Chiasso

Migranti: «Non idonee» le alternative a via Soldini

Nulla di fatto per la grida pubblica lanciata dal Cantone per cercare alloggi da destinare nell’immediato ai richiedenti l’asilo: nel breve termine, nessuno degli spazi proposti è infatti utilizzabile – L’unico con tutti i requisiti è lo stabile nei pressi del Centro Calicantus – Fattorini: «Ripartiamo quasi da zero»
© CdT/Chiara Zocchetti

Tutto da rifare. O meglio, dall’appello pubblico promosso lo scorso ottobre dalla Sezione del sostegno sociale per identificare spazi adeguati ad ospitare migranti nel breve termine è uscito un nulla di fatto. Un nulla di fatto nel senso che le varie proposte giunte per posta sul tavolo degli uffici di Bellinzona – stiamo parlando di una decina su tutto il cantone – non sono funzionali e idonee per essere utilizzate in tempi brevi, bensì con orizzonte più lontano. La struttura identificata nel quartiere Soldini a Chiasso – quella per intenderci che era stata definita «idonea» dal Consiglio di Stato in una risposta a un’interrogazione e che possedeva «i requisiti necessari», quindi anche la possibilità di un «utilizzo immediato» – è stata inserita nel pacchetto di possibilità scaturite dalla grida pubblica. Non scartata, beninteso. Verrà valutata prossimamente insieme alle altre, nonostante sia stata già definita ideale per vari motivi. Una decisione, quella degli uffici competenti, presa anche a fronte della forte reazione palesata dai Comuni del Basso Mendrisiotto, preoccupati per l’aumento dei migranti ospitati e del possibile «sovraccarico» della regione (il progetto cantonale prevede di destinare oltre una cinquantina di appartamenti a circa 150 migranti).

«Carte rimescolate»

L’appello pubblico, ci viene confermato dal direttore della Divisione dell’azione sociale e delle famiglie Gabriele Fattorini, «non ci ha purtroppo permesso di identificare delle strutture di grandi dimensioni idonee ad essere utilizzate in tempi brevi per l’accoglienza di persone afferenti al settore dell’asilo». I requisiti necessari su cui poggiava la ricerca di strutture da destinare ai migranti parlavano di dimensioni medio-grandi, della possibilità di un utilizzo immediato, dell’adeguatezza a livello di pianificazione territoriale nonché della possibilità di contenere i costi. Caratteristiche che, come visto, non hanno trovato pienamente riscontro nella grida. Piuttosto, prosegue Fattorini, «si stanno effettuando alcuni approfondimenti concernenti delle singole posizioni». Al momento, però, «non si intravedono soluzioni fruibili nel breve termine».

Nel breve termine, invece, pareva rientrare – stando a quanto scritto dal Consiglio di Stato – proprio la struttura del quartiere Soldini, nei pressi del Centro Calicantus. Stabile ora inserito nel contenitore delle altre papabili soluzioni che andranno approfondite. «Il discorso di via Soldini era stato sospeso in precedenza perché si era pattuito di valutarlo successivamente quando avremo avuto un inventario di opzioni – ci spiega Fattorini –. Ha anche suscitato reazioni forti e giustamente abbiamo deciso di guardare anche altrove. Sarebbe sbagliato scegliere a prescindere via Soldini solo perché è uscito poco dalla grida». Al netto, cosa accade ora? Di sicuro, c’è incertezza sul da farsi. È stato quindi deciso di rifare il punto della situazione, operazione che gli uffici competenti faranno nelle prossime settimane. «Tutto il ragionamento riparte da capo: le carte sono state rimescolate e dobbiamo quindi ripartire quasi da zero».

Un progetto mal digerito

Il progetto cantonale era stato mal digerito dai sindaci del Basso Mendrisiotto, che in una missiva inviata al Cantone lo scorso agosto mettevano nero su bianco richieste ben precise. La prima: ulteriori attribuzioni di richiedenti l’asilo dovrebbero riguardare anche altri Comuni. La seconda: il Cantone e la Confederazione si facciano parte attiva nell’identificare al di fuori del Basso Mendrisiotto valide soluzioni logistiche.

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