Ticino

Ottiene un permesso per Natale ma non rientra alla Stampa

L'uomo, un detenuto svizzero sulla trentina, è in fuga da tre settimane – Le autorità cantonali e federali hanno spiccato un mandato d'arresto internazionale – Era in carcere per reati legati al codice della strada
©Gabriele Putzu
Red. Online
17.01.2025 09:28

Da otto ore a tre settimane. Un permesso accordato alla vigilia di Natale si è tramutato in oltre tre settimane di libertà. Un detenuto svizzero sulla trentina, riferisce la RSI, ha fatto perdere le sue tracce lo scorso 24 dicembre, durante il secondo congedo accordatogli dalle autorità. L'uomo si trovava nel carcere cantonale della Stampa per reati legati al codice della strada. Gli anni da scontare? Due e mezzo, con scadenza nell'autunno del 2026. 

Di riflesso, leggiamo sul portale della RSI, le autorità ticinesi e in seconda battuta quelle federali hanno emesso un mandato d'arresto internazionale. L'uomo risultava in Francia, ma poi avrebbe fatto perdere le sue tracce. «Le ricerche sono attive in tutto lo spazio Schengen» ha dichiarato alla RSI Federico Pagani, giurista presso la Divisione della giustizia. «Al momento siamo in attesa che la persona venga individuata, trovata e fermata».

I reati legati al codice della strada non vengono giudicati con la medesima gravità in tutti i Paesi. La RSI, al riguardo, ha ricordato il caso di un pirata della strada tedesco condannato nel 2014, in contumacia, in Ticino. C’erano voluti addirittura quattro anni per arrivare al suo arresto in Germania. D'altro canto, fra i criteri per la procedura di ricerca internazionale di un evaso – o di chi non rientra da un congedo – è che il reato per cui la persona è stata condannata sia considerato un reato anche nei Paesi in cui si trova il fuggitivo. Questo caso, tuttavia, sarebbe differente. «Sì, leggermente» ha detto sempre Pagani alla RSI. «L’uomo è stato condannato per reati legati alla circolazione ma non solo». Non dovrebbero esserci dunque problemi per l’estradizione, una volta che la persona verrà individuata.

Sul caso, la RSI ha chiesto un parere anche al direttore delle strutture carcerarie cantonali, Stefano Laffranchini. Il quale ha assicurato che, nei suoi dieci anni di lavoro come direttore, non si era mai verificato un mancato rientro dopo una libera uscita dal carcere chiuso. Non ripresentarsi dopo un congedo, ha chiosato Laffranchini, «è una pessima idea». Il motivo? Il congedo è il primo tassello dell’alleggerimento della pena, il secondo è la sezione aperta, il terzo è la liberazione ai due terzi della pena. Di conseguenza, se un detenuto «tradisce la fiducia del giudice già in occasione del congedo si scorda i passi seguenti». Riassumendo, se una persona viene condannata a quasi tre anni di carcere «uno scherzetto del genere gli costa un anno aggiuntivo di prigione».