Il caso

Negozi di Lugano aperti fino a tardi? Sì, ma anche no

Tra pessimismo e voglia di rilancio i commercianti del centro sono spaccati sulle possibilità offerte dallo statuto di città turistica
(Zocchetti)
Chiara Nacaroglu
29.03.2019 06:00

LUGANO - Lo statuto di «città turistica» a Lugano potrebbe essere presto realtà e con esso la possibilità di tenere aperti i negozi fino alle 22.30 e la domenica durante quattro mesi estivi. Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo un mare composto da diversi fattori che dividono i negozianti. «Buona parte di noi è disposta ad aprire, ma non ci sarà l’unanimità» aveva dichiarato al CdT il presidente dell’associazione di categoria Paolo Poretti (vedi edizione del 27.3). Ma è davvero così? Lo abbiamo chiesto a chi nei negozi ci lavora e le risposte ci mostrano l’immagine di una città più spaccata che mai.

«Se Lugano dovesse diventare città turistica sareste disposti ad aprire fino a tarda sera e la domenica?». Questa la domanda che abbiamo rivolto a due dozzine di negozi del centro, di svariate dimensioni e differente offerta merceologica, e oltre la metà ci ha risposto «picche». Tra le motivazioni di chi non alzerebbe la saracinesca la domenica ci sono i costi: non tutti infatti potrebbero permettersi di assumere nuovo personale o di organizzare una turnistica più estesa di quella attuale. Parecchi commercianti però si fermano ancor prima di farsi i conti in tasca e puntano il dito sulla Lugano di oggi, incapace – ai loro occhi – di reinventarsi dopo la fine della piazza finanziaria. «La situazione attuale è disastrosa – commenta la commessa di un negozio di abbigliamento in zona Quartiere Maghetti – e non dimentichiamoci che l’Italia è qui a due passi, i clienti lo sanno bene». Secondo qualcuno, quello dei commerci è un problema secondario che andrebbe trattato solo dopo aver risolto altre questioni, come il Piano Viario del Polo (PVP) e la carenza di posteggi in centro. Altri invece descrivono come quasi tragica la situazione dei commerci: «Mancano i clienti durante gli orari d’apertura che abbiamo oggi, tenere aperto più a lungo non porterebbe a nulla – commenta il responsabile di una boutique in via Nassa –, la gente non c’è perché va altrove: è un bagno di sangue».

Mancano i clienti negli orari d’apertura che abbiamo ora: prolungarli sarebbe inutile

«Altro che aprire! Bisogna chiudere la domenica, chiudere tutto!» gli fa eco il proprietario di un negozio di orologi di quello che è sempre stato soprannominato il salotto di Lugano. C’è poi chi ricorda con delusione le aperture straordinarie concesse in passato grazie alle deroghe. «Sono state un’esperienza negativa perché in negozio non entrava nessuno – dice la proprietaria di un negozio al Maghetti – qui siamo già considerati periferia, la gente si ferma sul lungolago». Complice di questa delusione per molti è la disorganizzazione e l’assenza di un agire comune con gli esercizi pubblici. Il cosiddetto «cane che si morde la coda»: se i bar sono chiusi la gente non viene in centro e i negozi non aprono, se i negozi non aprono anche i bar restano chiusi e così via. Ci siamo rivolti a qualche esercizio pubblico che attualmente chiude la domenica. Alcuni si sono detti disposti ad aprire, altri no. In piazza Dante, ad esempio, sia i commercianti sia gli esercenti si sono detti disposti ad aprire solo se lo fa anche Manor. Ma la grande distribuzione è tagliata fuori dalla nuova regolamentazione, che riguarda solo i negozi di dimensioni inferiori ai 200 metri quadrati.

Aprire e basta non serve a nulla: bisogna attirare nuovi clienti

«È un peccato, – spiega il presidente della DISTI Enzo Lucibello – ma si può iniziare a far vivere la città con i piccoli negozi». Secondo lui, le opportunità offerte dallo statuto di città turistica avranno senso se ci sarà «un accordo tra commercianti, ristorazione, settore alberghiero e Lugano Turismo». Le aperture prolungate la sera e la domenica non sono da pensare solo per la clientela attuale: «Bisogna attirare nuovi clienti e per farlo è necessario definire un target di riferimento a cui rivolgersi. Non è importante quale sia, ma che venga individuato bene e che ci si rivolga ad esso nel modo giusto». Secondo Lucibello si tratta di un’opportunità da utilizzare bene: aprire e basta non serve a nulla. L’invito è far sedere al tavolo tutte le entità coinvolte. Se è vero che la grande distribuzione non potrà intervenire, questo non le vieta di dare dei consigli ai negozi più piccoli perché, continua il presidente della DISTI, «se la torta si allarga siamo interessati anche noi». Non è detto comunque che, in futuro, i marchi affiliati all’associazione non la vogliano, una fetta di questa torta. «Non escludo che un domani i grandi marchi possano pensare di dare vita a una nuova tipologia di negozi per rispondere alle esigenze dei clienti la domenica e la sera. Per usare una metafora calcistica – conclude – stiamo in panchina per qualche tempo ma siamo parte attiva in questo cambiamento».

Fosse per me aprirei anche di notte: va seguito l’esempio di altre località turistiche

Non è però solo Lucibello a vedere un’opportunità nell’ottenimento dell’agognato statuto di città turistica. C’è una fetta di commercianti disposta ad accettare la sfida con voglia di fare e spirito positivo. Se non tutti pensano di poter parlare di un vero rilancio, molti affermano di essere disposti ad aprire anche per non trovarsi costretti a chiudere bottega in futuro. «Aprirei subito! Ma servirà una buona organizzazione tra commercianti, bar, ristoranti» dice la manager di un negozio di via Nassa. «Domenica la città pullula di gente e se i negozi fossero aperti ce ne sarebbe molta di più», gli fa eco un fiorista in via della Posta. Tra i favorevoli c’è anche chi solleva dubbi legati al contratto collettivo (costerebbe troppo pagare il personale nei giorni festivi) e chi reclama il diritto ad aprire per venire incontro alle esigenze del turista («aprirei anche di notte se necessario!» esclama un venditore). Tra i commercianti propositivi le parole non rimangono tali. Un gruppo composto da 17 tra negozi, bar e ristoranti del centro (si va da via Cattedrale alla galleria su via Vegezzi) ha lanciato una serata di shopping all’aperto in via della Posta per giovedì 4 aprile dalle 18 alle 22. Intitolato «Work in progress (per i lavori stradali che hanno luogo nella zona, ndr.) the shopping night», l’evento permetterà di fare acquisti e godersi un aperitivo. Una bella iniziativa della società dei commercianti di Lugano? No, nel senso che a promuoverla non è l’associazione. «Siamo un gruppo di amici che ha voglia di fare per davvero» dice uno dei partecipanti. Una critica al presidente dei Commercianti Poretti? Forse. Ma quel che conta è che, in mezzo a molti commenti negativi, ci sia chi si dà da fare. L’evento di giovedì prossimo (che in caso di maltempo si terrà l’11 aprile) vuole essere solo il primo di una serie. Anche per poter dire: noi ci abbiamo provato.