Ticino

«Nello sviluppo territoriale armonioso natura e digitalizzazione si integrano»

Intervista all’architetto Andrea Kipar, CEO di LAND, che illustra i progetti di riqualificazione naturalistica avviati in Ticino, Alto Adige e regione tedesca della Ruhr - Focus del Digital landscape a servizio dello sviluppo sostenibile
©Land
Andrea Colandrea
09.10.2020 14:52

Lo studio di architettura paesaggistica LAND e la Fondazione Möbius attiva nella promozione della cultura digitale quest’oggi a Lugano hanno organizzato un simposio intitolato “Ritorno alla natura: digital landscape a servizio dello sviluppo sostenibile”: un appuntamento per riflettere sul cambiamento dello sviluppo territoriale in atto. L’architetto Andreas Kipar, CEO di LAND, fa il punto.

Paesaggio digitale e ritorno alla natura possono sembrare due concetti antitetici. Com’è nata l’idea della complementarietà?

«È proprio questa opposizione fra la natura stessa che compone il paesaggio e il digitale che sta avanzando sempre di più nella società di oggi che rende importante una relazione armoniosa tra i due elementi. Tutti noi utilizziamo quotidianamente il digitale e, al contempo, abbiamo fortemente bisogno di rivitalizzare la natura che ci circonda e di creare poli urbani a misura d’uomo».

Quali sono i progetti in cantiere in Ticino, a che punto sono e quali investimenti sono previsti?

«Ci sono la rinaturalizzazione del fondovalle di Airolo, la creazione di un parco fluviale del Ticino e la trasformazione delle ex Officine FFS a Bellinzona, come pure il Parco dello sport di Lugano. Ad Airolo si tratta di un progetto cardine di risanamento paesaggistico e ambientale ‘green’ nell’ambito dei lavori previsti alla galleria del San Gottardo. L’investimento è di 100 milioni di franchi, di cui la metà è sostenuta dal Cantone e l’altra metà è generata dall’opera del San Gottardo stesso. Si tratta di un progetto che mostra il cambiamento di paradigma in atto: non più infrastrutture tout court, ma legate al recupero dell’accessibilità della natura. In questo senso, il progetto di Airolo è anche simbolo di una rinascita. È un progetto già approvato e che comincia a conformarsi a livello comunale. Non stiamo dunque parlando di una mera opera infrastrutturale, ma - come detto - di un grande piano di rilancio paesaggistico-ambientale. Da notare anche che Comune, Cantone e Ufficio federale delle strade (USTRA) stanno lavorando insieme. Per quanto riguarda i tempi parliamo del decennio 2020-2030».

Sviluppo sostenibile, dunque, grazie anche alla collaborazione pubblico-privato. Come mai LAND ha scelto il Ticino e in quali altri territori europei avete avviato progetti?

«Il Ticino è un luogo di particolare attenzione perché fortemente consolidato dal punto di vista dell’immaginario collettivo in quanto regione con un paesaggio attrattivo e con un’infrastruttura molto sviluppata. Concentriamo similmente i nostri sforzi anche nell’Alto Adige, un altro territorio con una forte connotazione paesaggistica e nel quale oggi, tramite una nuova legge dell’urbanistica, si porta avanti lo sviluppo centripeto. Si cerca cioè di favorire una maggiore concentrazione di abitanti e posti di lavoro in luoghi strategici e si vuole di conseguenza evitare l’eccessivo consumo del suolo. Il Cantone Ticino si indirizza nella stessa direzione: prima si modella il paesaggio, poi si favoriscono gli insediamenti e successivamente si crea l’infrastruttura. Questa è la vera innovazione che lega l’Alto Adige al Ticino e su cui sviluppiamo anche i nostri progetti in altre parti d’Europa».

Siete attivi anche in Germania.

«Sì, nel mio Paese d’origine ci concentriamo sul bacino industriale della Ruhr, nel quale è previsto un grosso progetto infrastrutturale verde che tocca 53 Comuni, i quali si uniscono per creare una sola grande rete ecologica e ambientale. Si tratta del più grosso progetto europeo di questo tipo».

Promuovere il turismo in questa fase pandemica può però essere difficile. I vostri sforzi su cosa si concentrano?

«Il settore turistico sta cambiando radicalmente. Il turista non vuole più solo consumare ma esplorare. Dobbiamo quindi saper offire tre cose: la conoscenza (tramite il digital landscape), la consapevolezza che questo territorio presenta qualcosa che ai più resta invisibile (una storia, un’identità, una sua particolarità), la stretta collaborazione pubblico-privato per sviluppare - tutti insieme - un turismo sostenibile. Poco importa se la COVID sta giocando contro, è la vicinanza alla natura che deve diventare il nostro capitale!».