Bellinzona

Minaccia una docente, forse con un'arma: un fermo alla Commercio

La Polizia cantonale ha fatto chiarezza riguardo all'operazione svoltasi stamane nell'istituto: nessun ferito, stabile evacuato e scuola chiusa – Il fermato è un allievo minorenne – La mente, inevitabilmente, è tornata alla strage sventata nel 2018
La foto inviata da uno studente all'interno della palestra.
Red. Bellinzona
03.06.2024 12:51

(Aggiornato alle 12.51) Allievi radunati nella palestra del Palabasket. E la Polizia cantonale in azione all’esterno della Scuola cantonale di Commercio a Bellinzona. Questo, in estrema sintesi, quanto accaduto stamane nell'istituto sopracenerino. Tra gli alunni – come appurato dal CdT, anche grazie a dei video – per fortuna non si è seminato il panico, anche se tutti si sono chiesti immediatamente che cosa sia capitato. 

«Ci hanno radunati in palestra. Gli allievi stanno reagendo bene e, più che altro, sono rimasti sorpresi dalla particolare situazione. Non sono però preoccupati», ci aveva confermato in mattinata un’insegnante che si trovava, pure lei, assieme agli alunni nella palestra del Palabasket di Bellinzona. Dove gli inquirenti hanno mandato i ragazzi a titolo precauzionale così da poter poi perlustrare il perimetro dell’istituto cittadino.

«È entrata una persona con un’arma nella scuola» hanno invece affermato, in coro, alcuni genitori presenti all'esterno, a conferma di quanto scritto loro dai figli all'interno. Con il passare dei minuti, la zona è tornata alla normalità tant'è che gli stessi genitori sono stati mandati verso la palestra e i primi allievi sono stati fatti uscire. Spaventati ma, appunto, tutto sommato sereni. Un genitore, da noi intervistato, ha spiegato di essere stato contattato dalla figlia. A provocare il caos, secondo quest'ultima testimonianza, sarebbe stato un allievo dell'Istituto alberghiero. Il quale, saputo che non avrebbe superato l'anno, avrebbe reagito male. «Ho la pelle d'oca, i brividi» ci ha detto il genitore. Anche perché i telefoni, all'interno della palestra, non prendevano bene. Una volta all'esterno, gli allievi sono rimasti sul piazzale e sul pratone antistanti il Palasport e, in seguito, sono tornati a casa. Le facce più tese, evidentemente, erano quelle dei genitori. Mentre il clima generale, dopo lo shock, pareva quello di una normalissima uscita scolastica per la pausa pranzo.

La Polizia cantonale, poco prima delle 13, ha infine confermato che oggi, poco dopo le 11, «la direzione della Scuola cantonale di commercio (SCC) di Bellinzona ha segnalato alla Centrale comune d'allarme (CECAL) una situazione potenzialmente pericolosa presso la scuola». Una docente, nella fattispecie, «è stata minacciata da un allievo, con la possibile presenza di un'arma». Sul posto, ha fatto sapere sempre la Polizia, sono intervenuti agenti della Polizia cantonale e, in supporto, della Polizia comunale di Bellinzona. «Per ragioni di sicurezza lo stabile è stato evacuato, in collaborazione con le autorità scolastiche. L'allievo, un minorenne, è stato fermato verso le 11.30 all'interno dell'Istituto scolastico. Non vi sono feriti. Sono in corso gli accertamenti del caso e pertanto per il momento la struttura scolastica rimane chiusa». 

La Commercio di Bellinzona, nel 2018, era già stata protagonista di un fatto analogo. Il 10 maggio, infatti, un ticinese di 19 anni venne arrestato dopo aver manifestato – anche via social – la volontà di compiere una strage all'interno della scuola. Di più, la strage era stata pianificata per il martedì successivo, durante gli esami. Il ragazzo, per raggiungere il suo scopo, aveva pure comprato diverse munizioni, da usare con le armi custodite in casa. A lanciare l'allarme, sei anni fa, era stata una compagna di scuola: temeva che il ragazzo potesse togliersi la vita e, per questo motivo, segnalò il tutto alla direzione dell'istituto, la quale coinvolse subito gli inquirenti. Dopo l'arresto, il 19.enne finì a processo per atti preparatori di assassinio plurimo, un reato di cui fu riconosciuto colpevole e per il quale venne condannato a sette anni e mezzo di reclusione, il massimo previsto dalla legge. Una pena poi sospesa in favore di una presa a carico psichiatrica intensiva.