«Non sono geni, ma bimbi precoci e ipersensibili che ragionano in modo originale»

Non vi sono definizioni univoche dell’alto potenziale, ma tutte fanno riferimento ad una superiorità marcata delle prestazioni nel cosiddetto test di intelligenza (Wechsler intelligence scale for children), spiega Lara Battaglia, psicologa e docente di sostegno pedagogico. «Chi ottiene un risultato oltre il 125 o il 130, a dipendenza del sistema teorico di riferimento, è considerato un bambino plusdotato. Mentre un valore attorno al 100 indica un quoziente intellettivo nella media. Il test si può richiedere a pediatri o psicologi abilitati».
Si può riconoscere un bimbo ad alto potenziale senza ricorrere alla prova?
«In certi casi i genitori notano da subito la particolarità del figlio. Un neonato “gifted” (che ha un dono) può avere uno sguardo presente già dopo pochi giorni di vita, mostrare una curiosità insolita e insaziabile verso gli stimoli esterni. Ed è proprio la curiosità a spingerli ad imparare in fretta. Questi bambini tendono quindi ad anticipare le tappe dello sviluppo. Sovente a tre anni dispongono di un vocabolario forbito, sanno leggere e scrivere prima di andare a scuola. Talvolta l’ingresso alle Elementari rappresenta una grande delusione per loro: c’è chi si annoia e non comprende le richieste degli insegnanti».
Altre caratteristiche dei bambini plusdotati?
«Ragionano in maniera diversa dalla norma. Presentano un pensiero arborescente: tendono cioè a ramificare i pensieri, aprendo in continuazione parentesi, piuttosto che procedere in modo sequenziale. Collegano molte informazioni simultaneamente e scelgono strade alternative basate sull’intuizione. Davanti ad una spiegazione non si fermano, nella loro mente germogliano altre questioni, in un moltiplicarsi e ramificarsi che ricorda quello degli alberi. Questo può compromettere la loro capacità di analisi delle situazioni: una mente creativa e veloce può risultare di difficile gestione. E, visto che i programmi scolastici seguono un sistema sequenziale, i bimbi ad alto potenziale spesso non ottengono i risultati che ci si aspetterebbe da loro. Un altro aspetto da considerare è l’ipersensibilità. I piccoli “gifted” hanno una visione complessa della realtà. Percepiscono e reagiscono più intensamente gli stimoli. Sono emotivi, fragili, non tollerano le ingiustizie. Inoltre hanno difficoltà a riconoscere l’autorità. Un no non basta, esigono spiegazioni esaurienti e continue negoziazioni. Pensiamo alle difficoltà che si possono creare con genitori e docenti...».
Una realtà in chiaroscuro quindi, che può provocare disagi importanti.
«Proprio così. Ci sono bambini e ragazzi ad alto potenziale che riescono a conseguire risultati più o meno buoni a scuola e che dimostrano di adattarsi bene alla società. Ma spesso questa condizione comporta una sofferenza che può sconfinare nell’ansia e nella depressione (leggi qui). Il bambino plusdotato tende infatti ad accorgersi che c’è qualcosa di diverso in lui, non capisce cos’è e si sente inadeguato mentre magari il mondo esterno non lo aiuta: “Sei noioso e strano”, “fai troppe domande”, ecc. Inoltre, non essendo stimolato da ciò che lo circonda, potrebbe annoiarsi e decidere di “sconnettersi”, assumendo un atteggiamento passivo e arrivando, in alcuni casi, all’insuccesso scolastico. Da questo derivano un forte senso di frustrazione e dei comportamenti inadeguati, esuberanti, fastidiosi. Al contrario c’è chi decide di chiudersi nel silenzio e di adattarsi alle regole, rischiando di essere dimenticato dagli insegnanti. È anche possibile che alcuni di questi bimbi scelgano di nascondere le loro peculiari competenze per integrarsi nel gruppo dei coetanei. Questo accade soprattutto alle femmine».
Cosa si fa in Ticino per aiutare questi bambini speciali?
«Esistono delle generiche “Direttive sugli allievi intellettualmente precoci nelle scuole dell'obbligo”. In concreto la scuola cerca delle soluzioni puntuali con la collaborazione dell’insegnante, del docente di sostegno, del direttore dell’istituto e della famiglia. I bambini plusdotati restano inseriti nelle classi tradizionali e si cerca di offrire loro un programma più ricco e “veloce”. Ma siamo solo all’inizio di un percorso di conoscenza dell’alto potenziale, per questo nel 2016 è nata l’associazione Filo di seta (www.filodiseta.ch). Per il futuro si auspica una formazione specifica dei docenti e una differenziazione delle proposte educative. Si potrebbe, ad esempio, riunire i bambini ad alto potenziale delle diverse classi a intervalli regolari e proporre loro un programma studiato ad hoc».