Ambiente e natura

Paura in Ticino per le arnie vuote, gli apicoltori lanciano l’allarme

Tra gli operatori del settore si teme di perdere sino al 50% delle colonie - Segnali poco incoraggianti arrivano dal Malcantone e dal Basso Mendrisiotto, le due zone più colpite dalla moria - Il fenomeno non riguarda soltanto il nostro cantone ma tutta l’Europa
Le morie negli apiari ticinesi preoccupano moltissimo gli apicoltori. Si teme di perdere fino al 50% di produzione di miele ©CDT/Chiara Zocchetti
Dario Campione
10.02.2021 06:00

«Ormai le stagioni non sono più quattro ma due e mezza. La natura è cambiata, per noi è una lotta continua». Fabio Salvi, ispettore degli apiari del circondario di Lugano Est, tenta di dare una spiegazione a una realtà dura da digerire: le api muoiono, molto più di prima. E gli alveari si svuotano. Alle sue parole fanno eco quelle, simili, del collega del Mendrisiotto, Carmelo Zanatta, il quale non esita però a definire «impressionante» quanto sta accadendo.

«Le morie negli apiari sono molto importanti - dice Zanatta - prima di aprire gli alveari bisognerà aspettare ancora un mesetto, ma la paura è forte, quantomeno tra noi apicoltori. Il fenomeno è evidente e non sappiamo che cosa lo stia provocando».

Zanatta azzarda anche una cifra che, se si rivelasse esatta, potrebbe diventare un gigantesco problema: «Temo - dice - che potremmo perdere il 50% delle nostre api».

L’ispettore del Mendrisiotto racconta di «persone che portano arnie vuote» e di altre che «per la vergogna non mi interpellano perché pensano di non aver svolto bene il loro lavoro, senza sapere che le colpe sono altrove. Anche negli anni scorsi succedeva sempre qualcosa, l’1 o 2% di moria è normale, ci sta. Ma quest’anno le api sembrano essersi indebolite, molte hanno preso il virus e sono morte».

Sì, perché non sono soltanto gli uomini a combattere contro nemici invisibili. Nel caso delle api, il colpevole è un parassita, la varroa. E non c’è nemmeno un vaccino che possa arginare il problema.

Davide Conconi, presidente della Federazione ticinese apicoltori (FTA), è ovviamente a conoscenza dei timori di molti associati. «La situazione nel cantone pare difficile, sappiamo che ci sono state perdite e non siamo in grado di valutare adesso come sarà il risveglio primaverile. I segnali più allarmanti arrivano dal Basso Mendrisiotto, nel Sopraceneri le cose sembrano invece andare diversamente. In realtà, nessuno può dire oggi se il problema riguarderà in generale tutti o sarà localizzato a determinate zone e territori. Allo stesso modo, non è facile attribuire a una sola causa quanto sta succedendo.

Secondo Conconi, il Ticino rimane al momento «in linea con quanto accaduto nel resto della Svizzera: gli ultimi 3-4 anni sono andati meglio dei 4-5 precedenti, quando le perdite erano state maggiori. I fattori negativi ci sono sempre stati, sono tantissimi e incidono in modo diverso».

Oltre alla varroa, una sorta di zecca che colpisce larve e adulti e trasmette virus letali, il problema più sentito dagli apicoltori pare essere l’uso intensivo di pesticidi e insetticidi, soprattutto nei vigneti del Sottoceneri. «Quando ne abbiamo l’occasione, cerchiamo di sensibilizzare i produttori di vino su un utilizzo inferiore di fito-sanitari - dice Conconi -. È difficile valutare l’impatto di questi agenti chimici, un avvelenamento acuto è raro ma anche gli avvelenamenti striscianti indeboliscono le colonie in modo marcato».

In effetti, secondo moltissimi esperti l’uso della chimica di sintesi in agricoltura è uno dei maggiori responsabili della morte delle api. Nell’Unione Europea, in seguito alle pressioni delle organizzazioni ambientaliste, tre pesticidi neonicotinoidi sono stati banditi dal mercato nel 2018. Una misura che però non è stata in qualche caso sufficiente: a poche decine di chilometri dal confine ticinese, nelle province pedemontane della Lombardia, nella primavera del 2020 un migliaio di alveari ha registrato percentuali elevatissime di spopolamento, con la morte di migliaia di bottinatrici. Stando al solo calcolo economico, la stessa UE ha stimato un danno di 15 miliardi per il Vecchio Continente. All’uso di sostanze chimiche che sta facendo strage di impollinatori si aggiunge, poi, una minaccia più difficile da affrontare: il cambiamento climatico. Il meteo incostante condiziona la produzione di nettare da parte delle piante e stravolge gli equilibri nello sviluppo delle famiglie di api. Ciò accade perché le continue oscillazioni della temperatura portano sempre più spesso le api a riprodursi con i primi caldi primaverili; le esploratrici e le bottinatrici (quelle che raccolgono il polline) escono dall’alveare convinte di trovare cibo a sufficienza, salvo poi rendersi conto che le fioriture sono state interrotte da improvvise gelate. A causa di ciò, sempre in Lombardia, è stata incrementata la nutrizione artificiale con sciroppi di zucchero, cosa che ha alterato (e abbassato) la qualità del miele. In Ticino, dice ancora Conconi, «non c’è stato sinora alcun crollo della produzione. Ci ha molto aiutato la conformazione del territorio che offre la possibilità di portare le arnie in quota e di trovare, così, nuove fioriture. Certo, la preoccupazione per l’inquinamento e per l’uso eccessivo dei pestici resta, in particolare nel Mendrisiotto. Sarebbe importante che su questo vi fosse un monitoraggio costante e che gli apicoltori fossero proattivi annunciando tutti i casi sospetti di avvelenamento ad apiservice, il servizio sanitario apistico svizzero».

Da aprile a Mezzana l’apiario didattico

Gli allevatori di api e produttori di miele associati alla Federazione Ticinese Apicoltori (FTA) sono oggi 530, in gran parte hobbisti. In media, ogni apicoltore ticinese (e della Moesa) possiede una quindicina di arnie. Gli apicoltori professionisti, per i quali l’apicoltura è parte importante del reddito, sono invece una trentina.

Struttura a più funzioni

Dalla fine del prossimo mese di aprile, in collaborazione con il Centro professionale di Mezzana e la Fondazione Blue Planet, la FTA gestirà proprio a Mezzana un apiario didattico, insieme «service» per i produttori di miele e laboratorio per le scuole

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