Morto Felice Ferrazzo, il boss che mosse i primi passi in Ticino

Felice Ferrazzo è morto in disgrazia a 66 a San Benedetto del Tronto, in Italia. Lo riporta il quotidiano siciliano La Gazzetta del Sud. Nel suo momento di maggior fama era stato il capo della ‘ndrina di Mesoraca, un ruolo conquistato con il sangue, salvo poi a fine anni Novanta diventare collaboratore di giustizia e rivelare agli inquirenti diversi segreti del mondo della ‘ndrangheta.
Ferrazzo nella sua vita ha avuto stretti legami con il Ticino. Vi è arrivato che era diciassettenne per lavorare nell’edilizia prima nel Locarnese e poi nel Luganese, ma dopo poco tempo ha cominciato a delinquere. Nel 1982 venne arrestato per un traffico di hashish e fu incarcerato al penitenziario delle Stampa, da cui riuscì però a evadere dopo un anno e mezzo, ritornando a Mesoraca e iniziando la sua sanguinosa scalata all’interno della locale ‘ndrina, grazie anche ad armi importate da Lugano e Zurigo. E, una volta consolidato il potere, mantenne i contatti con la Svizzera, facendo ricorso a banche ticinesi e zurighesi per riciclare il denaro della ‘ndrina.
L’intervista a Falò
Gran parte di quel che sappiamo su Ferrazzo l’ha raccontato lui stesso alla trasmissione Falò della RSI nel 2010, spiegando come sotto il suo comando la famiglia entrò nei traffici della cocaina, delle armi e del riciclaggio grazie ai rapporti che il boss seppe imbastire con il Nord Italia e la Svizzera. «Io ero il capo di un gruppo di dieci persone - ha ricordato. - Magari dicevo, non so, dobbiamo andare lì a fare una rapina e loro dicevano, va bene, andiamo! Prendevamo la decisione che quello doveva morire ed era morto».
Al momento del decesso Ferrazzo era da poco rimasto senza casa ed era obbligato a non spostarsi da un paesello nel Molise dopo un ulteriore arresto nel 2016.