Il racconto

Nella solitudine del deserto marocchino ho pensato al Ticino

Ci sono dei rapporti e delle relazioni che trascendono ogni tipo di distanza geografica e temporale, che mi appoggiano, mi sostengono e mi incoraggiano incondizionatamente
Alessandro Brönnimann
Alessandro Brönnimann
12.01.2025 06:00

Capitolo terzo

Guergerat, 3 gennaio 2025. Alle 6 suona la sveglia, si fa colazione, si smonta la tenda, si prepara la bici, e dopo aver attivato brevemente il corpo, verso le 7.15 si parte. A quest'ora è ancora buio e fresco, cosa che non amo, ma c'è anche poco vento e traffico, il che aiuta.

Prima di addentrarci nel deserto con Thomas e Fabian, i miei compagni di avventura per questa parte di viaggio, avevamo deciso che era necessario cambiare ritmo e sfruttare ogni ora di luce per coprire le lunghe distanze che separano i villaggi, o almeno le stazioni di servizio, disseminati lungo la strada. Il deserto è terribilmente lungo, più di 2 mila chilometri, e se non volevamo passarci delle settimane questa era l'unica via. 

E infatti così abbiamo fatto per tutti i 1.450 chilometri del deserto marocchino, coperti in nove giorni in sella. Giornate lunghe, faticose ed emozionanti. A tu per tu con la terra arida del deserto e facendo a spallate con il vento che ha costantemente soffiato da est complicandoci, e non di poco, l'avventura. 

Durante queste giornate in bicicletta non ho ascoltato musica, podcast o audiolibri di alcun tipo. Ho ascoltato soltanto il rumore delle ruote che scorrono sull'asfalto, il vento e quella vocina che abita la mia testolina da quando ne ho memoria. E in tutta onestà, questo è anche uno dei principali motivi per cui mi sono innamorato di questo modo di viaggiare, una sorta di duplice viaggio di scoperta: del mondo che mi circonda, e del mio mondo, della mia persona, della mia mente.

Così, mentre ero circondato da paesaggi affascinanti quanto potenzialmente monotoni, un pensiero si è fatto spazio. Sarà per le condizioni inospitali o sarà per le circostanze temporali, ovvero le festività di fine anno, ma la mia mente non faceva altro che tornare a casa per ricordare con estrema gratitudine qualcosa che già in altre occasioni mi aveva ricordato, ma che spesso tendo a dimenticare o dare quasi per scontato.

Prima di entrare nel deserto avevo immaginato che avrei potuto sentirmi solo, eppure non è stato il caso. Non mi sono sentito solo perché quotidianamente sento il supporto di casa. Ci sono dei rapporti e delle relazioni che trascendono ogni tipo di distanza geografica e temporale, che mi appoggiano, mi sostengono e mi incoraggiano incondizionatamente. Trovo affascinante come sia stato il deserto a ricordarmi di questo privilegio, ma sono sicuro che non è l'unica sorpresa che questo viaggio ha in serbo per me.

Nel frattempo, il viaggio sta continuando in Mauritania e anche per questo nuovo Paese sento che ci sarà qualcosa di particolarmente interessante da raccontarvi. Vi invito a seguirmi su Instagram. Se volete, potete supportarmi in questa avventura con delle donazioni tramite il mio profilo Ko-fi. Alla prossima.

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