Assistenza

Onsernone fa da apripista ai sensori hi-tech per anziani

Due signore della valle hanno sperimentato per sei mesi un innovativo e poco invasivo sistema di monitoraggio telematico che registra i loro spostamenti domestici e, in caso di anomalie, trasmette l'allerta a parenti, amici o vicini di casa
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Mauro Giacometti
07.11.2022 06:00

La Valle Onsernone, seppur discosta, si sta dimostrando altamente tecnologica nell’assistenza domiciliare e sta facendo da regione pilota per il supporto delle persone anziane che vivono in contesti periferici. Si sta infatti concludendo in questi giorni un test sull’utilizzo di speciali sensori che registrano i movimenti nelle abitazioni di due anziane della valle che risiedono nelle frazioni di Vocaglia e Berzona. Quello installato nel domicilio delle due signore anziane è il sistema di telemonitoraggio LYSA, messo a punto nel Laboratorio di ingegneria e sviluppo del professor Dieter Schürch e che rientra nell’ambito del progetto Italia-Svizzera Interreg «REAction», Reti di assistenza comunitaria per la fragilità. L’ALVAD, Associazione Locarnese e Vallemaggia di assistenza a domicilio, è la partner svizzera del progetto transfrontaliero. Un’infermiera specializzata dell’ALVAD ha individuato tra chi assiste abitualmente a domicilio, le due signore che nella propria abitazione hanno accettato di installare la rete di sensori di movimento. «Il sistema LYSA prevede l’applicazione di sensori che sono in grado di rilevare anomalie nel comportamento dell’anziano rispetto alla sua routine quotidiana. Le anomalie, che potrebbero indicare per esempio malori improvvisi, cadute, difficoltà motorie o cognitive, presenza di estranei in casa, vengono comunicate attraverso un applicativo ai familiari o ai tutori, che in questo modo possono valutare la necessità di un intervento a soccorso dell’anziano. Qualsiasi tipo di comunicazione e la scelta di cosa e come monitorare vengono discussi e decisi in accordo con l’utente e i suoi referenti, parenti, amici o vicini di casa che siano», spiega Dieter Schürch

Tecnologia sperimentale

LYSA è un sistema sperimentale, non invasivo e rispettoso della privacy: «Non ci sono videocamere o sensori impiantati sul corpo e nemmeno l’allarme si attiva premendo qualche pulsante, operazione che in situazioni di difficoltà diventa impossibile per chiunque, non solo per un anziano. In più l’installazione dei sensori in punti chiave dell’abitazione viene concordata con persone di fiducia dell’utente, che conoscono le sue abitudini e che sono le stesse che intervengono nel caso di qualche anomalia registrata dal sistema di monitoraggio», evidenzia Schürch. Una presenza discreta, dunque, ma che può risultare fondamentale per intervenire in una situazione critica. «Grazie a questo sistema - spiega Sandy Maggetti, infermiera dell’ALVAD che in questi mesi ha seguito il test in Onsernone - possiamo verificare, per esempio, che nel tragitto per raggiungere il bagno partendo dalla stanza da letto, non si verifichino eventi eccezionali come ad esempio una caduta. Si può accedere in qualsiasi momento alle informazioni sui movimenti dell’utente in modo da avere una traccia degli spostamenti standard e settare i parametri di allarme nel modo più efficiente». Affinché lo strumento sia efficace, è fondamentale raccogliere accuratamente le informazioni per impostarlo nel modo più aderente possibile alle abitudini dell’anziano coinvolto, cosa che viene fatta in un momento di confronto congiunto tra tecnici, operatori, utente e i familiari. «Questo fondamentale colloquio iniziale ha portato un valore aggiunto al nostro lavoro, indipendentemente dalle esigenze “operative”, perché è stata un’occasione per fare domande e conoscere ulteriormente i nostri utenti, il loro vissuto, e le loro abitudini», sottolinea l’infermiera dell’ALVAD impegnata nel progetto.

Supporto silenzioso

E nei sei mesi in cui le sue assistite della Valle Onsernone hanno sperimentato il telemonitoraggio, aggiunge, si sono sentite accompagnate e rasserenate tra le mura domestiche. «Ne abbiamo parlato: anche se quasi non si vedono, i sensori sono un sostegno psicologico alla loro qualità di vita in casa propria. Da una parte c’è la percezione di sentirsi meno sole e dall’altra di avere un prezioso e silenzioso alleato in caso di effettivo bisogno. E naturalmente anche i rispettivi parenti o amici si sono sentiti più tranquilli nell’avere a disposizione una simile tecnologia», conclude Sandy Maggetti. Tecnologia, riprende Schürch, che non è venduta dal suo laboratorio, «ma che rientra nella sperimentazione di sistemi e apparecchi al servizio della terza età condotta dal nostro team e che possono essere implementati da associazioni, enti e Comuni che si occupano di assistenza a domicilio».