Sanità

Numero chiuso per gli specialisti: il blocco scatta il primo novembre

Il regolamento che consente al Cantone di limitare le autorizzazioni a esercitare a carico della LaMal è stato approvato al termine della consultazione - Nella lista ci sono anche dermatologi, oncologi e cardiologi - De Rosa (DSS): «L’obiettivo è ridurre i costi ambulatoriali»
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Troppi specialisti? Il Cantone abbassa la serranda. Sono undici in tutto le specializzazioni mediche che dal prossimo primo novembre in Ticino verranno limitate per contenere i costi della salute. L’elenco completo è stato presentato ieri a Bellinzona dal Dipartimento sanità e socialità (DSS) che ha spiegato i contorni di quella che possiamo definire a tutti gli effetti una mini riforma sanitaria con l’obiettivo di ridurre, a livello cantonale, la spesa delle cure ambulatoriali.

Il direttore del DSS Raffaele De Rosa ha esordito ricordando il motivo per cui occorre intervenire proprio in questo ambito: «L’ambulatoriale, sia medico che ospedaliero, genera il 40% della spesa sanitaria cantonale. Se vogliamo ridurre i costi della salute, che si riflettono poi sui premi di cassa malati, dobbiamo intervenire in questo ambito, anche perché in Ticino cresce, a livello di spesa, con una progressione maggiore rispetto al resto della Svizzera».

Concretamente, il DSS ha quindi annunciato che dal primo novembre prossimo entrerà in vigore il regolamento sulla limitazione del numero di medici nel settore ambulatoriale. Regolamento attraverso il quale il Cantone potrà intervenire limitando il rilascio di nuove autorizzazioni mediche. «In alcune specializzazioni, dove c’è sovraofferta, potremo limitare il numero di medici autorizzati a praticare a carico della LaMal», ha spiegato De Rosa.

In lista di attesa

Come detto, le specializzazioni soggette a limitazione sono in tutto undici: anestesiologia, cardiologia, oncologia, nefrologia, neurologia, chirurgia plastica, dermatologia, gastroenterologia, radiologia, chirurgia e chirurgia ortopedica. Chi vorrà aprire uno studio medico o un’attività ambulatoriale ospedaliera in una di queste specializzazioni verrà messo su una lista di attesa: «Fino all’uscita di un altro operatore della stessa specializzazione dovrà quindi attendere», ha spiegato la capo ufficio di sanità, Patrizia Bottinelli Cancellara. «Su 1.800 medici a tempo pieno attivi in Ticino nel settore ambulatoriale, il regolamento introduce limitazioni in specializzazioni dove sono attivi circa 600 medici», ha aggiunto De Rosa, precisando tuttavia che «la riforma non tocca i medici che sono già in esercizio ma unicamente le future nuove autorizzazioni». Inoltre, sono escluse dalle limitazioni le domande complete che giungeranno prima dell’entrata in vigore del regolamento, ossia entro il 31 ottobre prossimo. «Il regolamento prevede anche alcune eccezioni, in particolare se in un una determinata regione viene appurata un’insufficiente copertura sanitaria», ha chiarito Bottinelli Cancellara.

Perché undici?

Sulla scelta delle undici specializzazioni sottoposte a limitazioni si è invece espresso Paolo Bianchi, direttore della Divisione della salute pubblica: «Ci siamo basati sull’ordinanza federale che definisce il tasso di approvvigionamento». Il limite è stato introdotto nei settori che generano un volume di prestazioni decisamente superiore a quello ritenuto adeguato dai parametri federali. «Il fabbisogno tiene conto della struttura demografica, di fattori come l’invecchiamento della popolazione e di altri dati epidemiologici», ha aggiunto Bianchi. «Laddove ci sono specializzazioni con un tasso di approvvigionamento palesemente superiore al 100% - come riferimento è stato preso il 120% - queste vengono bloccate, fatto salvo che vi siano almeno 10 unità a tempo pieno di operatori attivi in quel campo».

Un principio che tuttavia non vede tutti d’accordo. Attraverso un ricorso ancora pendente al Tribunale federale, il calcolo è stato contestato da una clinica privata e da alcuni medici. Il TF tuttavia non ha accolto l’effetto sospensivo e, pertanto, il Consiglio di Stato ha approvato il regolamento cantonale. «La consultazione avviata dopo l’elaborazione del regolamento non ha stravolto il testo», ha aggiunto ancora Bianchi. «Tuttavia, abbiamo dovuto aggiungere alcune specializzazioni nella lista di quelle soggette a limitazioni, in quanto l’avvio della consultazione ha fatto crescere il numero delle nuove richieste di autorizzazione».

L’impatto sulla spesa

Con questo nuovo regolamento, ha ribadito De Rosa, il Cantone vuole cercare di contenere la spesa, anche se l’impatto di questa misura si potrà vedere solo a lungo termine. «È molto difficile valutare gli effetti di questa misura, considerato che sulla spesa sanitaria complessiva influiscono diverse voci». Una cosa però è certa, ha detto De Rosa: «Se non interveniamo ora e non sfruttiamo questo limitato margine di manovra concesso ai Cantoni, la spesa nel futuro sarà ancora superiore». Allo stesso tempo, ha aggiunto il direttore del DSS, sarà importante trovare un equilibrio tra la garanzia dell’approvvigionamento e la riduzione dell’offerta eccessiva: «Con queste misure vogliamo pilotare l’offerta medica per regioni e specializzazioni».

