Lugano

Nuovo Cinema Corso? Si vedrà

Prende piede l’idea di rilanciare la storica sala di via Pioda, ma nella famiglia proprietaria non la pensano tutti allo stesso modo – La Città spera di poter acquistare la struttura o di contribuire alla sua valorizzazione – Badaracco: «Al LAC possiamo offrire tutto, tranne i film»
Una programmazione regolare manca ormai da una decina d'anni. © CdT/Chiara Zocchetti

Suspense al Corso. Le bacheche vuote e impolverate sotto l’insegna spenta fanno pensare che è tutto come sempre, che lo storico cinema di via Pioda, oramai, può vivere quasi solo di ricordi, di storie già vissute e proiettate. Invece potrebbe cominciarne una nuova, in un futuro non troppo lontano. Il condizionale è più che d’obbligo, viste le volte in cui si è parlato di rilanciare la struttura e poi non è successo niente. Sta di fatto che all’interno della famiglia Tami, che possiede questa e ha posseduto negli anni altre sale in Ticino, sta prendendo piede l’idea di valorizzare il Corso e di regalargli una nuova vita. Il come e il quando, oltre al se, sono domande aperte, ma qualcosa indubbiamente si sta muovendo e per la fine di luglio dovrebbe esserci un incontro con una delegazione della Città.

Del resto, l’autorità non ha mai accantonato il sogno di acquistare la struttura, che fra l’altro è un bene culturale tutelato; o almeno di giocare un ruolo attivo nel suo rilancio. Ne è conferma la risposta del Municipio, fresca di stampa, a un’interrogazione di Edoardo Cappelletti. «Nel recente passato abbiamo intavolato diverse discussioni con i proprietari del cinema e con la società che lo gestiva per valutare la possibilità di un intervento diretto di presa a carico o di un acquisto dello spazio. Nonostante gli scarsi risultati ottenuti, la questione è tuttora oggetto di valutazione. Certamente – conclude l’Esecutivo – il Corso si presenterebbe a numerose sinergie sul piano cinematografico e culturale».

«Quando abbiamo avuto il sentore che la sala potesse interessare a privati – aggiunge il vicesindaco Roberto Badaracco – ci siamo riattivati: sarebbe un peccato ‘perderla’ così. A livello culturale può essere importante, per Lugano, avere uno Stadtkino che offra una programmazione aperta, libera dalla necessità di proiettare pellicole da grandi incassi. Anche perché il LAC può offrire tutto, tranne i film».

Badaracco non nasconde il suo entusiasmo, ma sa che non può fare i conti senza l’oste, cioè il proprietario: Giuseppe Tami, amministratore unico della Supercinema SA, che al Corso tiene tantissimo e che probabilmente, a differenza di alcuni suoi familiari, non vorrebbe vederlo cambiare in niente. Nemmeno in quelli che ad altri possono sembrare dei dettagli, come chi ama un film non vorrebbe mai veder modificato un suo dialogo, suono o fotogramma. Il Corso è come chiuso in una bolla temporale, che però non può proteggerlo da quel tempo che scorre per tutti. Servono investimenti nel tetto, negli impianti e anche nelle attrezzature, se un giorno si vorranno proiettare titoli che richiedono nuovi standard tecnologici.

Per intenderci, i promotori del Film Festival Diritti Umani, attualmente l’unico «inquilino» del Corso, portano i macchinari necessari da fuori. «Comunque siamo felici e grati di poter organizzare la nostra rassegna in questo cinema storico di Lugano – osserva la delegata del festival Morena Ferrari Gamba – e saremmo felici se in futuro potesse essere valorizzato».

«Soffici poltrone di gomma piuma»

«Avevamo detto che la televisione avrebbe tirato il colpo di grazia al cinema. Effettivamente, quel benedetto ‘video’ ha turbato i sonni dei proprietari di sale di proiezione oltre oceano e nel vecchio continente; ciò non ha impedito all’industria filmica di proseguire nella sua attività e al cinema di continuare ad attirare spettatori. A Lugano, proprio oggi, la vitalità di questo ramo economico riceve una conferma nel fatto che si inaugura in via Pioda un nuovo cinema, il Corso». Un collega scriveva queste righe sull’edizione del Corriere del Ticino di un lontano martedì 30 ottobre 1956, dopo aver assistito alla primissima proiezione di un cortometraggio nella sala del cinema Corso. «Non si eccede affermando che è uno dei più belli e moderni della Svizzera e del Ticino», annotò prima di addentrarsi in una lunga e dettagliata illustrazione di caratteristiche tecniche di una sala che, senza saperlo, avrebbe fatto la storia. «Il suo schermo, che misura 10 metri per 5, è il primo della città dotato di impianto stereofonico. Dobbiamo segnalare anche l’esistenza di un sistema di aria calda e fredda condizionata. A questi vantaggi si aggiunge quello del confort offerto da poltrone comodissime, soffici, di gomma piuma». Quella sera, alle 20.40, ci fu l’inaugurazione del Corso con il film d’apertura L’uomo che sapeva troppo di Alfred Hitchcock. Le pellicole, nel tempo, sono cambiate. L’impianto dell’aria e le poltrone, probabilmente, sono ancora gli stessi.

Testimoni di un tempo che non ci appartiene più sono le descrizioni dei film che venivano proiettati in altre sale cinematografiche. Al Kursaal, ad esempio, la pellicola L’uomo dal braccio d’oro, in programma quella sera, era accompagnata da «il mondo torbido dei tossicomani in una poderosa produzione drammatica ispirata al più aspro verismo».

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