«Senza la scuola di Polizia ci sarà contesa per il personale»
Rinunciare alla scuola di Polizia nel 2026 quale misura di risparmio? Una pessima idea. Ne sono convinti la Federazione funzionari di Polizia e i sindacati OCST e VPOD, che nei giorni scorsi hanno deciso di mettere nero su bianco le loro preoccupazioni e trasmetterle al Consiglio di Stato. Tra i settori toccati dai tagli nel Preventivo 2025 figura infatti anche la scuola di Polizia. Il Governo - per risparmiare mezzo milione di franchi - per l’anno prossimo ha infatti previsto l’accesso di 15 gendarmi in formazione anziché i 20 inizialmente previsti. Mentre nel 2026 vi si rinuncerà del tutto. «Chi scrive - si legge nella lettera all’Esecutivo - ha vissuto anni con decisioni analoghe. La soppressione della scuola di polizia ha sempre avuto delle conseguenze». E, si evidenzia, «nella maggior parte dei casi queste decisioni hanno avuto come conseguenza l’organizzazione di scuole dai numeri maggiorati e scuole abbreviate negli anni successivi». Insomma, scelte simili «non si sono mai rivelate vincenti neppure dal profilo economico».
Ma non è tutto, perché nella missiva viene chiesto al Governo anche di «riflettere attentamente» su un’altra serie di aspetti giudicati «rilevanti». In primo luogo, infatti, il centro di formazione si occupa anche di istruire il personale italofono per la Polizia dei trasporti, per quella militare e anche per la Guardia pontificia. «Questa decisione incide dunque su partner che potrebbero riorientarsi per la formazione dei loro agenti». In più, rinunciando alla scuola di Polizia si porrebbe il tema di «una potenziale lotta al reclutamento di personale formato». A farne le spese, sostengono, sarebbe la Polizia cantonale, «in base alla nota minor attrattività delle condizioni lavorative rispetto ad altri concorrenti». In più, ci sarebbero problemi legati alla sostituzione del personale partente, specialmente per la Cantonale. «Coscienti e preoccupati della volontà politica più volte palesata da alcuni partiti di diminuire gli effettivi della nostra Polizia, questa misura potrebbe innescare un effetto incontrollato se non è accompagnata da una revisione dei compiti». Infatti, viene evidenziato, «condizioni di lavoro peggiorative potrebbero generare maggiori partenze di quelle che già oggi si contano, trascinando gli effettivi in un vortice dagli effetti nefasti».
Il tema è stato affrontato anche oggi in occasione dell’assemblea della Federazione funzionari di Polizia. «Quello che vorremmo far capire - spiega da noi contattato il presidente Ivan Cimbri - è che con questa misura non si andrebbe davvero a risparmiare, mentre si rischia di fare disastri». In particolare, «si rischia di innescare una diminuzione incontrollata degli effettivi, con tutte le conseguenze del caso». Senza dimenticare, sullo sfondo, l’iniziativa popolare del fronte borghese che mira a ridurre il numero complessivo dei dipendenti dell’Amministrazione cantonale. Iniziativa a cui la Federazione si oppone. Ma a far discutere è anche un altro tema caldo, quello della riforma della Polizia ticinese. «Un progetto sul quale siamo stati tenuti all’oscuro, anche se non ci spieghiamo per quale motivo», torna a ribadire Cimbri. «Il progetto ora è in revisione, ciò significa che oggettivamente qualche criticità è emersa». I sindacati, aggiunge, hanno richiesto un incontro con Luca Filippini, coordinatore del Gruppo di lavoro. «Ma ci hanno risposto che è più utile attendere la fine della revisione del progetto. Spero comunque che ci possano coinvolgere prima che il lavoro sia ultimato».
Le bordate a ErreDi Pi
Nell’assemblea, Cimbri ha però toccato anche un altro punto. «Ci sta stupendo negativamente ErreDiPi, entrata da poco nel Cda della Cassa pensioni dello Stato». L’associazione Rete per la difesa delle pensioni, in maggio, ha conquistato 3 seggi sui 5 disponibili in rappresentanza degli assicurati attivi. «ErreDiPi chiede cose impossibili, come garantire agli assicurati un tasso di remunerazione degli averi di vecchiaia del 4%». Secondo la Federazione funzionari di Polizia si tratta di «populismo allo stato puro, sparate che non portano da nessuna parte e che anzi rischiano di generare immobilismo».