Neve, bel tempo, pochi soldi in tasca: il San Gottardo resta da bollino rosso

Il picco, quest’anno, è stato raggiunto durante il lungo fine settimana di Pentecoste, quando davanti al portale nord del San Gottardo la coda ha raggiunto 22 chilometri di lunghezza. In mezzo, quel giorno, anche la protesta degli attivisti per il clima, che si sono piazzati sulle corsie autostradali ritardando (o esasperando, a dipendenza dei punti di vista) i tanti turisti in attesa. Immagini che purtroppo non fanno quasi nemmeno più notizia. Perché da qualche anno a questa parte - pandemia esclusa - il traffico in quella zona c’è sempre. Uno, due, tre chilometri. Una costante, che durante i ponti di maggio cresce a dismisura per stabilizzarsi su alti livelli di intasamento durante l’intera estate. Insomma, al San Gottardo - ma in generale sul complesso dell’asse viario dell’A2 - le code sono una certezza.
Chiuso per manutenzione
La causa di questi disagi? «Certamente più di una», ci spiega Massimo Gonnella, portavoce del TCS. «In questo momento c’è però da tenere in conto la chiusura per lavori di manutenzione del tunnel dell’Arlberg, tra il Tirolo e il Voralberg». L’interruzione di questo importante collegamento, che si protrarrà fino al prossimo novembre, elimina infatti una possibilità nei tragitti di molti turisti del nord Europa. «Ciò comporta la deviazione di parte del traffico proprio sull’asse del San Gottardo, così come su altri attraversamenti alpini», sottolinea ancora l’esperto. Al di là degli aspetti puntuali, devono essere considerati anche quelli meteorologici, per definizione non prevedibili sul lungo periodo. «Un’altra causa delle giornate da bollino rosso va ricercata nella Pasqua», dice ancora il nostro interlocutore. «Quest’anno, ad esempio, la settimana di ferie è caduta molto in anticipo, e a cascata tutti gli altri ponti. Se a nord è ancora freddo, la voglia dei turisti di spostarsi al sud cresce. E questo può quindi avere un impatto sulle code». Come appena visto, sono tante le possibili ragioni.
Si parte nonostante tutto
Secondo Gonnella, inoltre, non bisogna dimenticare la lunga coda post-pandemica, che in parte ha cambiato le abitudini di tanti turisti. Oltre, come noto, alla chiusura parziale del tunnel di base del San Gottardo che ha allungato i tempi di percorrenza sulla tratta ferroviaria. E, di conseguenza, spinto molti a rimettersi al volante.
A monte, però, c’è un aspetto che sfugge alla comprensione di molti. Che cosa spinge i turisti, pienamente consapevoli della situazione che incontreranno ai due portali del San Gottardo, a mettersi comunque in viaggio? «Banalmente, lo mettono in preventivo», sorride l’esperto. «Così come altre zone ‘‘calde’’, penso in particolare alle dogane di Basilea o Chiasso, oppure ancora all’anello attorno a Milano». In generale, prosegue, un «sacrificio» del genere lo si fa solo quando si hanno a disposizione almeno quattro o cinque giorni di vacanza, «altrimenti per due giorni di ferie nessuno si metterebbe in testa di sprecarne uno in coda». La voglia di partire, di vedere il sole e di sentire un po’ di caldo sulla pelle, è comunque troppo forte per i turisti nordalpini. In particolare all’inizio della bella stagione. «Inoltre non va dimenticato un elemento importante», aggiunge Gonnella. «E cioè che non esistono problemi solamente al San Gottardo. In Svizzera, e per gli svizzeri, l’asse principale è quello, certo. Ma lungo la catena alpina ci sono molti altri punti critici. Lo stesso fenomeno si verifica ad esempio sul Monte Bianco, un traforo a pedaggio. In estate, poi, buona parte del traffico si sposta sull’A7 fra Lione e Marsiglia. Non sono rari fino a 50 chilometri di coda». Tuttavia, la percezione è diversa, rileva ancora l’esperto del TCS: al San Gottardo, con il sistema di regolazione del flusso di automobile tramite i semafori, i turisti sono fermi. «In Francia o in Italia, invece, spesso le code scorrono, anche se lentamente. Non si vedono persone scendere dall’auto come da noi».
Prezzi inaccessibili
La vettura rimane ancora il mezzo di trasporto preferito per chi parte in vacanza. Famiglie in particolare. «È una questione di costi», sottolinea ancora Gonnella. «Il treno, per un nucleo di 4-5 persone, può raggiungere prezzi molto elevati». Per non parlare dell’aereo: i prezzi dei voli sono letteralmente esplosi nell’ultimo anno, arrivando a costare in media un terzo in più rispetto a pochi mesi fa. «Viaggiare con l’auto molto spesso è quindi l’unica possibilità per le famiglie. Gli standard svizzeri sono diversi. Ma se guardiamo le targhe di chi è fermo davanti alla galleria del San Gottardo, ci accorgiamo che provengono da Paesi con un reddito pro capite nettamente inferiore al nostro. Senza l’automobile, queste persone non potrebbero permettersi nessun viaggio all’estero». Stare ore e ore in coda, dunque, è il sacrificio da fare per potersi permettere qualche giorno di evasione.
Cercare le alternative
Tornando all’attualità, e dunque alla situazione lungo l’asse viario del San Gottardo, bisognerà rassegnarsi alle scene descritte a inizio articolo. Nei prossimi mesi, infatti, la situazione non è certo destinata a cambiare. Nemmeno con la riapertura del passo, prevista quest’oggi. «L’apertura del passo contribuirà solo in misura minore a sgravare il traffico davanti ai portali», chiosa l’esperto. «Come TCS consigliamo di utilizzare rotte alternative. Il San Bernardino, ad esempio. Oppure, per chi abita a Berna o a Ginevra, i passi vallesani come il Sempione o il Gran San Bernardo». Code ci saranno anche in quelle zone, sì. «Ma mai come al San Gottardo».
