Bellinzona

Nuovo addio eccellente tra i negozi: chiude Divarese

La capitale perde la terza boutique di calzature in pochi anni: era attiva in piazza Collegiata dal 1985 – Tra i motivi il titolare cita la stanchezza, l’assenza di un successore e la corsa al prezzo più basso – La presidente dei Commercianti si dice preoccupata per la situazione e lancia un’idea
Cesserà definitivamente l’attività tra fine gennaio e inizio febbraio. © CdT/Gabriele Putzu
Simone Berti
Alan Del Don
03.01.2023 06:00

Le difficoltà nel trovare un successore alla direzione e nel reclutare collaboratori, la stanchezza personale dopo una lunga carriera alla testa di questo e altri punti vendita in Ticino e Svizzera, e più in generale un battage pubblicitario dominante basato sui prezzi al ribasso che mette in difficoltà chi punta sulla qualità. Sono questi i tre motivi principali che Sergio Barbagallo cita per motivare la prossima chiusura definitiva del negozio di calzature Divarese, presente in piazza Collegiata a Bellinzona dal 1985. Cesserà l’attività tra fine gennaio e inizio febbraio (lasciando spazio ad un negozio di abbigliamento facente capo ad una catena) e sarà così il terzo commercio simile a mollare nel centro della capitale in meno di tre anni dopo San Crispino su viale Stazione e l’ex Botty in piazza del Sole.

La qualità che viene meno

Ai fattori evidenziati si aggiunge il fatto che quelli recenti sono stati tempi duri. «Prima una grossa crisi - racconta il titolare della società Altalena SA che gestisce anche tre punti vendita a Lugano -, poi la pandemia in cui siamo stati tra le categorie meno supportate». Un settore sotto pressione, aggiunge, con conseguenze anche sul personale. Come detto, c’è difficoltà ad assumere e pure a tenere i collaboratori a lungo in azienda. E di riflesso anche ad individuare delle figure pronte ad assumersi delle responsabilità di conduzione. Ma ad incidere maggiormente, secondo Sergio Barbagallo, è la comunicazione. «Da diverso tempo è dominante una comunicazione basata sul basso potere d’acquisto delle persone - spiega -. Ciò genera una psicosi negli atteggiamenti e nelle corrispondenti azioni. Le compere non sono più basate sulla ricerca del miglior rapporto qualità-prezzo locale, ma del prezzo più basso da ottenere, acquistando o facendosi spedire oggetti da posti anche lontanissimi, spesso doppi, inutili, poverissimi». Ne risentono i prodotti di qualità, che tra l’altro costano sempre di più al negoziante confrontato con la crisi ed il fallimento dei fabbricanti di scarpe locali: «Ristrettezze economiche e Covid li hanno spazzati letteralmente via, e di riflesso hanno annullato la filiera artigianale a cui facevamo riferimento, richiedendoci un ulteriore sforzo soprattutto in termini di spostamenti». Insomma, un circolo vizioso che ha sfiancato anche il titolare del negozio Divarese, il quale è arrivato ad una conclusione drastica: la chiusura.

Difficoltà nel reclutamento

Bellinzona, all’interno di queste considerazioni di carattere generale, che posto trova? «Io sono attivo in città dal 1985 e qui abbiamo sempre avuto un’ottima clientela», risponde Sergio Barbagallo. In questi giorni non sono mancati i clienti che hanno espresso dispiacere per l’imminente chiusura. Ma appunto anche Bellinzona non è immune alle logiche citate. Il navigato commerciante vede tre tipi di clientela molto diversi in Ticino. «A Bellinzona è molto locale e cerca una calzata sempre uguale, ma deve purtroppo confrontarsi con la citata difficoltà nella continuità dei prodotti». Qui tra le difficoltà maggiori negli ultimi anni c’è stato il reclutamento, così come a Locarno (dove il negozio gestito dallo stesso commerciante è stato chiuso a febbraio 2022 «per i medesimi motivi»): la clientela è sempre stata soprattutto turistica, svizzero tedesca, però negli anni si è un po’ erosa. Diverso il discorso luganese, dove le cose vanno un po’ meglio in virtù di una clientela più internazionale. Infine Sergio Barbagallo vuole lanciare un invito ed un messaggio positivo: «Nel commercio dobbiamo sempre ricordare che se tutti ci diamo una mano, spendendo di più a livello locale, ci sarà maggior benessere da condividere».

«È un problema cantonale»

«Ovviamente sono preoccupata per questa nuova chiusura nel centro storico», afferma la presidente della Società dei Commercianti di Bellinzona Claudia Pagliari commentando questo inizio d’anno in salita. Purtroppo si torna infatti a parlare di un’attività che abbassa la saracinesca nel salotto buono della capitale. «Guardi, il problema non riguarda solo la Turrita, ma anche gli altri poli del Cantone. Ecco perché nelle prossime settimane dovremo trovarci e confrontarci fra di noi. Intendo tutti gli attori interessati, a partire dalla Federcommercio. Bisogna capire cosa fare e come muoversi per porre rimedio a questa situazione», puntualizza. Secondo la nostra interlocutrice la pandemia non ha certamente giovato ai negozianti, ma non è la causa principale di tutti i mali.

«Paradossalmente, per quanto mi riguarda, lavoravo meglio durante l’emergenza sanitaria. C’era più solidarietà da parte dei cittadini-clienti, che avevano riscoperto il fatto che si possono benissimo fare degli acquisti oppure la spesa a chilometro zero, sotto casa. Con la fine delle restrizioni questo atteggiamento spontaneo, che era riemerso in quei difficili momenti, è svanito. Occorre invece capire che spendendo in Ticino si dà una mano al tessuto economico locale. Se tornassimo a comportarci in questo modo il problema di cui stiamo parlando sarebbe meno accentuato. Oggi per contro la maggior parte di noi pensa solo al suo borsello. E quindi fa shopping online, ad esempio», precisa Claudia Pagliari.

Le crisi non ci hanno aiutato

Vero è, aggiungiamo noi, che questi tre anni sono stati forse più unici che rari. «Sì, concordo. Prima il coronavirus e poi la guerra in Ucraina con tutte le conseguenze che ben conosciamo, vale a dire il rincaro dei prezzi, l’inflazione, la difficoltà a reperire le materie prime, la temuta penuria energetica, e così via. Tutti questi aspetti, uno dietro l’altro, non hanno aiutato i commerci. Mi lasci però aggiungere un’altra cosa: c’è chi si ostina a dire che è tutto sotto controllo. Sbagliatissimo». Chiediamo infine a Claudia Pagliari come sono i rapporti con il Municipio di Bellinzona, con il quale ci sono degli incontri regolari: «Sono buoni, anche se possono sempre migliorare».