Miele, è un'annata da dimenticare: «Produzione quasi azzerata»

È un’annata decisamente amara per gli apicoltori ticinesi, che non stentano a parlare di una «situazione gravissima». «In quarant’anni di attività - dice ad esempio Carmelo Zanatta, apicoltore e ispettore del Mendrisiotto - non ho mai visto qualcosa di simile. In primavera, nel Sottoceneri, la produzione di miele è stata praticamente nulla, e non lo dico tanto per dire». La colpa sembrerebbe essere in gran parte imputabile al periodo prolungato di maltempo. «Al momento della raccolta, ha piovuto tantissimo», racconta Zanatta. «Le precipitazioni hanno lavato via il nettare dei fiori, privando così le api del nutrimento necessario, tanto che abbiamo dovuto nutrirle per far sì che potessero sopravvivere». In giugno, arrivato il momento della fioritura del castagno, non è andata meglio: «Essendoci poco nettare, la produzione è stata parecchio inferiore alle aspettative. Parliamo di 4-5 chili per alveare, molto al di sotto della norma».
I danni del clima
«In termini di raccolto, è stata un’annata disastrosa e il problema è principalmente il clima», evidenzia anche Pietro Romerio, apicoltore e ispettore del Locarnese. «Il tempo mite dei mesi invernali ha portato a uno sviluppo precoce delle api. Poi però sono arrivati il freddo e la grandine, che hanno rovinato i fiori. Il tiglio, ma anche la robinia, in pratica non sono neppure fioriti, azzerando così anche la nostra produzione di miele». A causa del brutto tempo, sottolinea Romerio, la produzione è stata circa un decimo di quella dello scorso anno: «Personalmente, non ho mai avuto un rendimento così basso. Il meteo ci ha danneggiato parecchio: se non avessi dato alle api il nutrimento, sarebbero morte. Ed è la prima volta che sono stato costretto a farlo». «Ormai le stagioni non sono più quattro ma due e mezza. E per noi è una lotta continua», sottolinea da parte sua Fabio Salvi, apicoltore del Bellinzonese. «Quest’anno abbiamo iniziato male e finito peggio», dice. «L’inverno è stato anomalo: non è possibile, in febbraio, avere 17 gradi. Poi, la primavera è stata un disastro, con troppa acqua. Il risultato? La produzione del miele di acacia, tipico del Sottoceneri, è stata azzerata».
Il problema maggiore, spiega Salvi, è che le api, a causa dell’instabilità meteorologica, «hanno avuto un blocco di covata, inficiando di riflesso anche la produzione di miele». Le perdite stimate, prosegue, in Ticino sono attorno al 20%. «Ma in alcune zone del cantone sono senz’altro maggiori. In generale, la produzione di miele di acacia è stata compromessa. Stesso discorso per la robinia e il tiglio. Forse si salverà un po’ quella di castagno, anche se siamo ben al di sotto delle aspettative».
Da nord a sud del cantone, la musica è la stessa. «In Ticino, quest’anno, è andata persa l’intera produzione di miele. C’è da mettersi le mani nei capelli», racconta ancora Zanatta. Un po’ meglio, invece, la situazione in montagna. «Oltre i 2 mila metri, dieci anni fa non si riusciva a produrre niente - spiega il collega Salvi -. Oggi, invece, con il cambiamento climatico, la situazione è cambiata e la stagione è andata discretamente».
La sfida dei parassiti
A peggiorare la situazione, anche la presenza della varroa, un acaro parassita che attacca le api, provocando grosse perdite. «In molti si sono trovati con le casette vuote, a causa della moria dovuta a questo parassita», racconta Zanatta. Per combatterlo, è necessario effettuare trattamenti specifici. «Normalmente - prosegue l’apicoltore del Mendrisiotto - vengono fatti dopo la raccolta, quindi in questo periodo dell’anno. Con la canicola di questi giorni, però, è impossibile. Ma se non interveniamo prontamente, le api continueranno a morire e a indebolirsi». «Le malattie rappresentano però una condizione cronica, con cui dobbiamo fare i conti da decenni», gli fa eco Romerio. «Qui entrano in gioco le abilità dell’apicoltore, ma anche una buona dose di fortuna». Il punto, evidenzia però Salvi, «è che se la varroa - così come le altre malattie - può essere tenuta a bada con i trattamenti. Al contrario, con il meteo possiamo fare ben poco. È una lotta contro i mulini a vento».
Ci si prepara all’inverno
Archiviata una stagione da dimenticare, il settore in queste settimane deve già guardare al prossimo anno. «Normalmente - racconta Zanatta - in questo periodo dell’anno, i fiori del prato permettono alle api di avere perlomeno il nutrimento per sopravvivere. Con questo caldo, però, le api faticano persino a muoversi». L’obiettivo degli apicoltori, di qui ai prossimi mesi, è quindi quello di assicurarsi che abbiano cibo a sufficienza. «Dovremo dare loro lo sciroppo, affinché abbiano la scorta necessaria per superare l’inverno. Questo, però, comporta costi elevati. Una spesa interamente a nostro carico».