Energia

Nessun rischio di penuria, il risparmio quindi ha ancora senso?

L'approvvigionamento invernale dovrebbe essere assicurato, anche senza il contributo dei cittadini – Secondo Berna tuttavia l’appello alla riduzione dei consumi resta attuale – Bigatto (AIL): «Per ora la campagna non ha prodotto risultati tangibili»
Francesco Pellegrinelli
05.11.2022 06:00

Il prossimo inverno, quasi certamente, non avremo problemi di approvvigionamento elettrico. Il piano strategico elaborato dal Consiglio federale saprà infatti metterci al riparo, «in modo significativo», dai rischi di penuria. Una buona notizia giunta dopo settimane di appelli al risparmio, e confermata a inizio settimana da uno studio dell’Ufficio federale dell’energia elettrica (UFE). Anche ipotizzando alcune interruzioni di fornitura a livello europeo e svizzero, il Paese sarebbe in grado di garantire l’approvvigionamento elettrico, in ognuno dei quattro scenari presi in esame (vedi ultimo paragrafo). Una rassicurazione che tuttavia dice poco o nulla sull’importante contributo che il Consiglio federale ha chiesto in questi e nei prossimi mesi alla popolazione e all’economia privata, ossia di ridurre i consumi su base volontaria del 15%. Di qui, la domanda: la sicurezza dell’approvvigionamento sarà garantita indipendentemente dal comportamento dei singoli? Quesito che abbiamo girato a Marianne Zünd, portavoce dell’UFE.

Il ruolo dei privati

«Gli scenari presi in esame nello studio partono dal presupposto che il mercato dell’energia europeo continui a funzionare, almeno parzialmente, anche nei prossimi mesi. La guerra in Ucraina ci pone tuttavia di fronte a un’incognita energetica le cui conseguenze potrebbero essere più drastiche e inaspettate rispetto a quelle previste nello studio», spiega Zünd. «Se ci riferiamo agli scenari più probabili, le misure del Consiglio federale contribuiscono a garantire, il prossimo inverno, l’approvvigionamento energetico del Paese. Si tratta comunque di scenari ipotetici - prosegue Zünd - per cui l’appello ai privati per una riduzione dei consumi continua a rappresentare un importante contributo per la stabilità dell’intero sistema energetico interno». Insomma, in mancanza di un quadro certo, l’appello al risparmio energetico rimane attuale, e questo nella misura in cui potrebbero verificarsi scenari diversi e più gravi: «Ogni chilowattora risparmiato conta e contribuisce a stabilizzare la rete nazionale in caso di crisi, oltre a costituire un concreto risparmio economico per il cittadino stesso», aggiunge Zünd. Sembra insomma di capire che il contributo al risparmio energetico chiesto alla popolazione sarà meno decisivo rispetto a quanto preventivato in un primo tempo. In altre parole: se va come deve andare - anche con lo scenario peggiore - la Svizzera, «grazie alla disponibilità di energia idroelettrica e alle sufficienti importazioni provenienti dalle zone limitrofe», è in grado di uscire (quasi) indenne dalle difficoltà.

