Energia

Potenziare il Parco eolico del Gottardo: «L’interesse c’è, ma prima le verifiche»

L’Azienda elettrica ticinese (AET) approfondirà il potenziale di sviluppo dell’impianto come richiesto dal Consiglio di Stato
Francesco Pellegrinelli
25.07.2022 06:00

«L’interesse a valutare l’ampliamento del Parco eolico del San Gottardo, da parte nostra, c’è. Ora partiremo con le verifiche tecniche. E se tutte le condizioni sono date, compresa la volontà di Airolo e del patriziato, andremo in questa direzione». Il direttore di AET, Roberto Pronini, non nasconde il suo interesse per l’apertura giunta dal Consiglio di Stato «a valutare e quantificare il potenziale residuo di produzione eolica sul Passo del San Gottardo».

Come anticipato dal Mattino, la richiesta di approfondimento è partita negli scorsi giorni, su proposta del Dipartimento del territorio: «Abbiamo scritto una lettera ad AET in cui chiedevamo di esaminare due temi», conferma al CdT il consigliere di Stato Claudio Zali. «Da una parte l’ampliamento del parco eolico sul Gottardo, dall’altra la possibilità di installare un impianto fotovoltaico sul tetto del palazzo amministrativo, accanto alle Orsoline. Se le sedute di Gran consiglio potessero aver luogo con energia prodotta in loco, a impatto zero, sarebbe un bel messaggio».

Se le sedute di Gran consiglio potessero aver luogo con energia prodotta in loco, a impatto zero, sarebbe un bel messaggio
Claudio Zali, direttore del DT

Dove sorgeranno le nuove pale?

Originariamente concepito per avere otto pale, il parco eolico del San Gottardo - partecipata al 70% da AET, al 25% dai Services Industriels de Genève (SIG) e al 5 % dal Comune di Airolo - oggi ne conta solamente cinque. Il potenziamento potrebbe quindi riguardare le tre pale mancanti? Oppure è ipotizzabile un ampliamento maggiore? «Tutto dipenderà dall’esito delle analisi tecniche», spiega Pronini. Il numero e la posizione delle pale risponde a molti fattori, tra cui l’analisi del vento. Tra una pala e l’altra ci sono infatti differenze notevoli, spiega Pronini: «Sicuramente quelle verso Airolo sono le migliori, nel senso che producono più energia. Un eventuale allargamento verso il lago Sella, invece, dovrebbe essere valutato con attenzione». La posizione delle nuove pale dunque non andrà necessariamente a ricalcare quella del progetto originario: «I due anni di messa in esercizio dell’impianto ci consentono di valutare meglio gli sviluppi futuri», precisa Pronini, il quale tuttavia ribadisce: «Sarà comunque fondamentale la volontà politica di Airolo e del Patriziato». A questo proposito, il direttore di AET cita l’esempio di Mont-Crosin, nel canton Berna, un impianto di 16 pale frutto di ampliamenti successivi avvenuti a tappe grazie anche al consenso della popolazione. E ad Airolo?

Sarà comunque fondamentale la volontà politica di Airolo e del Patriziato
Roberto Pronini, direttore di AET

L’esperienza in valle

«L’esperienza è senza dubbio positiva», commenta il sindaco di Airolo, Oscar Wolfisberg. «Personalmente ritengo che le pale si inseriscano nel paesaggio montano in maniera armoniosa. Oltre al contributo energetico e finanziario, l’impianto è diventato un’attrazione turistica per tutta la regione e l’eco si riflette anche sui social». Entrare nel merito di un eventuale ampliamento pare quindi più che sensato: «Di principio l’interesse del Municipio c’è». Eppure l’iter politico e pianificatorio è stato piuttosto travagliato: «Siamo dovuti andare in Consiglio comunale più volte», ricorda Wolfisberg. «In tutto ci sono voluti 15 anni, nel corso dei quali il progetto ha subito una serie di modifiche a causa di ricorsi». Il contesto energetico attuale tuttavia impone che si vada in questa direzione, conclude il sindaco. «Vent’anni per realizzare un progetto sono troppi», commenta dal canto suo Pronini. Non a caso Berna ha aperto una consultazione per semplificare le procedure, ricorda il direttore di AET. Dobbiamo quindi attenderci le medesime difficoltà e resistenze? «Non credo. Per quanto riguarda il Parco del San Gottardo la procedura è già rodata. Sappiamo esattamente cosa va fatto e questo ci consentirebbe di avanzare in maniera più spedita. Se ci fosse la volontà politica di Cantone e Comune, credo che sarebbe fattibile in 3-5 anni».

Il Ticino deve investire soprattutto nel fotovoltaico, preservando il valore storico del San Gottardo
Tiziano Fontana, presidente della Società ticinese per l’Arte e la Natura (STAN)

Le resistenze della STAN

«Ma quanto rende effettivamente il Parco eolico del San Gottardo?» La premessa del presidente della Società ticinese per l’Arte e la Natura (STAN), Tiziano Fontana, è un grande punto interrogativo: «L’anno scorso la stampa ha indicato che l’impianto non funzionava ancora a pieno regime e che la resa è stata inferiore alle aspettative». Un aspetto che secondo la STAN - promotrice a suo tempo di un ricorso in fase di progettazione - andrebbe verificato: «È una premessa fondamentale per ogni valutazione successiva», commenta Fontana, secondo il quale altri elementi vanno comunque tenuti in considerazione: «La domanda edilizia prevedeva anche l’inserimento di un radar per la migrazione degli uccelli. Cosa ne è di questo elemento accompagnatorio legato alla licenza?».

Insomma, le resistenze di fondo non sembrano essersi allentate: «L’inserimento paesaggistico rimane il punto dolente della questione. Il San Gottardo, un luogo così simbolico per la storia del Paese, va preservato». Pur schierandosi a favore delle rinnovabili, la STAN ritiene che in Ticino vi siano investimenti con minore impatto, «per esempio sviluppando il fotovoltaico in zone meno sensibili», conclude Fontana.

«La svolta storica»

E proprio in questo solco si inserisce la riflessione che il consigliere di Stato Claudio Zali intende avviare con la richiesta di approfondimento inoltrata ad AET la scorsa settimana: «Sia l’ampliamento del parco eolico, sia la posa di pannelli sul palazzo amministrativo rappresentano esempi concreti di un certo tipo di svolta, su cui saremo chiamati a ragionare sempre di più in futuro. Una svolta che impone di coniugare le esigenze di protezione del paesaggio in un caso, e di protezione culturale nell’altro, con la fame di energia rinnovabile che nel prossimo trentennio non farà che aumentare». Per Zali, occorre quindi rendere attuale da subito il dibattito, mostrando le spinte opposte con cui la società puntualmente si troverà a dover fare i conti: «C’è una tensione tra esigenze contrapposte che riconosco, ma che va inserita in un contesto energetico mutato». Non si tratta solo di aggiungere alla produzione annua qualche chilowattora di energia rinnovabile in più, spiega Zali, ma di aprire una discussione. Eppure, facciamo notare, il progetto del parco eolico, a suo tempo, fu fortemente avversato. «Non credo che un ampliamento oggi susciterebbe la medesima guerra di religione. Del resto, le opposizioni sono già state decise e quindi eventuali resistenze verosimilmente non potranno tenere in scacco gli attori per il medesimo tempo». Ad ogni modo, conclude Zali, «mi piacerebbe aprire il dibattito su una pala eolica visibile. Perché, in sé, si tratta di un elemento che non è né bello né brutto». Un segno del tempo.

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