In aula

Picchiatori o samaritani?

Per l'accusa ognuno degli otto detenuti ha contribuito alla rissa alla Stampa, per le difese sono tutti da prosciogliere (salvo uno)
(Foto Maffi)
Federico Storni
28.03.2019 18:09

LUGANO - «Il dizionario Garzanti definisce “rissoso” colui che litiga con facilità. Una definizione che calza a pennello nel caso in esame». È con queste parole che la procuratrice pubblica Pamela Pedretti ha iniziato la sua requisitoria durante il processo a carico di otto detenuti per una rissa in carcere le scorso giugno alla Stampa (vedi suggeriti).

«Quello che inzialmente era un diverbio a due si è trasformato con l’aiuto di tutti gli imputati una vera e propria bagarre – ha continuato la procuratrice. – Tutti e otto hanno partecipato attivamente alla rissa, intervenendo direttamente. Interventi che l’hanno alimentata. Alcuni hanno detto di aver agito da pacieri, ma allora perché nessuno è riuscito nell’intervento? Non si può sostenere che nessuno degli imputati si è limitato a respingere gli attacchi, separare i protagonisti o difendere altre persone».

Pedretti ha pertanto chiesto otto mesi di carcere da espiare per le due persone da cui è scaturita la rissa, un albanese e un italobrasiliano coinvolto nell’omicidio di via Odescalchi, e sei mesi per gli altri cinque albanesi coinvolti: «È grave anche la colpa di chi fa proprio un litigio che non lo riguarda, fomentandolo. Invece di mettere le mani in tasca, hanno deciso di menarle». Pedretti ha infine chiesto tre mesi per chi è uscito peggio dalla rissa, un ucraino pure coinvolto nei fatti di via Odescalchi: «Sebbene abbia avuto la peggio, non è esente da colpa: anche lui ha sbagliato intervenendo in una questione che non lo riguardava».

Per contro le difese hanno chiesto in linea di massima un proscioglimento dei loro assistiti.

Per i legali dell’italobrasiliano (Deborah Gobbi) e dell’ucraino (Mario Bazzi), i due non hanno partecipato a una rissa, ma sono piuttosto stati aggrediti. “Emerge un attacco unilaterale e spietato, lo dicono anche gli agenti di custodia”, ha detto Gobbi. «Gli albanesi hanno infangato il mio assistito – ha detto Bazzi, - gettandogli addosso tutte le responsabilità. Ma lui se ha agito lo ha fatto solo per difendersi. Nessuno l’ha visto sferrare pugni o calci».

Argomenti, questi, evocati anche dai legali degli altri cinque albanesi: i loro assistiti o volevano dividere chi si picchiava, o volevano sedare la rissa, o non sono stati visti sferrare pugni o calci. In ogni caso i filmati della videosorveglianza non fanno chiarezza.

L’unico che ha riconosciuto il capo d’imputazione di rissa è stato l’albanese che ha iniziato il litigio con l’italobrasiliano e che ha ammesso di aver sferrato il primo pugno. Il suo legale, Stefano Pellegrini, ha in ogni caso richiesto una pena ridotta rispetto alle richieste dell’accusa e al beneficio della condizionale.

La sentenza del presidente delle Assise correzionali Mauro Ermani è attesa domani.