LEAR

«Più autonomia ai Comuni»

Ultimo giorno di consultazione per la revisione della legge sugli esercizi alberghieri e sulla ristorazione - Il Dipartimento delle istituzioni non ha concesso proroghe per l’inoltro delle risposte - Gli enti locali: «L’aumento della capacità ricettiva limitata a dieci autorizzazioni non basta»
©Gabriele Putzu
Francesco Pellegrinelli
17.02.2023 06:00

Nessuna proroga. Il Dipartimento delle istituzioni ha preferito tirare dritto, respingendo ogni richiesta di rinvio del termine per l’inoltro delle risposte alla consultazione sulla Lear, la legge sugli esercizi alberghieri e sulla ristorazione.

Una decisione motivata dalla necessità di introdurre il prima possibile le modifiche di legge. Una consultazione lampo, dunque - il termine scade infatti oggi - che tuttavia obbligherà il DI a chinarsi almeno su due aspetti. Accanto alla questione dei 16.enni nelle discoteche, il Dipartimento dovrà valutare in che misura tener conto anche delle critiche legate alla nuova definizione del concetto di capacità ricettiva degli esercizi pubblici. Una proposta che - così come formulata - non piace a tutti i Comuni, specie quelli a vocazione turistica.

Cosa propone la revisione?

«L’attuale regime prevede una suddivisione rigida e precisa tra capacità interna ed esterna», spiega il direttore di GastroTicino Gabriele Beltrami. A ogni esercizio pubblico, per legge, viene infatti assegnato un determinato numero di posti, interni ed eventualmente esterni, in funzione della metratura del locale, della dimensione della cucina e di altri parametri legati per esempio alla sicurezza. «Un domani, invece, l’esercizio pubblico, che dispone dello spazio necessario, potrà usufruire di una maggiore flessibilità nell’assegnazione dei posti, a seconda delle proprie esigenze», osserva Beltrami. «Un esercizio pubblico potrà decidere, per esempio, di aggiungere dieci sedie all’esterno, a patto di disporre dello spazio necessario per farlo». Ad una condizione: «La modifica impone che venga rispettata la capacità ricettiva dell’esercizio». Questa, tuttavia, non verrà più calcolata in termini di posti disponibili, ma in avventori. «Se con la vecchia Lear la capacità di un esercizio per esempio era di 150 posti, di cui 100 dentro e 50 fuori, in futuro lo stesso esercizio potrà disporre di 100 posti dentro e 70 posti fuori, ma nel complesso non potrà avere più di 150 avventori».

Le critiche dei Comuni

La maggiore flessibilità legata all’utilizzo dello spazio esterno è frutto dell’esperienza maturata durante la pandemia, quando, per esigenze sanitarie, è stato necessario aumentare lo spazio tra i tavolini. Lo stesso Dipartimento delle istituzioni, nel presentare le proposte di modifica, ha sottolineato che «il contesto pandemico ha fatto emergere alcune criticità, rendendo così necessaria un’importante opera di adeguamento dell’attuale Lear».

«Durante la pandemia abbiamo concesso agli esercizi pubblici di allargarsi molto di più di quanto avremmo fatto normalmente», commenta al CdT la capo dicastero Sicurezza e spazi urbani della città di Lugano, Karin Valenzano Rossi. «L’esperienza si è rivelata positiva. Dalla pandemia in poi, in Città abbiamo fatto valere il regime di autorizzazione straordinaria-COVID, lasciando più superficie agli esercizi pubblici». Non solo, aggiunge Valenzano Rossi: «Abbiamo concesso anche nuovi spazi esterni in alcune zone prima mai utilizzate». La municipale ricorda l’esperienza dei piccoli bar lungo il Cassarate: «Questa impostazione ha permesso di utilizzare spazi potenzialmente interessanti e, nello stesso tempo, ha arricchito l’offerta cittadina, rendendo il centro più bello e vivibile».

