Diga

Più turisti ora che d’estate nella Verzasca lunare

Il fondovalle svuotato attira i curiosi - I gestori della centrale: «Scendere è davvero pericoloso»
Sia d’estate che d’inverno le colonne in Verzasca sono all’ordine del giorno. ©CdT/Zocchetti
Davide Rotondo
Davide Rotondo
07.02.2022 06:00

Che la valle Verzasca fosse una nota calamita per i turisti lo si sapeva già da tempo. Le sue acque verde rubino, i ponticelli caratteristici e quell’atmosfera che ha addirittura reso celebri i suoi luoghi balneari con il soprannome di «Maldive di Milano». Quello che ci aspettavamo meno, forse, è la popolarità durante questo periodo invernale della sua diga, quella resa famosa da James Bond ma che adesso sembra brillare di una luce propria a causa di quello che ha nascosto finora grazie all’acqua. È proprio quel muro di 220 metri di altezza ad attirare una mole impressionante di visitatori curiosi a causa del suo (ormai solo parziale) svuotamento per permettere alcuni lavori di manutenzione dell’impianto idroelettrico. Per il sindaco di Verzasca Ivo Bordoli non è una sorpresa visto che «i media ci hanno fatto una grandissima pubblicità. Non ho mai visto così tanta gente» ammette stupito Bordoli. In effetti vogliono tutti vedere il letto del lago di Vogorno vuoto e per farlo, «vengono a centinaia ogni giorno, anche dalle scuole. Devo dire che c’è più gente adesso che d’estate - rileva il capo dell’Esecutivo –. Quest’anno avremo sicuramente un stagione continuata, fa piacere specialmente per chi lavora nella ristorazione della zona».
Tra nostalgia e curiosità
Fino agli anni Sessanta era normale poterne vedere il fondovalle, proprio lì infatti si trovava Pioda, che era «il fulcro della frazione di Vogorno – ricorda il sindaco – perché c’era la posta e numerose attività. Io ero un bambino ma lì c’era vita. Ora sembra quasi di stare sulla luna, c’è un’atmosfera spettrale e mi viene un po’ di tristezza nel ricordare tutto quello che c’è stato». Ci sono cose che inevitabilmente cambiano e altre che invece restano immutate, come la pericolosità della zona. Con o senza acqua il Vogorno resta insidioso, tanto da spingere la società Verzasca SA a dissuadere con fermezza chiunque abbia voglia di farsi una passeggiata sugli argini del laghetto asciutto. «Ci sono troppi turisti e rischiano tutti di farsi del male», ha spiegato il direttore dell’impianto Andrea Papina. Stupito dall’interesse generato dai lavori, Papina confida nella prudenza dei moltissimi visitatori che non si limitano ad osservare dall’alto lo spettacolo della natura: «sconsigliamo vivamente di raggiungere le sponde, i rischi sono reali come la caduta massi o lo sprofondamento, ma si può anche scivolare e il terreno può franare». Moniti che finora sono stati ascoltati poco da chi ci passeggia o ci va in bicicletta. Per non parlare di chi ci passa in parapendio. «Sono tutte attività assolutamente da evitare», avverte Papina.

I lavori di manutenzione procedono secondo la tabella di marcia e finiranno presumibilmente in tarda primavera quando l’impianto tornerà a produrre energia elettrica, anche se «tutto dipenderà dalla quantità di precipitazioni». Come noto, la direzione dei lavori ha rinunciato allo svuotamento completo del bacino, «perdendo così l’opportunità di occuparci anche della paratoia dello scarico di fondo a monte», ha ammesso il direttore della diga. Ricordiamo che durante una prima fase di svuotamento si è verificata una movimentazione «diversa da quanto preventivato» dei circa 17.000 metri cubi di sedimenti, questo è bastato ai responsabili dei lavori per abbandonare l’idea di svuotare completamente il bacino.
La carpa è in difficoltà
Quel che resta sul fondo, stando all’ufficio caccia e pesca, sono 20 metri di colonna d’acqua che potrebbe (ma il condizionale è d’obbligo) permettere a qualche pesce di sopravvivere. Se così non fosse stato tutta la popolazione ittica sarebbe stata azzerata per poi essere ripopolata solo con specie rispettose della vocazione del laghetto, quindi trote fario e arcobaleno. «Difficile però sapere se o quanti se ne siano effettivamente salvati – spiega Danilo Foresti, responsabile del settore pesca del Cantone -, l’acqua è troppo torbida per fare qualsiasi ipotesi a riguardo». Salvare la fauna prima dello svuotamento del Vogorno? «Impossibile sia per ragioni tecniche sia per rischi che avrebbero dovuto affrontare i guardiapesca». Gli altri inquilini del Vogorno potrebbero dunque sparire: «Questo non è l’ambiente naturale di luccio, carpa e pesce persico e non si sa bene come siano finiti in questo lago. La loro presenza crea degli squilibri ambientali anche se in un bacino così piccolo il fenomeno non fa veri danni. Mantenere il corretto equilibrio è però una questione di principio», conclude Foresti.