Non è stata una buona serata per il parco solare alpino in valle Duragno

Non è stata una buona serata, quella di ieri, per il tentativo di realizzare un parco solare alpino in cima alla valle Duragno. «Capisco chi resterà deluso perché era venuto apposta - ha detto il presidente del Patriziato di Mezzovico-Vira Nicola Menini nell’annunciare la decisione di ritirare il messaggio che avrebbe dato il là alla messa a concorso dell’opera, - ma se avessimo votato il messaggio così come presentato, un nuovo ricorso sarebbe stato scontato». L’Ufficio patriziale ha in altre parole dato seguito alla richiesta giunta lunedì da parte di un cittadino patrizio di ritirare il messaggio. Lo stesso cittadino che aveva ricorso con successo contro la precedente delibera del Patriziato (da cui la decisione di mettere a concorso l’opera), e lo stesso cittadino che ha inoltrato ricorsi anche al progetto di Parco solare della S’Rok SA e a una decisione sull’opera del Consiglio comunale di Mezzovico-Vira. Lo stesso cittadino, non presente in Assemblea, che in un’interpellanza letta ieri sera ha scritto frasi del tipo: «Penso di non dovervelo ricordare, ma anche la pubblicazione di un concorso può essere oggetto di ricorso». L’Ufficio patriziale intende ora rivedere il messaggio nelle prossime settimane e ripresentarlo in modo che l’Assemblea possa esprimersi entro l’estate. Assemblea (35 i patrizi presenti ieri alla Gesora, una chiesetta sconsacrata sede dell’Ente) che ha accolto con una certa frustrazione il ritiro del messaggio: «Dobbiamo essere ostaggio dei capricci di una singola persona?», ha detto uno dei patrizi. «Vista la brutta esperienza passata - ha risposto Menini - il rischio concreto è questo».
Come ci siamo arrivati
Se ci troviamo in questa situazione è perché la procedura precedente era stata un po’ a sorpresa bloccata dal Tribunale amministrativo cantonale, che aveva accolto un ricorso del cittadino patrizio proprio per l’assenza di un concorso. Una decisione sotto certi aspetti paradossale, considerando che nel caso specifico era stata una SA, la già citata S’Rok dell’ex consigliere nazionale Rocco Cattaneo, a bussare alla porta del Patriziato per proporre il progetto di parco solare. S’Rok che ora potrebbe dover concorrere per realizzare la sua idea, sulla quale è peraltro stata tarata tutta la procedura finora e sul cui studio di fattibilità - fatto a suo tempo con la SUPSI - il Patriziato si è basato per stabilire, con l’aiuto della Sezione enti locali, alcuni parametri del messaggio ritirato ieri, ad esempio quello dell’«affitto» annuo del terreno.
In tutto questo il Patriziato avrebbe potuto ricorrere al Tribunale federale. Come si legge nel messaggio, «a nostra conoscenza si tratterebbe dell’unico concorso in Svizzera per l’insediamento di un parco solare e un parere giuridico richiesto dalla Conferenza svizzera dei mercati pubblici escluderebbe invece l’obbligo di concorso». Eppure il ricorso non c’è stato, e questo perché se anche fosse stato accolto l’incarto sarebbe tornato al TRAM «per l’esame di altri punti del ricorso del cittadino patrizio che non erano stati approfonditi, con conseguente rischio di accoglimento per altri motivi e comunque di un allungamento dei tempi per ottenere una decisione definitiva». In tal senso il tempo comincia a stringere. Se fino a pochi mesi fa il parco avrebbe dovuto immettere in rete il 10% della produzione prevista entro fine 2025 per godere degli importanti sussidi federali (che copriranno fino al 60% dei costi di realizzazione, che si fissano nell’ordine delle decine di milioni di franchi) ora è sufficiente la presentazione di una domanda di costruzione.
Quanto agli altri dubbi del cittadino patrizio, il Patriziato vi si era confrontato nel messaggio poi ritirato: è da essi per esempio che è stata implementata la formula del diritto di superficie, ritenuta «la soluzione adatta a tutelare al meglio i diritti del Patriziato quale proprietario del fondo». Inoltre veniva sottolineato che il Cantone vigilerà sulla bontà del diritto: «Vi sarà un esame dell’adeguatezza della contropartita che il Patriziato riceverebbe» in modo da avere le dovute garanzie «che il patrimonio del Patriziato non verrà “svenduto” o messo a repentaglio». Tutto ciò non è però bastato a convincere il cittadino patrizio, tanto che ha presentato un’istanza di numerose pagine per far ritirare il messaggio, come poi accaduto. Da quanto si è potuto intuire, chiedeva che venissero messe nero su bianco ulteriori garanzie, cosa che l’Ufficio patriziale sembra intenzionato a fare. Sarà sufficiente? Per dirla con il patrizio (e sindaco di Mezzovico-Vira) Mario Canepa, «così possiamo anche andare avanti all’infinito». «Vogliamo portarla a casa», ha rassicurato Menini.
«Ci cambia la vita»
Se di un Parco solare può beneficiare un’ampia fetta della popolazione (il progetto S’Rok mirava a soddisfare i bisogni energetici dell’equivalente di 4.000 economie domestiche), il suo impatto non è indifferente neppure per il Patriziato di Mezzovico-Vira: «Un progetto così ci cambia la vita», ci ha detto il presidente Menini, ribadendo poi in Assemblea che si tratta «di un’occasione da non farci sfuggire». In prospettiva infatti l’Ente conta di incassare attorno ai 70.000 franchi annui per la concessione dei terreni, in un contesto in cui l’unica entrata fissa (un terreno industriale in affitto) è di poco superiore ai 10.000 franchi. Soldi che permetterebbero dunque al Patriziato di gestire al meglio gli ampi boschi di sua proprietà nonché l’alpe di Duragno.