Risultati contenuti

Una conclusione per certi versi rassicurante, visto i risultati fin qui ottenuti proprio sul fronte del risparmio volontario. A fornirci una panoramica sui consumi di ottobre, nel comprensorio del Luganese, è il direttore delle AIL Marco Bigatto. La campagna di sensibilizzazione contro gli sprechi energetici lanciata dalla Confederazione è entrata nel vivo, ma al momento i risultati sono molto contenuti. «Ad ottobre l’erogazione di gas e di elettricità nel comprensorio delle AIL è sì diminuita, su base annua, del 34% per il gas e del 10% per l’elettricità, ma questa diminuzione è quasi totalmente riconducibile alle temperature ambientali anomale del mese di ottobre». Nelle prime tre settimane del mese è stata infatti registrata una temperatura media di 16 gradi, contro i 13 gradi registrati nel medesimo periodo dell’anno precedente, a ottobre 2022. Tre gradi in più, dunque, che sono all’origine della diminuzione dei consumi. «L’analisi della correlazione storica tra le temperature e il consumo di gas ci indica che la diminuzione registrata in ottobre 2023 rispetto all’ottobre 2022, è quasi totalmente riconducibile all’aumento di tre gradi centigradi della temperatura ambientale», fa notare Bigatto. Un ulteriore elemento che ha verosimilmente contribuito alla diminuzione del consumo di gas a ottobre, anche se in misura decisamente minore, è stata l’entrata in vigore, dal primo del mese, delle nuove tariffe del gas: «Siamo stati informati da alcuni clienti industriali che è stata anticipata per quanto possibile la produzione al mese di settembre, prima dell’aumento tariffale scattato il primo ottobre». In definitiva, al momento il minor consumo è dunque da attribuire principalmente alle temperature anomale del mese di ottobre e non alla campagna di sensibilizzazione. «L’utilizzo del gas per il riscaldamento degli immobili, viste le alte temperature, è ancora al minimo. Ma è proprio in questo ambito che abbiamo il potenziale di risparmio maggiore», spiega Bigatto. Il gas infatti ha prevalentemente due impieghi. Da una parte, la produzione industriale, dall’altra il riscaldamento degli immobili. «È quindi con l’arrivo del freddo che, neutralizzato l’effetto della temperatura, ci aspettiamo che gli appelli al risparmio diano i loro frutti in termini di consumi inferiori a quelli degli anni precedenti». Per quanto riguarda l’elettricità, invece, la correlazione con la temperatura è inferiore a quella del gas, data la pluralità dei suoi impieghi. Notoriamente, l’elettricità viene impiegata - oltre che per i processi industriali e per il riscaldamento come avviene con il gas - anche per l’illuminazione, i motori, l’elettronica e i trasporti. «La diminuzione di ottobre del 10% può dunque essere attribuita alle alte temperature, ma lascia comunque supporre che, in parte, sia anche frutto della sensibilizzazione», osserva Bigatto.

In ottica futura

«La situazione sul fronte dell’approvvigionamento resta comunque fragile», aggiunge in conclusione Zünd. «La situazione sul mercato dell’energia è perturbata da oltre un anno». Per cui, l’appello al risparmio resta attuale, anche e soprattutto in ottica futura: «Quando le riserve di gas in Europa saranno esaurite, forse, non sarà più ‘‘così semplice’’ ricostituirle. Gran parte del gas stoccato oggi è di origine russa, ma in futuro non sarà più il caso. L’inverno 2023-24 rischia dunque di essere ancora più problematico». In questo senso, conclude Zünd, il ruolo dei cittadini e delle imprese private nella riduzione degli sprechi energetici sarà sempre più centrale, anche negli anni a venire. Non a caso, il consigliere federale Guy Parmelin, nelle scorse settimane, ha affermato che la crisi energetica durerà diversi anni. «Non dobbiamo pensare solo a questo inverno, ma fare tutto il possibile per produrre di più in Svizzera: più energie rinnovabili, più efficienza». E meno spreco.

Quattro scenari che simulano difficoltà crescenti

Quadro di riferimento
Scenario uno: la disponibilità delle centrali nucleari francesi si riduce del 35%, ma resta disponibile in Europa una quantità di gas sufficiente per la produzione elettrica. In questo caso, l’energia prodotta in Svizzera e all’estero sarebbe sufficiente per soddisfare la domanda interna.

Con penuria di gas
Scenario due: la disponibilità di gas in Europa si riduce del 15%. Nell’87% delle simulazioni, in Svizzera non si presentano problemi nella fornitura di energia elettrica. Nell’8% delle simulazioni, la quantità di elettricità mancante corrisponde a più di un giorno di consumo invernale. Nel 5%, a oltre due giorni e mezzo.

Dimezzato il nucleare
Scenario tre: viene a mancare la produzione del 50% delle centrali nucleari francesi e quella delle centrali svizzere di Leibstadt e Beznau1. In Europa la situazione sarebbe tesa, ma la Svizzera non ne risentirebbe grazie alla disponibilità di energia idroelettrica e alle importazioni delle zone limitrofe.

Il caso estremo
Scenario quattro: penuria di gas in Europa e interruzioni di tutte le centrali nucleari svizzere. In questo caso, poco probabile, in inverno mancherebbe una quantità di elettricità pari al consumo di sei giorni invernali.

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