Polmoniti dei bambini, c’è paura: ma in Svizzera i numeri sono nella norma

La Cina è alle prese da alcune settimane con un picco di malattie respiratorie e polmonari sopra la media, soprattutto tra i bambini. Il numero di casi è molto alto nelle aree a Nord del Paese, e in particolare a Pechino e nella provincia di Liaoning, dove gli ospedali faticano a soddisfare le richieste di ricovero. Oltre che in Cina, le polmoniti infantili sono in aumento anche in Vietnam e in Francia, Paese in cui, negli ultimi giorni, sono cresciute del 36% tra gli under 15.
Che cosa sappiamo di certo sull’aumento dei casi di polmonite dei bambini nel Nord della Cina?
Da alcune settimane in Cina le autorità sanitarie hanno segnalato un aumento significativo di casi di polmonite tra i bambini, tanto da scatenare un’allerta a livello nazionale e internazionale. La preoccupazione è cresciuta quando, lo scorso 22 novembre, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha chiesto maggiori informazioni a Pechino citando un rapporto del Programma per il monitoraggio delle malattie emergenti (ProMED) sui cluster di polmonite non diagnosticata nei bambini. Il Consiglio di Stato cinese ha parlato di una recrudescenza di infezioni da mycoplasma pneumoniae, un virus - già conosciuto - che era praticamente scomparso durante l’epidemia di COVID 19, e ha confermato di aver chiesto a tutte le strutture sanitarie di «segnalare immediatamente i casi di malattie infettive, in modo da garantire la tempestività e l’accuratezza delle informazioni».
Perché la Cina esclude che si tratti di un nuovo virus?
Secondo la Commissione nazionale cinese per la salute, i casi di influenza sono determinati da patogeni noti, tra cui rinovirus, virus respiratorio sinciziale (RSV), adenovirus e batteri.
Ma le autorità sanitarie cinesi hanno individuato le cause di questa esplosione di malattie respiratorie tra i bambini?
Non ancora. Le cause principali dei focolai di polmoniti dei bambini restano, al momento, incerte.
Quali sono i principali sintomi della polmonite riscontrata nei bambini in Cina?
I principali segni riscontrati nei bambini con polmonite in Cina sono febbre alta e noduli polmonari che non sembrano tuttavia causare tosse. È questo, anche, il motivo principale che non permette una diagnosi rapida e sicura della malattia.
È possibile fidarsi delle dichiarazioni delle autorità sanitarie cinesi?
Come hanno scritto alcuni epidemiologi ed esperti in materia di malattie infettive, il fatto che sia stata data enorme rilevanza a una “non notizia” - non c’è un nuovo virus responsabile di polmoniti pediatriche in Cina - è «sintomatica del disordine informativo in cui ci troviamo». Quanto accaduto nel 2019 con il COVID pesa evidentemente sulla valutazione dei fatti. Vero è che appare improbabile pure il ripetersi dei clamorosi errori compiuti nel recente passato. La Cina non sembra voler sottovalutare alcun segnale di pericolo e la stessa OMS spinge per avere dalle autorità sanitarie di Pechino ogni possibile informazione.
Qual è la posizione dell’OMS a proposito di questo incremento di ricoveri?
In una nota pubblicata il 23 novembre scorso sul proprio sito Internet, l’OMS ha spiegato che «nell’attuale epidemia di malattie respiratorie in Cina, i sintomi riportati sono comuni ad altre malattie respiratorie» e non riconducibili, quindi, a nuovi agenti patogeni. A conclusione della sua «valutazione del rischio», l’OMS « non raccomanda» quindi «al momento alcuna misura specifica per i viaggiatori diretti in Cina» e addirittura « sconsiglia l’applicazione di qualsiasi restrizione di viaggio o commerciale sulla base delle attuali informazioni disponibili su questo evento».
Che cosa sta succedendo, invece, in Francia?
