La testimonianza

«Non provo rabbia nei confronti del mio allievo, solo tanta compassione»

La docente della Scuola cantonale di commercio di Bellinzona torna su quanto accaduto ieri: ci vorrà tempo, dice, prima di poter assimilare e andare avanti
© TiPress/Elia Bianchi
Martina Salvini
04.06.2024 17:25

«Non provo rabbia nei confronti del mio allievo. Solo tanta compassione per le conseguenze che avrà il suo gesto». Non è facile, per la docente della Scuola cantonale di commercio, parlare di quanto accaduto ieri, quando un suo allievo l’ha minacciata mostrandole il calcio di una pistola, poi rivelatasi finta. Ci vorrà tempo, dice, prima di poter assimilare l’accaduto e andare avanti. «Mi prenderò qualche giorno», spiega ancora: «Gli specialisti mi hanno aiutato un po’, ma devo ancora capire come affrontare il tutto. Come elaborare questo shock». Al ragazzo, stando a nostre informazioni, era stata prospettata la bocciatura in francese. Vista l’insufficienza in altre due materie, rischiava di perdere l’anno. «Può succedere. Non dico che sia una cosa normale, ma è frequente. Capita».

Insomma, nessuno si sarebbe aspettato una reazione simile. Neppure la docente, che oggi, a 24 ore di distanza, non se la sente di ripercorrere ancora quanto accaduto in aula, in un lunedì mattina come tanti. «Ho rivisto troppe volte questa scena e vorrei non doverla rivivere ancora». Non sa spiegarsi cosa possa essere accaduto a quel giovane. Un ragazzo come tanti, descritto da chi lo conosce come chiacchierone ed esuberante. «Io insegno da 30 anni», dice la professoressa. «L’ho sempre fatto con grande passione: amo il mio lavoro e amo i miei ragazzi, vorrei solo il meglio per loro». Allievi che in queste ore non hanno mancato di mostrare tutto il loro supporto alla «soressa»: «Ho ricevuto tanto affetto, tanta solidarietà da parte dei miei allievi. E questo mi fa bene, mi aiuta ad avere coraggio». Chi vive quotidianamente i giovani, racconta di ragazzi sempre più in difficoltà nell’esprimere le loro emozioni, che spesso sfociano in reazioni smodate. «È vero – dice la docente – non so spiegarmi cosa stia accadendo. In generale, forse i nostri giovani hanno sempre meno la capacità di affrontare le cose negative. Forse perché oggi è tutto più facile, un po’ tutto dovuto e nei giovani c’è poco spirito di sacrificio. Tanti, poi, si trovano soli ad affrontare le loro difficoltà».

Quello avvenuto alla SCC di Bellinzona, ha riportato alla mente la sventata strage di sei anni fa. «Ma noi docenti non ci siamo mai sentiti in pericolo», spiega la docente. «È successo da noi ma poteva capitare ovunque, in altre scuole. È un caso che sia avvenuto ancora una volta alla SCC».