Alle Criminali

«Non voleva uccidere i suoi genitori: va scarcerato»

L'avvocato Stefano Stillitano si è battuto per una pena massima di 9 mesi con la condizionale per il suo assistito che la mattina del 10 novembre a Losone aggredì il padre e la madre al culmine di un lite
© CdT/Archivio
Spartaco De Bernardi
20.08.2025 12:01

«Quanto commesso quella mattina dal mio assistito non può esser considerato un duplice tentato omicidio. Al massimo lo potete condannare per lesioni semplici qualificate. E solo per l’aggressione compiuta ai danni della madre. Per i pugni sferrati contro il padre va invece assolto da ogni imputazione: il reato, in questo caso, sarebbe al massimo quello di lesioni semplici, perseguibile solo a querela di parte, che però non c’è stata». L’avvocato Stefano Stillitano, patrocinatore del 46.enne accusato di aver tentato di uccidere i suoi anziani genitori la mattina del 10 novembre scorso nella loro abitazione di Losone, ha smontato pezzo per pezzo il castello accusatorio costruito dalla procuratrice pubblica Chiara Buzzi. Il legale ha quindi chiesto per il suo assistito una pena massima di 9 mesi, posta al beneficio della condizionale. «Per lui il carcere non è il luogo ideale. Ha bisogno di essere seguito dal punto di vista psichiatrico, ma fuori dalla prigione. Rimanere dietro le sbarre potrebbe peggiorare la sua situazione. Chiedo quindi che al termine del processo venga scarcerato», ha concluso il legale nella sua articolata arringa.

Un’arringa nella quale ha spiegato che senza l’abuso massiccio di alcol, il suo assistito quella mattina non avrebbe aggredito il padre e la madre. Abuso di alcool che era ormai divenuto una costante nei mesi precedenti ai fatti rievocati di fronte alla Corte delle Assise criminali. Nel vino, nella birra e nei superalcolici il 46.enne cercava un rifugio, una cura per il suo «mal di vivere» causato dall’educazione rigida impartita dai suoi genitori, in particolare dal padre, fatta solo di rimproveri, insulti e maniere forti. Un «mal di vivere» che l’imputato aveva cercato di superare affidandosi agli psichiatri fin dall’età di 19 anni. Sempre senza esito. Solo ora sembra che il percorso psicoterapico che sta seguendo in carcere possa dare i frutti sperati. Per questo l’avvocato Stillitano non si è opposto al trattamento ambulatoriale proposto dalla difesa per il 46.enne. Ma, come detto, da seguire in regime di libertà condizionata.

Lesioni non tali da mettere in pericolo la vita dei suoi genitori

Partendo dall’aggressione al padre, il rappresentante della difesa ha sostenuto che quelle subite dall’anziano sono state ferite di lieve entità. Ferite causate dai pugni sferrati a volto del 76.enne, che mai hanno colpito punti vitali. «La sua vita non è mai stata messa in pericolo e delle presunte pedate al costato non v’è traccia, se non nelle dichiarazioni della vittima. Il certificato stilato dai medici non le esclude, ma nemmeno riferisce chiaramente che vi sono state», ha argomentato l’avvocato Stillitano chiedendo, come abbiamo riferito all’inizio, il proscioglimento del suo assistito da ogni capo d’imputazione per quanto riguarda l’aggressione nei confronti del padre. La madre del 46.enne riportò invece ferite più gravi: la rottura del naso ed un profondo taglio ad un dito della mano. Una ferita che la donna si procurò nel tentativo di difendersi dal figlio che le stava a cavalcioni e che tentava di accoltellarla, aveva sostenuto la rappresentante della pubblica accusa nella sua requisitoria conclusa con la richiesta di una condanna a cinque anni di carcere per l’imputato.

Niente affatto, ha obiettato l’avvocato difensore, secondo il quale non si può escludere che la 77.enne si sia procurata quella ferita afferrando il coltello nel tentativo di sottrarlo dalla mano del figlio. E nemmeno l’intervento del vicino può essere definito essenziale nel salvare la vita della donna. «Da quando il 46.enne si accanì contro la madre al momento in cui venne fermato dal vicino, trascorsero diversi minuti. Un lasso di tempo durante il quale, se avesse voluto, l’imputato avrebbe potuto sferrare dei colpi letali alla madre. Ma non l’ha fatto. E questo perché non aveva alcuna intenzione di ucciderla», ha affermato l‘avvocato Stillitano, il quale ha concluso la sua arringa chiedendo alla Corte, nel caso dovesse riconoscere il reato di tentate lesioni gravi, di non infliggere una pena superiore ai 20 mesi sospesi al suo assistito.

La sentenza è attesa per metà pomeriggio.

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