L'intervista

Nadia Ghisolfi nuova presidente del Gran Consiglio: «Voce a tutti, senza rallentare le sessioni»

La deputata del Centro sarà eletta questo pomeriggio: «Contenta di far vedere a mio figlio una donna impegnata sia professionalmente che in politica»
©Chiara Zocchetti
Mattia Sacchi
02.05.2023 06:00

Nadia Ghisolfi, tra poche ore comincerà ufficialmente il suo anno da presidente del Gran Consiglio, come sta vivendo questi momenti?
«Con grande emozione e trepidazione: non posso nascondere di essere agitata, ma sono convinta che andrà tutto bene e sto limando i dettagli del mio discorso, che rappresenterà l’inizio non solo del mio anno di presidenza ma anche di una nuova legislatura, dopo un lungo periodo caratterizzato dalle difficoltà dovute alla pandemia che hanno inevitabilmente rallentato i lavori parlamentari e delle commissioni anche dal punto di vista organizzativo. Spero che, anche simbolicamente, si possa trattare di una svolta per il Gran Consiglio».

Di certo c’è un Parlamento che comincia il quadriennio con molte novità, anche per quanto riguarda la propria composizione. Potrebbe non essere così scontato partire con il piede giusto.
«Sono entrati nuovi volti e nuove forze politiche, che vorranno far sentire la loro voce. La sfida sarà garantire la pluralità, che è un importantissimo valore aggiunto, dando spazio a tutti ed evitando però che le discussioni si prolunghino eccessivamente, rallentando i lavori parlamentari. Servirà la responsabilità di tutti per fare in modo che ciò avvenga».

Intanto già si discute sulla suddivisione delle commissioni.
«Sono al vaglio soluzioni alternative, vedremo come si svilupperà la discussione in Gran Consiglio, nella speranza che si trovi presto un punto d’incontro e si possa cominciare a parlare di temi concreti per la popolazione».

Al di là dei risultati, questa campagna elettorale ha sottolineato anche un calo di partecipazione, specie da parte dei più giovani, che non può non essere considerato e preoccupare per il futuro

Una situazione che è figlia di una frammentazione del Legislativo cantonale, con i partiti di Governo che hanno registrato perdite di consensi alle ultime elezioni. Tutti, tranne il Centro.
«Sicuramente un buon risultato. Merito di una lista forte e di un partito che, in un momento storico dove si tende a polarizzare ogni tema, ha saputo rispondere alle esigenze della popolazione senza estremismi o dogmi ma con razionalità e pragmatismo. Al di là dei risultati, questa campagna elettorale ha però sottolineato anche un calo di partecipazione, specie da parte dei più giovani, che non può non essere considerato e preoccupare per il futuro».

Una campagna elettorale che ha affrontato in una situazione particolare: in gioco infatti non c’era solo la sua rielezione, ma anche la nomina a presidente del Gran Consiglio. La si vive in maniera diversa?
«Chiaro che sarebbe stato un peccato non poter mettere a frutto i due anni di “apprendistato” da vicepresidente. Però questo non ha condizionato particolarmente la mia campagna, simile come impegno alle altre che ho fatto alle precedenti cantonali ma tuttavia meno importante rispetto a quelle dove ho corso per il Consiglio di Stato, il Consiglio nazionale o le recenti municipali a Lugano, dove si viene invitati a più dibattiti ed eventi».

Quindi è stato più impegnativo farsi eleggere nel 2021 a seconda vicepresidente del Gran Consiglio, andando contro le decisioni del gruppo dell’allora PPD, che aveva proposto Maddalena Ermotti?
«È stato un momento di confronto e discussioni interne che fanno parte di un partito che può contare su persone valide e con legittime ambizioni. Una situazione dalla quale penso che abbiamo imparato tutti qualcosa ma che comunque è stata superata. Anche qualche settimana fa, durante la cerimonia per la presidenza del Consiglio di Stato di Raffaele De Rosa, ho ricevuto attestati di stima da parte dei miei colleghi di partito e sento pienamente il loro sostegno per questa mia nuova avventura».

Nadia Ghisolfi nella sede del Corriere del Ticino a Muzzano © CdT/Zocchetti
Nadia Ghisolfi nella sede del Corriere del Ticino a Muzzano © CdT/Zocchetti

Un’avventura, quella da presidente del Legislativo, che non necessariamente è funzionale alle votazioni. Basti pensare alla clamorosa esclusione dell’ultima presidente del Gran Consiglio, Gina La Mantia.
«Sono molto dispiaciuta. La collaborazione con Gina è stata eccellente: perdiamo non solo una deputata preparata che si è impegnata molto, ma anche una rappresentante di una regione periferica, dove si fa sempre più fatica a ricevere voti rispetto ai candidati dei grandi centri, che godono di un diverso bacino elettorale. Non possiamo dimenticarci che il Gran Consiglio deve essere l’espressione e la voce di tutti i ticinesi, di qualsiasi professione, genere e provenienza».

Si può dire che la presidenza del Gran Consiglio sia la sublimazione della sua carriera politica?
«Sicuramente è un ottimo modo per concludere la mia carriera nella politica cantonale, essendo questa la mia ultima legislatura. Anni dove ho imparato tanto, nei quali non sono mancate le difficoltà e i momenti di sconforto, ma dove ho vissuto anche molte soddisfazioni e il privilegio di comprendere come le nostre decisioni possano avere un impatto diretto sulla quotidianità delle persone. Per questo sono molto orgogliosa di aver portato avanti con i colleghi le discussioni sul congedo parentale».

Ha cominciato la sua esperienza in Gran Consiglio nel 2008, giovanissima. Quindici anni dopo sono cambiate molte cose nella sua vita, tra cui la nascita di un figlio. Come gli ha spiegato che sarà la prima cittadina del Cantone?
«In generale mio figlio è molto orgoglioso di me e sono contenta di potergli trasmettere l’immagine di una donna attiva sia a livello professionale che politico, che si impegna per garantire pari diritti e pari opportunità a tutti. A volte mi scuso con lui per essere un po’ assente, però mi sembra che stia capendo che per cambiare la società bisogna agire, non limitarsi alle parole. Quando mi confronto con lui vedo che cresce sviluppando le sue idee con grande sensibilità. Spero grazie anche al mio esempio».

E se le confidasse che vuole candidarsi in politica?
«Gli direi di pensarci bene (ride, ndr)! A parte gli scherzi, ha visto i miei sacrifici e il mio impegno, ha gli strumenti per valutare. E poi non posso che essere favorevole ai giovani che vogliono migliorare le cose, per questo lo sosterrei sempre, indipendentemente dal partito che sceglierà. Certo, se fosse per il Centro sarebbe meglio!».

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