Ambiente

Pesci e corsi d’acqua, «c’è preoccupazione»

Siccità e canicola fanno alzare le temperature dei fiumi oltre il limite di sopravvivenza dei salmonidi – Ne parliamo con Urs Lüchinger, presidente della Federazione ticinese per l'acquicoltura e la pesca
Giona Carcano
06.08.2022 06:00

«Come descriverei la situazione? Direi preoccupante». Urs Lüchinger, presidente della Federazione ticinese per l’acquicoltura e la pesca (FTAP), non ci gira troppo attorno. A causa del caldo e della siccità, i corsi d’acqua del cantone stanno soffrendo. Da un lato, i fiumi di pianura hanno temperature troppo elevate; dall’altro, in quota, la portata d’acqua si è ridotta fino a raggiungere livelli allarmanti. E a farne le spese è la fauna ittica, in particolare la trota. «In montagna le temperature dei riali non sono così elevate, eppure scarseggia la materia prima, l’acqua», racconta Lüchinger. «Di conseguenza, i torrenti diventano rigagnoli. Fortunatamente la trota è un pesce molto resistente, sa adattarsi a situazioni diverse e per ora non vedo grossi problemi in vista del periodo di riproduzione. Ma devono arrivare le piogge autunnali».

Questo per quanto riguarda le alture, i fiumi di montagna appunto. Diverso, invece, il discorso per i corsi d’acqua in pianura. «In questo caso il problema è oramai endemico», spiega ancora l’esperto. «Nei tratti in cui la temperatura sale oltre i 22-23 gradi centigradi, i salmonidi non resistono (nel Reno, è notizia di ieri, la temperatura ha raggiunto i 26,3 gradi e qualche temolo morto è stato già avvistato, ndr). Ma la maggior parte avverte il pericolo e si sposta in altura o ripara nei laghi».

Non torneranno più

Il risultato, però, è lo stesso: interi tratti di fiume senza trote, una delle specie più amate dai pescatori nostrani. «E una volta fuggite, non tornano più», rileva con amarezza Lüchinger. «Quando un corso d’acqua raggiunge picchi di 24-25 gradi in luglio e in agosto, si spopola di salmonidi. Il loro posto viene così preso dai ciprinidi, che rimpiazzano la trota». Difficilmente, poi, quel tratto di fiume interessato dalla scomparsa dei salmonidi potrà essere ripopolato. «Il piano di ripopolamento condiviso fra Cantone e Federazione di pesca tiene in considerazioni questi aspetti», spiega il presidente. «Laddove è dimostrato che le condizioni per la sopravvivenza dei salmonidi non sono più date, non si immettono più pesci prodotti dai vari stabilimenti. Il piano di semina, infatti, elimina questi tratti, che non vengono più rivitalizzati con le trote: sarebbe un paradosso immettere una specie in un ambiente non adatto alla sua sopravvivenza».

Questione di centimetri

La trota, quindi, andrà inseguita altrove. «Più in alto», come suggerisce Lüchinger. Salire sempre più in quota per trovare i salmonidi è una tendenza conosciuta ormai da qualche anno in Ticino. «È logico: non vado a pescare nel basso Cassarate, dove non troverò pesci. Dovrò salire, anche sopra i 1.000 metri di altitudine». In prospettiva, questi spostamenti forzati potrebbero diventare ancora più frequenti, di pari passo con le temperature estreme e i prolungati periodi di siccità. «È probabile, sì, ma la pesca e la regolamentazione sono sempre in evoluzione», sottolinea ancora l’esperto. «Ma è anche per questo che si sta analizzando, assieme all’Ufficio caccia e pesca, l’applicabilità della misura minima differenziata per la cattura di trote. Oggi, per la trota fario, la più comune nella nostra regione, la misura minima è di 24 centimetri. Eppure, in certi contesti, questa dimensione non è più soddisfacente per la riproduzione del pesce. A seconda dell’ambiente e della disponibilità di nutrienti, l’attuale misura minima non protegge più la prima riproduzione della fario».

Una proposta arrivata anni fa dagli stessi pescatori. «Personalmente sono favorevole all’introduzione della nuova regolamentazione. È vero, si complica un po’ la vita del pescatore. Ma chi svolge l’attività sul lago, è da sempre confrontato a moltissime misure diverse, quindi non vedo un grosso problema. È una questione di abitudine». Differenziare, fiume per fiume, la misura minima di cattura. In questo modo si aiuterà l’ecosistema ittico. La proposta, fatta lo scorso anno dalla FTAP al Cantone, è in fase di analisi. Per quanto riguarda la trota fario, una decisione finale potrebbe arrivare entro il 2024.

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