Bellinzona

Piazza del Sole, fra sogni e progetti naufragati

Se a Lugano si pensa ad una spiaggia, all’ombra dei castelli le diverse idee per far «vivere» l’agorà non sono state coronate da successo - Lo spazio è stato volutamente lasciato vuoto per ospitare degli eventi
«Ritratta» dal drone. (Foto Pedrazzini)
Alan Del Don
16.01.2019 10:13

Bellinzona l’argomento che più divide gli abitanti è piazza del Sole. Per molti va bene così, secondo altri invece bisognerebbe farla «vivere» maggiormente. Il tema non è nuovo; se ne parla almeno da quasi quarant’anni, quando il compianto architetto Livio Vacchini presentò il primo progetto per la rivalorizzazione dello spazio che in precedenza era adibito a parcheggio. Ci ritorniamo oggi sull’onda dell’idea, lanciata ad inizio mese a Lugano dal linguista Alessio Petralli, di creare una lingua di sabbia dalla foce del Cassarate fino al LAC. E ricordando anche che a Locarno nel 1997 c’era persino stato chi (nella persona di Pierre Pedrioli, grafico ed artista di Aurigeno) aveva auspicato la realizzazione di un’effimera pista da sci unitamente a quella del ghiaccio.

Per piazza del Sole ai piedi del Castelgrande non c’è mai stato, a dire il vero, un progetto tanto avveniristico in grado di suscitare accese discussioni. Eccezion fatta per il cosiddetto «Flying Roof», il tetto volante ideato nel 2006 dall’architetto Filippo Broggini e dall’ingegnere Mauro Pedretti che avrebbe dovuto coprire l’agorà quasi per intero. La struttura, del costo di un milione di franchi, sarebbe stata utilizzata al posto dei capannoni per le manifestazioni e avrebbe consentito di creare degli spettacolari giochi di luce. Alla fine non se ne è fatto nulla. Così come non hanno visto la luce il complesso congressuale da 80 milioni promosso dalla Migros nel 2001 (sette piani firmati dall’architetto Mario Botta) e l’albergo da 60 camere doppie e spazi per riunioni e seminari a cura dell’architetto Sergio Cattaneo (investimento di 13 milioni finanziato da privati).

E sì che la prima idea partorita dalla fervida mente di Livio Vacchini prevedeva la posa di una «serie di alberi» in grandi vasi di granito. Non solo. Si immaginavano persino «due grandi specchi d’acqua orientati verso il centro dello spazio tramite due lunghe panchine in granito». Eravamo tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta. Il progetto era stato approvato da tutte le istanze comunali nel 1989. Nel 1997 gli intendimenti iniziali furono rivisti sulla base di una mozione inoltrata dal PPD; da un lato per motivi di risparmio e, dall’altro, perché nel frattempo l’agorà iniziava a diventare l’epicentro di eventi e manifestazioni. Ecco pertanto che Vacchini nel 1999 eliminò l’arredo: via le piante previste attorno al perimetro, niente giochi d’acqua e, soprattutto, al posto delle lastre di granito del calcestruzzo con, unicamente, degli inserti di gneiss come voluto dai cittadini in votazione (con alcuni abitanti che avrebbero preferito il prato...).

«Qualcosa alla fine è stato fatto»

Piazza del Sole da allora è rimasta concettualmente «vuota». Un quadrato di 60 metri di lato che in pratica funge da tetto per l’autosilo sotterraneo con i quattro corpi emergenti in cemento armato (che non sono nient’altro che le uscite per chi ha appena posteggiato) e i gradini a fungere da perimetro sui quali nelle belle giornate si siedono a mangiare studenti e turisti. Il grande faro l’illumina (non d’immenso) la notte. Nell’agosto 2008 i consiglieri comunali Matteo Bianchi e Tiziano Zanetti chiesero, attraverso una mozione (accolta dal plenum nella primavera 2010), di indire un concorso di idee. In parole povere si volevano riproporre gli elementi di arredo urbano eliminati dieci anni prima. Gli architetti, così come fu il caso per la chiamata alle urne sulla pavimentazione, scesero in campo in difesa del progetto di Vacchini. «Soltanto l’ipotesi lontana che qualcuno possa pensare di aggiungere arredi urbani oppure operare interventi paesaggistici (...) ci fa sinceramente rabbrividire, scrisse la sezione ticinese della Federazione architetti svizzeri.

«A parte la fontana posata recentemente davanti alla sede dell’Azienda multiservizi non è stato fatto nulla. Per quanto riguarda l’altro auspicio che veniva formulato, ovvero far vivere maggiormente piazza del Sole, devo ammettere che il Municipio ha operato in tal senso con ottimi risultati», rileva Tiziano Zanetti, il quale ancora oggi siede tra i banchi del Legislativo. Effettivamente il «cuore» della capitale nell’ultimo decennio si è animato, nel rispetto dei decibel: l’ex EstateInsieme, il villaggio di Natale e quello per le tappe del Tour de Suisse, i concerti, i festeggiamenti del 1. agosto, l’esposizione di auto, manifestazioni varie, sfide di beach volley, carnevale e così via.

Alla fine forse aveva visto giusto l’architetto luganese Paolo Fumagalli, il quale in un contributo del 2012 che abbiamo ritrovato online osservò che «il problema è altrove, non nella piazza. Sta nella progressiva perdita di valori sociali della città e del suo ruolo di aggregazione, sta nello sbriciolamento dei luoghi dedicati alla collettività dispersi nell’urbanizzazione diffusa, sta nella perdita di identità della città stessa, delle sue strade e delle sue piazze. Quei valori che proprio Livio Vacchini ha cercato di creare e ritrovare, in questa piazza del Sole, l’unica nuova piazza realizzata in Ticino nei tempi moderni».