Idroelettrico

Per la Calcaccia la strada ora è più in discesa

Airolo: il rinnovo della concessione della centrale sta per compiere un deciso passo avanti con l’adozione delle modifiche pianificatorie - L’iter è iniziato nel 2011 subito dopo il chiaro no del Gran Consiglio alla riversione a favore del Cantone - Intanto è stato trovato l’accordo fra l’azienda comunale e l’AET
© Comune di Airolo
Alan Del Don
08.04.2021 06:00

Fra due anni, nel 2023, sarà trascorso un secolo da quando l’Azienda elettrica comunale di Airolo è diventata proprietaria dell’impianto idroelettrico della Calcaccia. E saranno altresì passati vent’anni dalla scadenza della concessione per lo sfruttamento delle acque. Un permesso che il borgo altoleventinese vuole rinnovare per altri quattro decenni. L’iter, iniziato nel 2011, è stato lungo e laborioso, e soprattutto non è ancora concluso. Un passo importante verrà compiuto lunedì prossimo, 12 aprile, quando il Legislativo si esprimerà su alcune modifiche delle varianti di Piano regolatore adottate due anni or sono e attualmente in fase di approvazione da parte del Consiglio di Stato. Il sì è scontato. E andrà a premiare gli sforzi profusi dal Municipio per scongiurare la riversione a favore dello Stato del suo gioiello di famiglia.

Una procedura laboriosa

Non è stato facile e non lo sarà anche dopo il via libera del plenum. Tuttavia la strada, ora, è sicuramente più in discesa di quanto non lo fosse nel 2003. La domanda iniziale di rinnovo da parte del Comune era stata respinta dal Dipartimento delle finanze e dell’economia. Scontata l’opposizione di Airolo. A ciò si aggiunse un coro di protesta che si alzò non soltanto dalla Leventina, ma da tutto il Bellinzonese, in quanto parallelamente si giocava un’altra partita, quella per il futuro della Morobbia, la cui concessione da parte della Città sarebbe scaduta nel 2010.

Sta di fatto che il 19 ottobre 2010 il Gran Consiglio rinunciò ad esercitare il diritto di riversione della Calcaccia, respingendo il messaggio governativo. Da quel momento è iniziata la vera e propria procedura per la richiesta di rinnovo che, va detto, non prevede lo sfruttamento di risorse idriche supplementari. Nel dicembre 2015 il corposo incarto è stato trasmesso ai preposti uffici cantonali. Quattro anni più tardi il dossier è stato aggiornato e, infine, a metà 2020, è stato raggiunto un «accordo sostenibile» con l’Azienda elettrica ticinese (AET) che «salvaguarda gli interessi comunali» e quelli dell’Azienda elettrica comunale (AECA).

Raggiunta l’intesa

Fra le condizioni poste dal Parlamento nel 2010, infatti, vi era anche la sottoscrizione di un contratto di collaborazione fra il Comune e l’AET valido per la durata della concessione. Due enti che viaggiano sullo stesso binario – ne è fedele testimonianza, ad esempio, il progetto del Parco eolico sul Passo del San Gottardo – e che intrattengono dei rapporti «sempre rivolti a una sinergia positiva», si legge nel messaggio che verrà discusso in Consiglio comunale. Grazie all’intesa l’azienda comunale airolese ha potuto «conservare la gestione in proprio della produzione della centrale, fatto per niente scontato visti i presupposti fissati dal Gran Consiglio». Il contratto «avrà un effetto sostanzialmente neutro sulle finanze» dell’AECA.

Deflussi, ecco la soluzione

Le varianti sottoposte per approvazione al Legislativo riguardano tre aspetti. Il primo concerne la «codifica» quale area di interesse pubblico non solo della centrale di produzione ma di tutte le altre opere rilevanti (stoccaggio, adduzione, rilascio, eccetera). Secondariamente si procederà ad un adattamento del Piano dell’urbanizzazione. E, in conclusione, saranno necessarie delle modifiche al Regolamento edilizio. Si tratta insomma di costi aggiuntivi ancora da quantificare nel dettaglio a fronte di minori ricavi, in particolare a seguito dei deflussi minimi (in corrispondenza della presa sul riale Calcaccia pari al 20% della portata in arrivo ma solo nel periodo estivo, questa almeno è la proposta fatta dall’Esecutivo che necessita però di un’autorizzazione federale speciale), dell’aumento delle spese di manutenzione e dei costi d’esercizio annui (circa 10.000 franchi) e della realizzazione delle indispensabili misure di compenso ecologico (si prevede un investimento di poco superiore al mezzo milione).

È sopportabile per le finanze dell’Azienda elettrica comunale? Secondo il Municipio sì, anche se tiene a precisare che «l’adozione di misure più draconiane» potrebbe mettere a repentaglio «la continuità della centrale sul lungo termine».

L’impianto della Morobbia

Gli occhi degli addetti ai lavori della nostra regione sono rivolti non solo alla Calcaccia, ma anche ad un’altra centrale idroelettrica, quella della Morobbia, di proprietà della Città di Bellinzona. La concessione è scaduta a fine 2010 e l’obiettivo è il rinnovo per i prossimi 40 anni. La variante di Piano regolatore è stata pubblicata a fine 2020; si prevedono interventi per circa 23 milioni di franchi. Il Consiglio comunale dovrebbe esprimersi entro la fine dell’anno.