Passi avanti sullo stabile EFG
Qualche passo avanti è stato fatto, ma le bocce non sono ancora del tutto ferme. Sulla questione dell’acquisto dello stabile EFG per insediarvi la cittadella della Giustizia, la politica - dopo oltre tre anni - non ha ancora trovato una via d’uscita. Nessun rapporto è ancora uscito dalla Commissione gestione e finanze ed è quindi probabile che si arriverà in Parlamento solo nella sessione di novembre. Eppure, dopo l’audizione della Divisione della giustizia davanti ai commissari, qualcosa sembra muoversi.
Un altro incontro
Quest'oggi a fare il punto sullo stato dei lavori è stata Frida Andreotti, direttrice della Divisione. Un incontro positivo, anche se – come ci spiega Matteo Quadranti (PLR), autore del rapporto favorevole all’operazione al vaglio della Commissione – manca ancora un tassello. Nelle prossime settimane il Cantone dovrà infatti incontrare nuovamente la banca per finalizzare il prezzo d’acquisto (80 milioni di franchi). Ma sul piatto il Dipartimento ha comunque messo alcune novità a livello di costi. In particolare, come vedremo, sull’investimento complessivo potrebbero essere risparmiati circa 15-20 milioni. Un altro punto che potrebbe sbloccare lo stallo politico riguarda la temuta centralizzazione a Lugano. «Siamo stati rassicurati sul fatto che non si intende smantellare la Giustizia nel resto del cantone», prosegue il deputato PLR. Insomma, se prima «la maggioranza era contraria e ferma», oggi le posizioni stanno cambiando. «Si inizia a ragionare. A livello di condivisione dell’operazione, oggi siamo messi meglio di prima. Anche perché tutti hanno capito che non ci sono alternative». Michele Guerra (Lega), presidente della Gestione, nel ricordare la necessità di intervenire vista «l’indecorosa» situazione in cui versa Palazzo di giustizia, spiega invece che «il Governo sul progetto è riuscito a risparmiare una ventina di milioni» e che, «parallelamente, abbiamo appreso che uno stabile ex novo della stessa metratura costerebbe 180 milioni». La Commissione, chiosa il leghista, dovrà ora prendere una decisione in tempi brevi. Siamo in attesa di informazioni definitive da parte dell’Esecutivo».
Verso il voto
Se il Centro - prima di esporsi sulle ultime novità del dossier - preferisce discuterne internamente, la Lega ribadisce la volontà di far votare i cittadini. «Le novità emerse in audizione sono positive», sottolinea il capogruppo Boris Bignasca. «La nostra intenzione è quella di approvare in Parlamento il progetto ma di utilizzare lo strumento del referendum finanziario per far decidere la popolazione». Posizione molto simile quella dell’UDC. «Di fondo, non siamo contrari a questa operazione», evidenzia il deputato Paolo Pamini. «Tuttavia, vista l’entità dell’esborso, è giusto che sia il popolo a decidere». Da parte sua, il PS saluta positivamente i passi avanti. «Nella nostra valutazione ci sono due aspetti», dice il co-presidente Fabrizio Sirica. «Uno, che ci fa pendere a favore, è che purtroppo non c’è un piano B. Siamo consapevoli che senza questa operazione si ritarderebbe per troppi anni l’urgenza della Magistratura. L’altro, che ci preoccupa, è legato ai tagli che verranno effettuati nelle prossime settimane. Stride investire nel mattone quando si taglia sulle persone».
L’analisi
La politica è stata quindi aggiornata sulle novità dell’operazione. Per maggiori dettagli, ci siamo rivolti direttamente al Dipartimento delle istituzioni. «Era importante esporre alla Commissione il lavoro svolto durante l’estate», sottolinea Andreotti. «Infatti, dopo l’audizione dello scorso giugno, erano stati sollevati alcuni temi. Il primo: la presenza delle autorità giudiziarie sul territorio. Il secondo: l’implementazione del progetto nazionale di digitalizzazione ‘‘Justitia 4.0’’ in rapporto allo stabile EFG e la ristrutturazione di Palazzo di giustizia. Il terzo: il valore complessivo dell’investimento, dunque il costo dell’acquisto dell’edificio e quello degli interventi di adeguamento ». Il Dipartimento, sulla base dei temi sollevati dalla Commissione, ha quindi svolto un’analisi tecnica approfondita sia interna, sia esterna. «Abbiamo potuto contestualizzare l’intero dossier, tenendo però sempre presente l’entrata in vigore del progetto nazionale di digitalizzazione della Giustizia, che dovrebbe essere finalizzato nel 2027-28», rileva ancora Andreotti. Dagli approfondimenti effettuati e poi condivisi con la Commissione, è emersa la necessità di trovare una casa per le autorità giudiziarie e i servizi amministrativi, «che per legge devono essere presenti a Lugano. Abbiamo quindi rassicurato i commissari sul fatto che non si intende centralizzare nulla. L’unica novità è che riporteremo, come previsto dalla legge, la Corte d’appello di revisione penale da Locarno a Lugano, viceversa proponiamo di trasferire per compensazione territoriale da Lugano a Locarno il Tribunale di espropriazione».
Si può risparmiare
Sul fronte della rivoluzione digitale prevista a livello federale, sono state innanzitutto chiarite le tempistiche. Inoltre, e questo è un aspetto centrale, «abbiamo accertato che lo stabile EFG ci permette di disporre dell’infrastruttura adeguata», sottolinea ancora la direttrice del Divisione della giustizia. «Ce lo ha confermato la stessa banca, che dispone già di un sistema informatico di altissimo livello». È stata altresì valutata la possibilità di costruire da zero una cittadella della Giustizia. «Ma non può funzionare per almeno due motivi: innanzitutto non è disponibile un terreno con le dimensioni necessarie in centro città, inoltre le tempistiche sarebbero troppo lunghe in rapporto alle esigenze della giustizia digitale in particolare», commenta Andreotti. Piena conferma, poi, dell’occupazione totale degli spazi negli stabili interessati.
Luce verde alle modifiche
La Divisione, durante il lavoro di approfondimento, ha da parte sua ottenuto rassicurazioni dall’architetto Mario Botta («padre» dello stabile ex Banca del Gottardo) sulla coerenza della natura dell’edificio in rapporto ai contenuti previsti nonché sulla possibilità di modificare internamente l’edificio. Ma per quanto riguarda l’investimento? Detto degli 80 milioni per l’acquisto dello stabile EFG come previsto dal messaggio, ci sono poi circa 56 milioni per le opere di adattamento, altri 5 milioni per il rinnovamento dell’edificio in via Bossi e 83 milioni per la ristrutturazione del Palazzo di giustizia. «Siamo a 224 milioni di spesa complessiva, tutto compreso», aggiunge Andreotti. «Ma siamo arrivati a una fase storica di fine ciclo di vita per alcuni stabili come l’attuale Palazzo di giustizia. L’investimento è quindi pensato per i prossimi 50 anni, per le prossime generazioni. Inoltre, aspetto non secondario, con questa operazione si procede a riammodernare e a riutilizzare tre stabili istituzionali in pieno centro città, senza quindi nuove costruzioni». Alla Commissione è comunque stata presentata una revisione degli interventi nello stabile EFG. Si parla di impianti tecnici, serramenti e via discorrendo. «L’investimento previsto nel messaggio era di circa 56 milioni di franchi, con la revisione effettuata arriviamo a 37,7 milioni», rimarca la direttrice. «Si tratta di una ventina di milioni in meno. E questo anche perché negli anni la banca ha mantenuto in ottimo stato anche gli interni dell’edificio».