Valle di muggio

Pianspessa senza segreti e vicina alla rinascita

La masseria sulle pendici del Generoso ha aperto le sue porte al pubblico che per due giorni ha potuto visitarla accompagnato ai promotori del disegno di recupero
©CDT/GABRIELE PUTZU
Lidia Travaini
14.09.2020 06:00

C’è chi l’ha definito un posto magico e chi ha paragonato il progetto di cui è protagonista un viaggio nel tempo. Da quando ha cominciato a far parlare di sé la masseria di Pianspessa è in ogni caso entrata nel cuore di tanti. Vuoi per la sua storia (la sua costruzione è attribuibile a un noto architetto, Simone Cantoni vissuto tra il 1739 e il 1818), vuoi per la sua posizione suggestiva sulle pendici del monte Generoso e affacciata sulla Valle di Muggio, vuoi perché il sogno dei due fratelli momò che si sono lanciati in quell’avventura che è il suo restauro e la sua valorizzazione ha colpito molte persone.

Parola d’ordine: condividere

È quindi anche per coinvolgere le persone a cui la rinascita del podere è entrata nel cuore che questo fine settimana la masseria ha aperto le sue porte al pubblico, che era libero di raggiungerla e di visitarla in compagnia di Luca e Samuele Cereghetti - i fratelli promotori del progetto - e dell’architetto Roi Carrera che si occupa dei lavori.

Fase burocratica agli sgoccioli

L’iniziativa si inserisce nell’ambito delle Giornate europee nel patrimonio e si è protratta per tutto il fine settimana. Ne abbiamo approfittato per fare un punto sul progetto con Luca Cereghetti. «Poco più di un anno fa (vedi CdT del 4 giugno 2019) abbiamo portato a termine una prima fase di lavori, quelli per la messa in sicurezza degli edifici. Gli interventi erano urgenti e indispensabili perché le costruzioni si trovavano in stato precario ed è stato necessario consolidarle per evitare di perdere sostanza monumentale prima del restauro e recupero vero e proprio. Concluso quello step siamo entrati in una fase che definirei burocratica».

Gli ultimi 12 mesi circa, continua il nostro interlocutore, sono stati contraddistinti da un costante interloquire «con le autorità cantonali e le autorità federali che valutano progetti come il nostro, con l’obiettivo di capire quali finanziamenti potremmo ricevere». L’investimento necessario stimato per completare il recupero è di circa 4 milioni di franchi, una cifra tutt’altro che semplice da racimolare. «Tra poche settimane dovremmo ricevere una risposta da parte del Cantone. Quando saremo in grado di quantificare l’aiuto cantonale, potremo capire meglio quanto ci manca».

Le cifre sono importanti, sottolinea Cereghetti, quindi «oltre ai fondi privati, che naturalmente ci saranno, dovremo cercare qualsiasi tipo di sostegno possibile. Stiamo già identificando pian piano delle fondazioni che potrebbero aiutarci e sostenere le operazioni che hanno una forte valenza territoriale, ad esempio il recupero dei muri a secco o la ristrutturazione della masseria che in futuro sarà attiva quindi avrà contenuti agricoli».

Un progetto tira l’altro?

La speranza del team formato dai due fratelli legata allo scorso fine settimana era quindi anche di «stuzzicare l’interesse di più persone possibili». Luca è tuttavia consapevole anche di un’altra realtà: «Nel Mendrisiotto restano ormai davvero poche masserie, magari dare la possibilità di visitare la nostra e di far conoscere il nostro progetto di rinascita fa venire voglia a qualche proprietario di un altro piccolo patrimonio di avviare a sua volta un progetto di recupero. Magari possiamo aiutare a capire cosa fare, da dove iniziare, eccetera».

Dove e come

La masseria di Pianspessa si trova lungo la strada che dalla Bellavista passa per la Muggiasca e continua sul sentiero che porta a Muggio. È composto da campi e pascoli e svariati edifici, tra cui un roccolo, una nevèra, degli aceri secolari (che, con i loro 5 metri di diametro, sono probabilmente stati piantati attorno al 1770), una stalla, ma soprattutto la struttura principale, oggi fatiscente, completa di una cucina, di un salone signorile, con tanto di camino, utilizzato fino a pochi anni fa come pollaio, un locale che serviva da caseificio, o ancora una graa.

L’intento dei due fratelli è di dare una seconda vita al comparto, creando sia contenuti didattici, sia agricoli.

Sul sito dedicato al progetto (www.pianspessa.com) si legge: «Gli edifici, una volta restaurati, accoglieranno un nuovo caseificio, un laboratorio per la preparazione dei salumi, cantine, un’area accoglienza e degustazione, degli spazi didattici, degli alloggi ed un orto. Situato al centro del comprensorio di Pianspessa, il nucleo fungerà da teatro della cultura e del gusto locali, accompagnando l’avventore dai verdi pascoli alla tavola - passando per il caseificio e le cantine - alla scoperta delle eccellenze nostrane».

Restaurare sì, ma quale versione?

Cereghetti è rimasto molto soddisfatto dall’affluenza nelle due giornate di porte aperte: «Ci hanno fatto visita circa 100 persone sabato e oltre 120 domenica, soprattutto gente della regione. Considerato quanto siamo discosti, è un bella testimonianza di quanto interesse ci sia attorno al progetto». Ai visitatori i promotori hanno proposto la storia sconosciuta ai più della masseria e presentato le idee per il suo recupero. E spesso ne è nato un dialogo: «Il pubblico ha capito subito le principali tematiche, in particolare la domanda sul cosa recuperare: le forme settecentesche ricercate dell’architetto Cantoni oppure anche le modifiche apportate dai massari negli anni successivi? Noi non lo sappiamo ancora, è una cosa di cui discuteremo con l’Ufficiocantonale dei beni culturali». La masseria, infatti è un bene tutelato.