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Non solo cultura: al LAC arriva il ristorante

Il centro luganese rimedia al suo «peccato originale» con l’apertura di un esercizio pubblico da 160 posti - Badaracco: «Solo così diventerà un luogo di incontro e aggregazione»
© cdt/ZOCCHETTI
Chiara Nacaroglu
18.12.2019 06:00

L’assenza di un vero e proprio ristorante all’interno del LAC (Lugano Arte e Cultura) è stato a più riprese definito il suo «peccato originale». Ora, finalmente, l’Ente autonomo che lo gestisce ha deciso di rimediare. Nella hall al pianterreno, dove oggi sorge la caffetteria, troverà spazio un ristorante. Il LAC ha dato il via alle pratiche per cambiare il tipo di licenza da snack-bar (che permette solo un’offerta di menù freddi, panini e cibi riscaldati) a ristorante che potrà ospitare fino a 160 persone. L’investimento preventivato per l’installazione di una cucina e l’ampliamento dello spazio ammonta a circa 200 mila franchi e a pagare sarà il LAC. «La questione della ristorazione è sempre stato un tasto delicato per il centro culturale, - spiega Roberto Badaracco, capodicastero Cultura della Città di Lugano e presidente dell’Ente autonomo - ora abbiamo deciso di potenziarla e permettere così alla struttura di diventare un vero luogo di incontro e aggregazione, al di là dell’interesse del visitatore per l’offerta culturale». Forte anche delle presenze record nella stagione che si è da poco conclusa (ben 280 mila i visitatori), secondo Badaracco il centro va reso ora «accessibile a tutte le ore, anche vista la sua posizione invidiabile».

Il nuovo corso del LAC prende il via con la nuova gestione. Come anticipato, al posto di Gabbani («che ringraziamo, perché si era messa a disposizione nel 2015, quando nessuno voleva assumersi il rischio», dice il municipale) ad aggiudicarsi il concorso è stata la EasyDiet Sagl. La ditta con sede a Mezzovico entrerà negli spazi il 1. gennaio e ci resterà fino al 2026, con possibilità poi di rinnovare per altri quattro anni. «Se tutto dovesse andar bene - spiega - la gestione durerebbe dieci anni». Con il nuovo mandato cambia anche il sistema d’incasso dell’affitto, fissato a 40 mila franchi l’anno fino al raggiungimento di una cifra d’affari di 500 mila franchi (nella prima fase, il contratto con Gabbani prevedeva invece il versamento di 20 mila franchi solo nel caso in cui la cifra d’affari dei gestori avesse raggiunto i 2 milioni). Se si supererà il mezzo milione, verrà ceduta una percentuale al LAC come commissione.

Il cantiere per l’allestimento del ristorante si aprirà a gennaio, insieme a quello nelle sale per eventi al terzo piano (l’investimento - questa volta a carico della Città - ammonta a 200 mila franchi e mira a riorganizzare lo spazio per renderlo maggiormente fruibile). «La licenza permetterà di avere un massimo di 160 posti - continua il nostro interlocutore - circa un centinaio troveranno spazio nella hall, mentre i restanti saranno nella zona bar del mezzanino. All’esterno, invece, ci sarà spazio per un altro centinaio posti a sedere». Lo spazio del ristorante verrà arredato da un artista, vincitore di un concorso ad hoc, per diventare una sorta di «museo vicino al museo». Il suo nome rimane misterioso: di lui Badaracco ha voluto anticipare solo che è europeo e «di una certa caratura». La Fondazione Lugano per il Polo Culturale (FLPC), che si occupa in particolare del contatto con finanziatori privati, ha messo a disposizione i fondi. Il progetto mira a creare un’esperienza LAC a 360 gradi. L’idea è che la parte food & beverage sia accessibile tutto il giorno, dalla mattina a tarda sera. Il bar del mezzanino, attualmente aperto solo prima e dopo gli spettacoli, sarà sempre aperto. «Dal giovedì al sabato l’apertura sarà prolungata fino alle 23 o più tardi, diventerà un vero e proprio locale pubblico», dice ancora Badaracco.

L’inaugurazione, non solo del nuovo ristorante ma di tutto il concetto legato al food & beverage, è prevista tra metà febbraio e inizio marzo. Il nome? «Luini 6». Si ispira all’indirizzo del LAC (al numero 6 di piazza Bernardino Luini) ma anche a un parente del celebre pittore. Si tratta di Bartolomeo Scappi, originario di Dumenza, vissuto nel Sedicesimo secolo, che si dedicò all’arte culinaria. Fu al servizio dei papi Pio IV e Pio V e pubblicò una raccolta di ricette che ebbe numerose edizioni. «La cucina vuole legarsi al luogo dove sorge - conclude Badaracco - e, oltre a proporre piatti della tradizione culinaria, l’idea è abbinare la gastronomia alle proposte culturali offerte dal centro».

A quattro anni dalla sua inaugurazione, il LAC è quindi pronto a diventare un luogo d’incontro non solo culturale. Naturalmente, a favorire questo processo saranno i prezzi dell’offerta culinaria.