Il caso

«Non allontanate dalla Svizzera i miei nipotini»

Bellinzonese: lo sfogo di un nonno al quale sono stati affidati tre bambini di 10, 11 e 12 anni - Entro il 31 dicembre devono lasciare il nostro Paese nel quale vivono dal 2016 in quanto privi del permesso di soggiorno
© CdT/Gabriele Putzu
Alan Del Don
11.12.2024 11:37

«A nostro avviso i minori vivono in un contesto adeguato ai loro bisogni, che non siamo certi potrebbe venir ricostituito in Honduras, dove verrebbe a mancare l’importante relazione affettiva e di accudimento che nutrono attualmente nei confronti dei nonni, loro rappresentanti legali. Nell’interesse superiore dei minori auspichiamo quindi che la riconoscenza di un loro statuto in Svizzera (naturalizzazione o permesso di soggiorno su caso di rigore) possa concretizzarsi». Nelle conclusioni della lettera dell’Ufficio dell’aiuto e della protezione, nella fattispecie del Settore delle famiglie e dei minorenni, di due mesi fa, è racchiusa una storia che si trascina da anni. E che vede al centro tre bambini di 10, 11 e 12 anni. Vivono con i nonni (ai quali sono stati affidati lo scorso giugno dall’Autorità regionale di protezione) nel Bellinzonese, ma entro il 31 dicembre devono lasciare la Svizzera, nella quale risiedono dal 2016. Il termine è stato confermato negli scorsi giorni, il 5 dicembre per la precisione, dall’Ufficio cantonale della migrazione, come risulta al Corriere del Ticino.

Il no dell'Ufficio della migrazione

Ufficio che nella sua raccomandata rileva che «dopo approfondimento interno e consultazione con l’Autorità federale siamo giunti alla conclusione che la menzionata determinazione civile non è suscettibile di rimettere in discussione le nostre precedenti decisioni di diniego delle autorizzazioni di soggiorno in Svizzera a favore dei tre minori, peraltro pure sempre confermate da tutte le istanze giudiziarie adite su ricorso». Nessuna retromarcia, insomma. Il termine di partenza, fissato il 30 settembre scorso, rimane appunto quello del 31 dicembre prossimo. Lo stesso vale per il padre di uno dei ragazzi, mentre gli altri due figli hanno già lasciato il Paese.

Sono bene integrati

L’attenzione, tuttavia, si focalizza principalmente sui minorenni. I colloqui effettuati dai preposti uffici cantonali per il sostegno hanno accertato il loro «buon inserimento nel contesto svizzero, che tutti e tre identificano come il loro luogo di appartenenza. L’identità dei minori si è sviluppata negli anni creando in loro un senso di appartenenza prevalentemente svizzero». E, ancora: «Vivono nel nostro Paese sin da piccoli, sono pienamente integrati, parlano prevalentemente italiano, hanno delle amicizie, hanno praticato sport, conoscono il territorio, conoscono la cultura ticinese, eccetera. Tutta la loro scolarizzazione si è svolta in Ticino». Come se non bastasse, inoltre, un bambino presenta delle importanti difficoltà nell’apprendimento legate ad un deficit dell’attenzione con iperattività. È seguito da un medico dell’ospedale San Giovanni di Bellinzona: la terapia medicamentosa messa in atto sta dando ottimi risultati, tant’è che ha mostrato dei progressi che gli permettono di seguire il percorso scolastico.

La disperazione

«Non avrei mai creduto di dover ricorrere a uno scritto per poter continuare a vivere vicino ai miei nipotini, che alla mia età sono diventati il vero unico scopo della mia vita e lo stesso è per mia moglie e mio figlio», rileva il nonno in una lettera che ci ha consegnato stamattina in redazione. Fra i destinatari ci sono anche i consiglieri di Stato Christian Vitta (presidente del Governo), Marina Carobbio Guscetti e Raffaele De Rosa nonché altre autorità politiche e scolastiche.