I prossimi passi

Per una riduzione effettiva del numero di medici (ora si mette unicamente un tetto massimo) si dovrà però attendere la metà del 2025, quando entrerà in vigore l’ultima parte della riforma. Unicamente in quel momento, il Consiglio di Stato potrà intervenire con un pilotaggio regressivo attivo, ossia andando anche a ridurre progressivamente il numero dei medici attivi. In vista del regime definitivo, ha spiegato ancora De Rosa, è stato creato un gruppo di lavoro composto da rappresentati del DSS, dell’Ordine dei medici, dell’EOC, dell’associazione delle cliniche private. «Questo gruppo avrà il compito di elaborare il regime definitivo tenendo in considerazione l’esperienza maturata in questa fase transitoria».

«Servivano basi più solide per determinare questi limiti»

Christian Camponovo, direttore della Clinica Moncucco, aveva già avuto modo di esprimere le proprie perplessità in passato. Ribadisce: «Non siamo contrari all’introduzione di un limite dove c’è un effettivo eccesso di professionisti, ma riteniamo che la definizione e la gestione dei limiti sia complessa. E che le modalità introdotte non rispettino questa complessità». Dello stesso parere, come principio, è Franco Denti, presidente dell’Ordine dei medici, che sottolinea: «Il principio pianificatorio è condivisibile, ma vedo un grosso pericolo in termini di approvvigionamento. Un pericolo che si sta già manifestando, all’interno di una realtà che, d’altronde, è più attenta a parlare di soldi che non di visioni future». Entrambi evidenziano la scarsa solidità delle basi fornite dalla Confederazione. Camponovo parla di mancanza di informazioni sul «reale fabbisogno di medici» e cita il censimento effettuato, «nel quale ogni medico era libero di rispondere secondo i propri interessi, e allora non sono sicuro che sappiamo davvero in cosa consista la copertura del fabbisogno. Non abbiamo neppure visto i risultati del censimento». «Non abbiamo nessun dato», conferma Denti, che poi aggiunge: «Ci si è accorti in ritardo che serviva una legge, ma prima si è perso troppo tempo. E oggi ci ritroviamo con il numero bloccato per settori molto delicati come oncologia e dermatologia». L’oncologia viene citata anche da Camponovo: «Leggo dalle tabelle fornite dal Consiglio di Stato che il tasso d’approvvigionamento è del 170%. Noi abbiamo oncologi sotto pressione, che ci chiedono una mano. Ma come è possibile? Mi chiedo davvero che cosa abbia detto questo censimento. Che poi si parla di stime parziali, e allora forse il tema non era ancora pronto per essere affrontato». Camponovo ha riportato questi aspetti anche in fase di consultazione, «ma nella comunicazione del Cantone si dice che “non sono state apportate modifiche sostanziali”» rispetto alla prima versione. Denti va oltre: «Diciamo che il Cantone cerca di intervenire sulla base dell’ordinanza federale, che ha sancito l’obbligo di pianificazione del settore ambulatoriale. Si è partiti però da statistiche federali che sono state contestate da più parti. Statistiche che non definirei incerte, bensì farlocche. E allora questo esercizio è condizionato da quei dati di partenza. È un esercizio che può portare a contenere i costi della salute, siamo d’accordo, ma è complicato arrivare a una soluzione. E la paura è di non vedere garantito l’approvvigionamento sul territorio. La carta bianca consegnata dal Parlamento al Consiglio di Stato è fonte di preoccupazione. Non vorremmo avere una medicina di Stato». «Regolamentare limitando va bene», aggiunge Camponovo, «ma spero che questo non sia il primo passo verso un razionamento delle cure». Gli chiediamo come tutto ciò condizionerà il lavoro della clinica. «Difficile capirlo, sul breve termine. Potremo confrontarci subito con qualche difficoltà, perché spesso i nostri medici si occupano dei pazienti degenti ma lavorano anche in ambito ambulatoriale. Ora, con queste limitazioni, potremmo avere problemi anche sul lavoro in ambito stazionario. Sul lungo periodo, sono preoccupato per la professione, la cui attrattiva è già in discesa. E ora ne esce ulteriormente ridimensionata». Denti ricorda: «Più tempo un medico ha di parlare con il paziente, e meno ricoveri ci sono. «E ora, se il tempo cala, potranno aumentare i ricoveri». Per il presidente dell’OMCT, è importante il ruolo del gruppo di lavoro creato in supporto, attivo fino al 2025. «Avrà il compito di esaminare tutto, ma il suo peso dipenderà dal Consiglio di Stato». E aggiunge: «Il fatto è che la medicina è sempre in evoluzione. Come faremo con le nuove sottospecializzazioni? La paura è che queste scelte vengano fatte dalla politica». Paolo Galli