Preonzo, un disastro da sistemare

Idrocarburi, solventi clorurati, policlorobifenili e metalli pesanti. È lo spiacevole biglietto da visita che offre il terreno ex Petrolchimica di Preonzo, il sito industriale maggiormente contaminato in Ticino insieme a quello dell’ex Galvacrom di Rivera la cui bonifica partirà a breve. È quanto hanno determinato le passate analisi, per ora solo sommarie, effettuate sul suolo della ex raffineria la cui attività è cessata negli anni Novanta, e che ora necessita di un risanamento. Un risanamento ampio e complesso, che secondo le prime e grossolane stime potrebbe costare tra 20 e 25 milioni di franchi, e che sommando tutte le procedure potrebbe richiedere 2-3 anni. Da tempo si sapeva che il sito era inquinato, con il Cantone che non ha mai smesso di tenerlo d’occhio. Ma solo di recente è emerso pubblicamente che la situazione, benché sotto controllo, costituisce un rischio rilevante per le acque sotterranee. Infatti, pur essendo lento, il movimento dell’inquinamento, costantemente monitorato dal Cantone tramite i suoi strumenti di rilievo, nel corso del 2018 ha raggiunto la soglia d’allarme per cui si è deciso di intervenire, spiega al CdT il capo della Sezione della protezione dell’aria, dell’acqua e del suolo del Dipartimento del territorio (DT) Giovanni Bernasconi.
Gli standard erano più blandi
Il giornale ha più volte affrontato la questione dello smantellamento delle strutture ancora presenti, un brutto spettacolo all’entrata sud di Preonzo, nella zona industriale già sovrastata da un’altra pluridecennale spada di Damocle, la frana del Valegiòn. Ora però è evidente che il problema più grave non è tanto estetico quanto ambientale, con la contaminazione generata sia dall’attività stessa della raffineria sia dalla gestione dei suoi scarti, sin dagli anni Sessanta, quando gli standard di tutela territoriale erano molto più blandi. Gli olii e le altre sostanze inquinanti non hanno comunque compromesso la falda acquifera, e in ogni modo il monitoraggio da parte del Cantone è costante. La qualità dell’acqua potabile, in pratica, non è a repentaglio, come conferma anche il DT. Il quale ricorda però come per legge, avendo superato una certa soglia, è ora necessario procedere con la bonifica, senza tergiversare. A dimostrazione della gravità della situazione c’è l’esistenza di quello che gli esperti che si occupano del dossier hanno definito «lago nero», un punto del comparto in cui probabilmente venivano depositati importanti quantitativi di rifiuti speciali.

Il rebus del finanziamento
Quali i prossimi passi, dunque? Il Cantone, tramite i suoi servizi giuridici, è al lavoro per capire in quale modo suddividere la spesa. La questione è complicata perché il responsabile dell’inquinamento, ovvero Petrolchimica SA, non esiste più essendo fallita nel 1996 e poi radiata dal Registro di commercio. Sarà possibile risalire ai vertici di allora? E, giuridicamente, agli stessi potrà ancora essere addebitata una parte del costo? Quale invece la responsabilità della società petrolifera eventualmente collegata? Il sindaco di Bellinzona Mario Branda, in una delle recenti serate nei quartieri, ha ricordato che la fattura sarà salatissima, ma ha promesso di sistemare il tutto a beneficio delle generazioni future, senza se e senza ma. Ergo: prima sistemiamo, poi cercheremo di far pagare chi deve pagare. «L’obiettivo prioritario è effettivamente il risanamento ambientale» sottolinea il capo del Dicastero opere pubbliche e ambiente della Città Christian Paglia (e lo conferma il DT).
Una «radiografia» completa
A breve termine, ed è il prossimo step da concretizzare, dovrebbe intanto giungere l’accordo con gli attuali proprietari sia del sedime principalmente contaminato (la società attiva in campo edile che l’aveva rilevato all’asta pubblica) sia dei terreni confinanti, tra cui la Città (che ha ereditato una parte dell’area dall’ex Comune di Preonzo) e il Patriziato locale. In sostanza tutti gli attori coinvolti dovranno autorizzare il Cantone ad assegnare un mandato a una ditta specializzata chiamata a effettuare l’indagine dettagliata sull’inquinamento, determinando anche le esatte origini e dimensioni dello stesso. La «radiografia» stabilirà con più precisione il preventivo, permettendo di poi definire la ripartizione della fattura. Se non sarà possibile risalire ai responsabili, ad assumersi la spesa saranno in larga misura il Cantone e la Confederazione, che per legge subentrano quando appunto non è più possibile chiamare alla cassa il responsabile dell’inquinamento. «Una parte dovrebbe poi spettare anche ai proprietari attuali» spiega ancora Giovanni Bernasconi, tra cui appunto anche Città e Patriziato di Preonzo.

«Il Governo farà il possibile»
Il Governo farà comunque il possibile per evitare che lo Stato copra i costi di risanamento, ha promesso lunedì in Gran Consiglio il direttore del DT Claudio Zali rispondendo ad un’interpellanza del Movimento per il socialismo. MPS che, per altro, ha pure sottoposto al CC di Bellinzona una proposta di risoluzione tramite cui chiedere al Municipio di non partecipare in nessun modo ai costi di bonifica del terreno e di fare i passi necessari affinché gli stessi siano assunti dalla società petrolifera semmai collegata a Petrolchimica SA. Una vicenda più ingarbugliata che mai, dunque, e che assume anche valenza politica.
