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Nuovo inghippo penale nella rinascita della villa

La licenza edilizia per inserirvi un centro medico crescerà in giudicato in questi giorni, ma lunedì il titolare della società chiassese che la detiene è stato arrestato in Italia per presunta evasione fiscale e ora non è chiaro che ne sarà del progetto – È il quarto distinto caso giudiziario che coinvolge l’edificio
© CdT/Gabriele Putzu
Federico Storni
23.11.2022 06:00

La buona notizia, per la villa dal colore acceso che domina la piazza di Dino, è che in questi giorni sta crescendo in giudicato la licenza edilizia che permetterà di inserirvi un centro medico. La cattiva notizia - o, meglio, la pessima notizia - è che nella giornata di lunedì il titolare della società detentrice della licenza edilizia è stato arrestato in Italia. E la villa si ritrova così nuovamente invischiata in un caso giudiziario, il quarto nell’ultimo ventennio.

Presunta evasione milionaria

Dell’arresto di due italiani residenti in Svizzera avevamo riferito in breve nell’edizione di ieri, ma nel frattempo sono emersi ulteriori dettagli. I due sono accusati di aver evaso il fisco italiano per un valore pari a 4,3 milioni di franchi. Entrambi sono ex assessori (grossomodo i nostri municipali) del Comune di Cantù e attivi nell’immobiliare. Il sospetto è che, dopo aver effettuato vendite immobiliari in Italia, svuotassero le loro società e trasferissero il denaro in società con sede in Svizzera. Sono quindi accusati, assieme ad altre sette persone, di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte e di bancarotta fraudolenta. Entrambi sono stati arrestati ieri appena varcato il confine italo-svizzero. Risiedono uno a Vacallo e l’altro a Morcote. A questo stadio della procedura per loro vale il principio d’innocenza.

Licenza edilizia in tasca

Dei due arrestati, uno - il 55.enne residente a Vacallo - è attivo sul mercato immobiliare ticinese da diversi anni per il tramite di una società con sede a Chiasso a poca distanza dal confine. E uno degli ultimi progetti di cui la società si era fatta promotrice, appunto, era l’insediamento nella villa di Dino di un centro medico. Un’iniziativa di cui avevamo peraltro riferito lo scorso 22 giugno e che prevedeva la creazione di otto studi medici nonché di un centro di fisioterapia con 4 studi con annessa una palestra di riabilitazione, di un laboratorio di analisi con la sala radiografie e di una sala urgenze per prestazioni di pronto soccorso (a tal proposito all’esterno si intendeva anche realizzare un posto riservato per l’ambulanza). Il tutto, per un’utenza giornaliera stimata in 200 persone. Il progetto, stando a nostre informazioni, ha staccato la licenza edilizia lo scorso 20 ottobre e la stessa sta dunque per crescere in giudicato in questi giorni.

I possibili intoppi

«Con il nostro progetto vogliamo tornare a dare dignità all’edificio», ci avevano fatto sapere a giugno dalla società di Chiasso. E chissà se ora la cosa sarà ancora possibile. Di certo vi sarà da calcolare un ritardo dovuto alle vicende giudiziarie del titolare. Vi sarà poi da capire se la proprietà della villa (che non è la società chiassese) vorrà continuare la collaborazione a queste mutate condizioni. La licenza edilizia in ogni caso è di proprietà della società chiassese. Infine è probabile che, in caso di condanna, l’erario italiano vorrà tornare in possesso del maltolto. specialmente se verrà stabilito che i soldi sottratti al fisco sono stati reinvestiti in Ticino. In questo senso abbiamo chiesto all’Ufficio federale di giustizia e al Ministero pubblico ticinese se fossero arrivare richieste rogatoriali al riguardo, ma al momento di andare in stampa non abbiamo ricevuto risposta.

Il progetto di Dino non è l’unico a cui la società chiassese stava lavorando. «In Ticino ho costruito parecchio», ci aveva riferito questa estate il titolare, senza però entrare nei dettagli. Senza pretesa di completezza, per certo negli ultimi anni la società si è fatta istante di una domanda di costruzione per un complesso residenziale a Vacallo e figura come «cliente» di un progetto per costruire sette appartamenti a Carona (non sappiamo se siano stati nel frattempo realizzati). Inoltre, e questo è un progetto che per certo non si è ancora concretizzato, la società si era fatta promotrice per realizzare un capannone polivalente in zona Prella a Genestrerio in un progetto da 5 milioni. Anche in questo caso, i terreni erano di proprietà di un’altra società.

I precedenti

Tornando alla villa di Dino, indipendentemente dagli esiti dell’inchiesta italiana, l’edificio è finito nel «suo» quarto guaio giudiziario filato dell’ultimo ventennio. A fine Novecento era finito in carcere il fondatore della clinica psichiatrica che vi aveva avuto sede da vent’anni. Poi una nuova proprietà aveva provato a inserirvi una scuola elementare e un asilo privato, che sono però durati solo pochi mesi prima che l’autorità penale sospendesse l’attività. Infine vi è stato un tentativo di inserirvi un asilo nido, fatto chiudere dalla Città di Lugano. La proprietà era poi finita all’asta nel 2019 e nel 2021.

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