Nei locali notturni a partire da 16 anni: «Ha prevalso l’interesse economico?»

Tra i principali poli urbani del cantone non mancherà chi, come Locarno, chiederà una proroga per l’inoltro delle risposte alla consultazione sulla Lear, la legge sugli esercizi alberghieri e sulla ristorazione. E così faranno alcune associazioni vicine agli interessi di giovani e famiglie, come per esempio Pro Familia: «Per un tema così delicato avremmo gradito essere consultati prima», commenta la direttrice Michela Trisconi. «Da un primo consulto, i genitori sono nettamente contrari o fortemente perplessi. Dobbiamo approfondire, ma due settimane di tempo sono insufficienti per una tema che interessa 7.000 minori», aggiunge il presidente della Conferenza cantonale dei genitori, Pierfranco Longo. «Ci chiediamo se questa modifica di legge che introduce un cambiamento così importante per la socialità degli adolescenti - ossia l’abbassamento a 16 anni dell’età per entrare nelle discoteche - sia stata ponderata tenendo conto di tutti gli aspetti in gioco, tra i quali i diritti dei minori», chiosa Ilario Lodi, direttore di Pro Juventute della Svizzera italiana.
I motivi
Tra le misure proposte dalla revisione, l’abbassamento del limite di età è sicuramente quella più controversa. Tanto che lo stesso DI, nell’esporre la questione, ha precisato che «rappresenta un fattore critico da monitorare». Ciò non toglie che la levata di scudi, soprattutto da parte del mondo dell’infanzia, sia stata immediata. «Ritengo la proposta problematica per ragioni di salute pubblica», ha commentato al CdT Trisconi: «I giovani si troverebbero confrontati con un accesso facilitato alle sostanze alcoliche che andrebbe ad aggravare il fenomeno del consumo puntuale eccessivo». Una pericolosa banalizzazione, secondo Trisconi, che sull’opportunità aggiunge: «I 16.enni non dovrebbero trascorrere le proprie serate in un locale notturno», dove peraltro gli interessi degli avventori adulti non sempre coincidono con quelli degli adolescenti alle prime esperienze. «Difficilmente un 50.enne ha come priorità la stabilità emotiva del giovane adolescente», chiosa Lodi». Insomma, difficilmente i due universi sono sovrapponibili. «Tutta l’operazione presenta un vizio di forma», osserva Trisconi: «L’impressione è che la revisione voglia facilitare il compito di chi in realtà dovrebbe controllare. Ma viste le difficoltà si preferisce abolire il divieto, anziché porsi la questione della necessità di fornire spazi alternativi agli adolescenti». Un argomento condiviso anche da Lodi: «La discussione ha il merito di mostrare che in Ticino esiste un problema reale legato agli spazi aggregativi giovanili, in cui gli adolescenti possano acquisire esperienze in un luogo protetto e pensato proprio per loro».
Gli interessi preminenti
Ma l’aspetto più critico , secondo Lodi, è legato alla convenzione ONU dei diritti dell’infanzia: «Quando c’è di mezzo un minorenne, bisogna privilegiare i suoi interessi. In questa revisione di legge, invece, sembra che a prevalere sia stato l’interesse economico». Non è una questione di lana caprina, prosegue Lodi, il quale solleva la domanda: «Su quali basi pedagogiche è stata fatta questa scelta? Chi è stato interpellato? Purtroppo - prosegue Lodi - non mi è parso di vedere nel messaggio del Consiglio di Stato un ragionamento di questo tipo». E ancora: «Sarebbe interssante sapere in che misura il DECS o il DSS siano stati coinvolti. È importante conoscere le argomentazioni generali che hanno condotto alla proposta». Se guardiamo la lista di chi è stato pre-consultato, aggiunge Trisconi, troviamo i portatori di interesse economico e turistico: «Il mondo delle famiglie, dei genitori e dei diritti del bambino sono stati completamente dimenticati in sede di gruppo di lavoro». Secondo Trisconi l’impressione è che questa norma cozzi contro la politica portata avanti dal DSS: «Il dipartimento lavora su diversi dossier legati alla socialità e ai diritti del bambino. Questa revisione non mi sembra che tenga conto di questi aspetti».
La posizione di Radix
«Per Radix ( che si occupa di promozione della salute e di prevenzione dalle dipendenze) l’aspetto più importante di questa modifica della Lear è quanto non è stato modificato», commenta il vicedirettore Marco Coppola. «Per noi era fondamentale che non venisse toccato il limite di 18 anni per la vendita di alcol». Premessa a parte (ma fondamentale nell’ottica di Radix), Coppola sostiene che sull’abbassamento dell’età per l’accesso alle discoteche, vi siano pro e contro: «Non siamo né a favore, né contro la proposta di modifica». Il principale argomento contrario riguarda la maggiore permeabilità all’alcol: «I 16.enni, potendo stare in discoteca senza un dovuto controllo da parte degli adulti, potrebbero entrare più facilmente in contatto con l’alcol e altre sostanze psicoattive». D’altro canto, osserva Coppola, «se il giovane non va in discoteca sarà da un’altra parte, dove si ripresentano dinamiche simili». I luoghi potetti in cui i giovani possono divertirsi senza particolari rischi in Ticino non sono tantissimi, aggiunge il responsabile di Radix, secondo il quale una risposta univoca non esiste. «Per quanto attiene al nostro lavoro - conclude Coppola - se la modifica passerà si dovranno sensibilizzare gli adulti alla protezione della gioventù».
I Comuni
Anche nei Comuni il tema non fa l’unanimità. Dopo averne discusso in Municipio, Lugano ha chiesto ai servizi sociali di approfondire la questione della vendita di alcol. «Effettivamente esiste un problema pratico. I locali notturni non possono mettere in atto al loro interno misure di controllo, anche perché possono essere superate facilmente», commenta la municipale Karin Valenzano Rossi che a titolo personale aggiunge: «Come misura di polizia mi sembra una scelta realista. Tenuto conto che questi giovani hanno bisogno di spazi in cui poter socializzare, questa modifica dà la possibilità di farlo in un contesto controllato». A Locarno, come detto, il Municipio chiederà una proroga sul termine del 17 febbraio per l’invio delle risposte. A Bellinzona, il sindaco Branda, a titolo personale, ha espresso qualche perplessità: «Magari esistono esperienze positive in Svizzera, ma la scelta non è scontata». Infine Chiasso: «In Municipio non ne abbiamo ancora parlato», dice il sindaco Bruno Arrigoni che a titolo personale osserva: «Sono abbastanza scettico. La proposta inevitabilmente avvicina i giovanissimi al consumo di alcol in un momento della loro età in cui non c’è sempre la maturità necessaria per capire i propri limiti».
Le discoteche
«La misura è già in vigore in diversi cantoni», commenta dal canto suo Daniel Perry, direttore artistico di Vanilla Club. «Con la revisione viene proposto un adattamento alla normativa svizzera. Non vediamo particolari problematiche, neppure in relazione alla vendita di alcol».