E qui sta il nocciolo della questione, aggiunge Karin Valenzano Rossi: «Così come formulata, la nuova Lear dice che è possibile aumentare unicamente la superficie degli esercizi già autorizzati». Secondo la municipale sarebbe però limitativo: «Così facendo si escluderebbe chi non dispone già di spazi esterni, sia pubblici sia privati, ma che potrebbe beneficiare di spazi straordinari». Per questo motivo, secondo Valenzano Rossi bisognerebbe lasciare ai Comuni decidere con più autonomia quando e dove concedere questa possibilità. Ad una condizione, aggiunge subito la municipale: «I Comuni devono assumersi gli oneri dei controlli. L’autonomia comunale va accompagnata con maggiori responsabilità».

Accolta, invece, con favore la proposta di una maggiore flessibilità tra posti interni ed esterni, come ci conferma anche il sindaco di Bellinzona Mario Branda: «La possibilità data agli esercizi di disporre più liberamente dei posti a sedere, tra esterno e interno, è positiva e consente agli esercenti di muoversi con maggiore flessibilità anche in ragione del meteo. Il superamento della divisione rigida tra posti interni ed esterni è importante, soprattutto se vogliamo essere un cantone a vocazione turistica».

Dieci weekend? Troppo poco

L’altro aspetto critico, invece, riguarda i locali già autorizzati. La proposta governativa prevede infatti che gli esercizi possano aumentare la capienza ricettiva per un numero limitato di fine settimana all’anno. Una misura che - ancora una volta - risponde all’esigenza pratica manifestatasi durante la pandemia, ma che oggi non dispone più di una base legale. «La revisione intende rispondere al forte afflusso di persone nel fine settimana», ha spiegato il DI durante la presentazione del progetto, «senza tuttavia quel liberi tutti» che ha creato problemi durante la pandemia.

Tutto bene? Solo in parte. La proposta, nel dettaglio, limita l’estensione di capacità per un massimo di 10 volte all’anno, ognuna per la durata di 48 ore. In parole povere, gli esercizi pubblici già autorizzati potranno aumentare la superficie esterna e la capacità ricettiva per 10 fine settimana all’anno. «Troppo poco», sottolinea Karin Valenzano Rossi: «Per una città turistica come Lugano, 10 fine settimana non sono sufficienti. Non possiamo immaginare di aumentare il numero dei tavolini dal venerdì alla domenica, per poi ritirarli – o peggio incatenarli come qualcuno avrebbe paventato – durante la settimana. In estate, le città turistiche vivono dal lunedì alla domenica e non solamente nel fine settimana».

Pur salutando con favore la semplificazione del quadro normativo, anche Locarno ha espresso, su questo punto, alcune critiche: «La maggiore flessibilità tra gestione dello spazio interno ed esterno è positiva, tuttavia, in caso di estensione della capacità ricettiva, la limitazione di 10 autorizzazioni annuali, dal nostro punto di vista, è problematica», commenta il vicesindaco Giuseppe Cotti. «Sarebbe opportuno lasciare maggiore autonomia ai Comuni nella gestione di questo aspetto, soprattutto nei momenti di alta stagione». Pensando alle grandi manifestazioni come Moon&Stars o il Festival del film, la città si troverebbe facilmente in difficoltà.

Un aspetto problematico condiviso anche da Branda: «La limitazione a dieci fine settimana è riduttiva, soprattutto in ottica turistica. L’esperienza della pandemia ha dimostrato che l’ampliamento delle terrazze esterne e, più in generale dei posti sul suolo pubblico, è apprezzata sia dagli avventori che dai gerenti. A beneficiarne, inoltre, è tutta la città in termini di vivacità. Esistono città con ampie zone pedonali, tra cui Bellinzona, che vanno valorizzate. La posa di tavolini in modo ordinato contribuisce all’attività economica del singolo esercente oltre che a dare maggiore vivacità ai centri».

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