Anche oltralpe, negli ultimi giorni, è stato registrato un aumento preoccupante di polmonite in bambini e ragazzi con meno di 15 anni. Secondo i dati diffusi dalle autorità sanitarie francesi, c’è stato, in una sola settimana, un incremento del 44% degli accessi al pronto soccorso di bambini fino a 2 anni, mentre nella fascia d’età tra i 2 e i 14 anni l’aumento è stato del 23%. Tuttavia, almeno per ora non ci sono conferme ufficiali sul fatto che possano esserci collegamenti con quanto sta accadendo in Cina. Tra i sintomi comparsi in Francia, oltre a febbre alta e affaticamento, c’è infatti anche la tosse persistente e profonda, assente come detto nei malati cinesi. Le autorità sanitarie di Parigi ipotizzano quindi che la causa principale sia dovuta a un batterio, il mycoplasma pneumoniae. «Dallo scorso mese di aprile c’è un aumento della circolazione mondiale di mycoplasma pneumoniae, in particolare, in Asia, ma anche in Europa - ha confermato a Le Monde l’infettivologo parigino Alexandre Bleibtreu, consigliere della Société de pathologie infectieuse de langue française (SPILF) - Non siamo in una situazione simile al COVID. Si tratta soltanto della ricomparsa di un patogeno noto».
Ma che cos’è il mycoplasma pneumoniae? E che cosa provoca?
Il mycoplasma penumoniae è un batterio responsabile di malattie dell’apparato respiratorio, quali la polmonite o, più specificatamente, la polmonite atipica primaria. In linea generale, questo batterio causa febbre, cefalea, dolori muscolari, tosse, raffreddore, congestione nasale, mal di gola e faringo-tonsillite. Attualmente, non esiste un vaccino che combatta il mycoplasma pneumoniae.
Qual è la situazione attuale in Svizzera?
Il Corriere del Ticino ha chiesto all’Ufficio federale della salute pubblica (UFSP) se, nelle ultime settimane, sia stato riscontrato un numero maggiore di casi di polmonite tra i bambini e se il livello di allerta, per questa patologia, sia stato innalzato. La risposta è stata negativa. L’UFSP dichiara di «non disporre attualmente di un sistema di segnalazione per monitorare il numero di casi di RSV. Nell’ambito del sistema “Sentinella”, sono analizzati per la RSV anche i campioni prelevati da persone con infezioni respiratorie acute. Questi dati forniscono un’indicazione dell’aumento o della diminuzione stagionale dell’RSV. Tuttavia, non è possibile ricavare il numero di ricoveri ospedalieri legati allo stesso RSV. Il Pediatric Infectious Disease Group of Switzerland (PIGS) raccoglie questi dati per i bambini e li pubblica sul suo sito Web».
Quali sono le indicazioni dell’UFSP a proposito di una possibile profilassi?
«Per quanto possibile - si legge nella risposta inviata al Corriere del Ticino dall’UFSP - i neonati e i bambini piccoli dovrebbero essere tenuti lontani dalle persone malate con tosse e febbre, e le persone con tosse e febbre dovrebbero tenere le distanze dai neonati finché non si rimettono. In molti casi, il decorso della malattia può essere alleviato con terapie sintomatiche».
E in Canton Ticino? Ci sono segnali di un possibile aumento delle infezioni polmonari tra i bambini?
No. Secondo il primario dell’Istituto Pediatrico della Svizzera Italiana (IPSI), Giacomo Simonetti, «i numeri» dei ricoveri «sono assolutamente in linea con la stagione. Quindi, al momento, nessun campanello d’allarme risuona in Ticino. Vedremo l’evoluzione nelle prossime settimane».
La situazione è simile anche nelle province italiane di frontiera?
Fino a oggi sì. La pediatria dell’Azienda ospedaliera della provincia di Como ha confermato al Corriere del Ticino di «non aver registrato un numero di casi superiori alla media di polmoniti dei bambini» e di non aver ricevuto «sinora particolari segnalazioni o avvisi» dalle autorità sanitarie della regione insubrica (ATS).