlio 19.enne, descritto da tutti come mite, gentile ed educato, frequenta il liceo di Mendrisio e in passato ha sofferto di depressione, un disagio che avrebbe cercato anche di curare con cure farmacologiche e in strutture specializzate. Le fragilità con cui era confrontata la famiglia anche prima del fatto di sangue erano quindi molteplici e profonde. Fragilità che però non spiegano necessariamente quanto accaduto.

Il fatto che durante la notte tra domenica e lunedì nessuno dei numerosi vicini abbia sentito trambusto o urla potrebbe però essere un indizio importante per capire movente e dinamica della vicenda. Non sembrano infatti esserci segnali evidenti di una violenta lite domestica precedente l’accoltellamento (ipotesi sostenuta dal fatto che sembra che al momento del ferimento mamma e figlio più piccolo dormissero). I vicini che si sono resi conto soltanto dopo l’arrivo di autovetture della polizia e ambulanze che a pochi metri dalla porta di casa loro era accaduto qualcosa di grave sono numerosi. Svariati sono anche quelli che sono venuti a conoscenza dei fatti soltanto la mattina successiva (vedi CdT di ieri). Quella che si è consumata a Novazzano sembra quindi essere un’aggressione, seguita da una colluttazione che ha provocato lievi escoriazioni anche al figlio. Nell’appartamento della famiglia lunedì hanno lavorato per diverse ore gli esperti della Scientifica, alla ricerca di ogni indizio utile a sciogliere i numerosi dubbi ancora legati alla vicenda.

Un quartiere difficile

Le palazzine firmate da Mario Botta teatro del dramma familiare non sono purtroppo nuove a interventi della polizia. Gli agenti - come testimoniato anche da più di un residente nella zona - visitano abbastanza regolarmente il complesso videosorvegliato al civico numero 2 di via Ronco che ospita appartamenti a pigione moderata. Come spiegato anche dal sindaco Sergio Bernasconi gli interventi delle autorità sono però solitamente legati ad attriti tra vicini che sfociano in lite.

L’episodio di sangue di lunedì di prima mattina ha quindi scosso l’intera comunità, che come gli inquirenti è in cerca di risposte.