Pompieri di montagna, la loro lotta è nei boschi

Hai tra i 18 e i 40, sei in buona condizione fisica e hai voglia di metterti al servizio della comunità? La sezione di montagna del Corpo pompieri di Lugano cerca proprio te. Si aprirà infatti domani, venerdì 10 gennaio, il concorso per il reclutamento di pompieri di montagna volontari, la sezione composta da militi specialisti negli incendi boschivi. Negli ultimi anni la nostra regione viene colpita sempre di più da incendi boschivi e il Corpo ha bisogno di rafforzare i ranghi con circa 10-15 nuove leve (attualmente i militi sono 26, di cui 4 donne). Ma cosa fanno questi moderni «grisù»? «Sono specialisti che seguono formazioni ad hoc e si occupano dei roghi nei boschi», ci spiega il comandante del Corpo civici pompieri di Lugano Federico Sala, in carica dal 1. gennaio.
Per domare un incendio boschivo servono infatti specialisti. «Si lavora in terreni impervi, sconnessi, con differenti tipologie di vegetazione, questo richiede una conoscenza particolare sia del territorio, sia della composizione del bosco per poter intervenire in modo corretto». A distinguere un pompiere urbano da uno di montagna è anche l’abbigliamento. La più tradizionale uniforme gialla lascia il posto ad una blu e arancione, completata da un casco bianco riflettente che permette ai militi di essere ben visibili nel bosco, specialmente dai piloti degli elicotteri di spegnimento impiegati in questo tipo di interventi. Inoltre, la sezione ha in dotazione un equipaggiamento personale e di corpo (veicoli e materiale) appositamente studiato e preparato per tutte le tipologie di operazioni dedicate agli incendi nei boschi. Ma cosa rende un incendio nel bosco, che può durare da poche ore a intere settimane, così difficile da domare? Risponde Sala: «Dipende tutto dalla tipologia di vegetazione e dalla propagazione del rogo. Se si tratta di un intervento di sottosuolo, quindi che intacca le radici, diventa difficilmente gestibile, mentre sono necessari interventi particolari se abbiamo a che fare, ad esempio, con sterpaglie o resinosi». Ad aiutare i pompieri a fare una valutazione intervengono i forestali di zona. «Danno una mano a capire come poter affrontare tatticamente e in modo corretto il fuoco per sapere dove fare particolare attenzione e quali zone circoscrivere». I pompieri di montagna sono però pur sempre volontari, quindi hanno un impiego primario e necessitano della disponibilità, da parte del datore di lavoro, ad autorizzare l’entrata in servizio immediata in caso di chiamate d’urgenza. In caso di allarme, i primi ad uscire sono i professionisti e i pompieri volontari delle sezioni urbane, gli specialisti entrano in gioco in un secondo momento.


«Spesso i volontari della sezione di montagna - continua il comandante - lavorano in settori specifici legati all’ambito forestale, ma non solo. Infatti, da qualche anno possono essere chiamati in rinforzo ai pompieri urbani in occasione di eventi meteorologici particolari, quali tempeste, alluvioni o forti nevicate. Le tipologie di persone sono diverse, non mancano ad esempio anche impiegati d’ufficio». È noto che negli ultimi anni è sempre più difficile reperire pompieri volontari ma questa tendenza a Lugano è meno marcata. «È vero che anche alle nostre latitudini sentiamo una leggera difficoltà, - spiega Sala - ma fortunatamente il nostro bacino di utenza ci permette di mantenere il numero di volontari che ci prefiggiamo sia nell’ambito dei pompieri urbani, sia di quelli di montagna». Oltre a ricevere una formazione nella lotto contro i danni della natura, i volontari ottengono un’indennità in caso di intervento come pure per la partecipazione alle istruzioni federali, cantonali e comunali. Ma al di là del compenso che riceve, il volontario fa una scelta di vita arricchente. «Il contatto con il territorio è molto forte, - continua Sala - così come forte è il senso di gratificazione nel proteggere non solo la vegetazione, ma anche persone, animali, rustici e villaggi».



Gli incendi boschivi sono al centro della cronaca degli ultimi mesi visto quanto sta accadendo in Australia, dove da settembre ad oggi sono bruciati 8,4 milioni di ettari di terreno. «Sono scene apocalittiche - commenta ancora il comandante - si tratta di una vastità inimmaginabile per noi. Da pompiere provo un senso di impotenza nel vedere le immagini della devastazione, per non parlare delle vittime umane e animali. In quei frangenti si creano delle condizioni particolari che rendono la gestione dell’intervento quasi impossibile».