Pene sospese per il crollo in galleria

LUGANO - La mancata realizzazione dei fori di drenaggio nel tratto in cui un blocco di 7,5 tonnellate di calcestruzzo si staccò dalla parete della galleria del San Salvatore sull’A2 l’8 giugno 2016 non è stata la causa del crollo. O quantomeno non è stato possibile stabilire un nesso causale certo fra questa mancanza e l’incidente. Ma resta il fatto che quei fuori non siano stati eseguiti.
Questo è quel che si può intuire dalla sentenza della Corte delle assise correzionali di Lugano, consegnata oggi alle parti e comunicata alla stampa tramite una nota. Il processo, ai danni di quattro imputati che avevano lavorato al risanamento della galleria tra il dicembre 2011 e l’aprile 2012, si era tenuto su tre giorni la scorsa settimana. Le imputazioni a loro carico erano quelle di franamento, violazione delle regole dell’arte edilizia e turbamento del traffico, tutte per negligenza.
Nella sua sentenza, il giudice Mauro Ermani ha pienamente prosciolto un 67.enne ingegnere civile e ha comminato tre pene pecuniarie sospese per due anni (di 180, 30 e rispettivamente 60 aliquote giornaliere) ai restanti tre imputati, un 53.enne ingegnere (responsabile della direzione locale dei lavori), un 67.enne impresario costruttore (vice responsabile della direzione locale dei lavori) e un 35.enne (assistente alla direzione dei lavori).
In particolare la Corte li ha riconosciuto colpevoli del reato di violazione delle regole dell’arte edilizia per negligenza, mentre sono per contro stati prosciolti dalle imputazioni di franamento per negligenza e di perturbamento della circolazione per negligenza. In altre parole, franamento o meno, per la Corte i tre avrebbero dovuto assicurarsi che quei fori di drenaggio venissero realizzati.
La Corte ha inoltre respinto integralmente la pretesa di risarcimento di USTRA (committente dei lavori di risanamento e accusatore privato nel procedimento) e ha riconosciuto agli imputati un rimborso di buona parte delle spese legali.