Ognuno per la sua strada
«La presenza di una rappresentante della sinistra in un Municipio negli ultimi anni ha inciso ben poco sugli orientamenti della città e la sua riconferma non è una priorità politica». Per questo, tanti saluti alla lista unica alle prossime elezioni comunali. Firmato: I Verdi di Lugano. I primi scricchiolii, la storica alleanza rossoverde luganese li aveva mostrati lo scorso maggio, quando l’allora capogruppo ecologista Nicola Schoenenberger non le aveva mandate a dire ai… compagni (pardon, agli alleati). Giovedì si è arrivati all’ultimo capitolo. Quello dell’addio.
«Non è una priorità»
Finisce così il “matrimonio” tra Partito socialista de ecologisti, celebratosi in occasione delle Comunali del 2016 e durato lo spazio di due legislature. E come in tutte le unioni che si sfaldano, è uno degli “ex” a mettere sul tavolo tutto ciò che non ha funzionato. Ovvero praticamente nulla: leggendo il comunicato stampa diramato venerdì – in cui gli ecologisti rinunciano a correre insieme al PS così come a presentare una loro lista per il Municipio – emerge come in queste due legislature il ruolo della municipale socialista Cristina Zanini Barzaghi sia stato «poco incisivo». E se si considera che «la netta predominanza della destra relega la presenza minoritaria della sinistra in una condizione di sterile marginalità», allora «la prospettiva di riconfermare quell’unico seggio non è necessariamente una priorità e al momento non si danno le condizioni per una presenza nell’Esecutivo che possa modificare la situazione».
Ma non è solo Zanini Barzaghi a essere rimproverata: parlando delle priorità per il Legislativo, gli ecologisti ritengono una di esse debba essere «il rafforzamento delle posizioni critiche. Non solo dei Verdi, ma anche di altre formazioni che non si identificano nel sistema vigente. Ciò vale ovviamente anche per il PS, nella misura in cui riuscirà a essere meno imbrigliato dalla propria presenza in Municipio». Tradotto in parole povere: il dibattito politico si è appiattito e con un PS “bloccato” da un seggio in Municipio, l’opposizione ne risente. «Avere un rappresentante nell’Esecutivo non li rende necessariamente più forti o combattivi: anzi, li limita», afferma al CdT il capogruppo ecologista Danilo Baratti. «La politica a Lugano si è cristallizzata e l’opposizione va rafforzata».
«Abbiamo riflettuto sull’utilità di una lista unica che a nostro avviso porterebbe a una perdita di identità per entrambi. È più importante che ognuno cerchi di raggiungere il miglior risultato elettorale possibile per poi collaborare in Consiglio comunale», prosegue il capogruppo e portavoce ecologista. Già, collaborare. Ma dopo questa comunicazione non c’è il rischio di incrinare irrimediabilmente i rapporti? «No, non credo che peggioreranno. Anzi, grazie a questo posizionamento più chiaro potranno anche migliorare». Mentre qual è il futuro dei Verdi? Rinunciare alla lista per il Municipio significa perdere una buona fetta di visibilità. «Non è un suicidio politico. Abbiamo voluto sganciarci dalle solite logiche elettorali e scelto di non fare una lista per l’Esecutivo solo per lanciare qualcuno. Del resto, non so quanta visibilità avranno realmente le liste minori, che probabilmente aumenteranno di numero. Siamo un partito di opposizione e cerchiamo di rafforzare la nostra presenza nel Legislativo nel modo più pulito possibile». La prossima domanda è forse la più banale: non ritenete che il PS, senza l’apporto dei Verdi, possa perdere il seggio in Municipio? Baratti lo esclude: «Guardando anche al risultato delle cantonali, un PS alleato con il PC è in grado di salvarlo».
Sassolini o cannonate?
L’addio ufficializzato oggi chiude quel cerchio aperto lo scorso anno da Schoenenberger, il quale si era tolto dei proverbiali sassolini dalle scarpe che avevano avuto l’impatto di altrettante palle di cannone. La municipale Zanini Barzaghi era stata definita «non rappresentativa della sinistra», «debole», «non all’altezza del compito», «senza coraggio e capacità di opporsi alla destra», priva di «capacità gestionale» e di «peso politico» mentre i suoi possibili successori «per ora non sono all’altezza». «La lista unica era nata nel 2020, in un contesto diverso», rileva Baratti. «Sembrava pensabile un cambiamento: un avvicendamento o un raddoppio. Poi le elezioni sono state annullate per il COVID e alla tornata dell’anno successivo molte cose erano cambiate. Allora avevamo portato avanti la lista unitaria un po’ per inerzia, ma già avevamo immaginato altre strade. Oggi abbiamo deciso di voltare pagina su questo aspetto, ma il nostro discorso politico non cambia».
Deroga o non deroga?
In casa socialista, la comunicazione arrivata a tre giorni dall’assemblea in cui verranno discusse (anche) le alleanze politiche – oltre a quella altrettanto storica con il PC c’è sul tavolo una possibile collaborazione con il Forum Alternativo – non è stata un fulmine a ciel sereno. «Non è una novità e non ci stupisce», afferma la copresidente sezionale Tessa Prati. E ora, il seggio socialista rischia di traballare? «Non siamo preoccupati», risponde. E sul futuro politico, la nostra interlocutrice ritiene che «in città, il fronte progressista esiste ancora anche se ognuno ha le sue posizioni». In ogni caso, in casa socialista si preferisce aspettare l’assemblea di lunedì, durante la quale si discuterà anche di quest’ultimo sviluppo.
Ma sullo sfondo resta aperta un’ultima questione: nell’ottica della composizione delle lista socialista cambierà qualcosa, soprattutto per quanto riguarda la deroga per Zanini Barzaghi? «No non modifica nulla», assicura Prati. Internamente, però, la questione andrà affrontata. Anche perché non mancano voci favorevoli a un rinnovamento. «Continueremo a lavorare con i Verdi in Consiglio comunale sui temi che ci uniscono come la crisi sociale dovuta al carovita e alle tematiche ambientali. È chiaro – è la lettura del capogruppo Carlo Zoppi – che la municipale uscente è a fine ciclo politico nell’Esecutivo cittadino e la sinistra se non vuole finire male dovrà essere capace di rinnovarsi e di presentare alternative fresche che portino nuova energia e idee in seno al Municipio». Il dibattito è aperto.
Il peso dell'addio
Ma quanto potrebbe costare al PS l’addio dei Verdi? I risultati delle Comunale del 2021 ci dicono che la lista unica per il municipio aveva raccolto il 17% (nel 2016: 16,7%) dei voti di lista, ossia quelli usati per calcolare la ripartizione dei seggi, mentre i voti di scheda servono a determinare la forza di un partito. La lista PS per il Consiglio comunale aveva invece raccolto il 12,2% dei voti di lista (nel 2016: 14,2%), mentre gli ecologisti sui erano aggiudicati il 7,6% (nel 2016: 4,3%). Sulla carta il PS dovrebbe quindi restare attorno al 12% (senza dimenticare eventuali altre alleanze), ma politica e aritmetica sono due cose molto diverse. L’esempio delle cantonali è lampante: PS e Verdi hanno entrambi perso un seggio in Parlamento mentre la lista unica per il Governo si era fermata al 17,36%, ben lontana dal 20% auspicato dal fronte rossoverde (ipotizzato sommando il 17% del PS e il 4,3 dei Verdi del 2019).