Presto al voto anche i vicini di casa

Lavena Ponte Tresa e Valsolda tra i Comuni chiamati alle urne la prossima primavera - Il nodo ristorni
Timori per i ristorni.
Giuliano Gasperi
Giuliano GasperieGianni Rei
07.01.2016 06:00

LAVENA PONTE TRESA - Che si racconta oltre confine? Più o meno le stesse cose che tengono banco in Ticino: immigrazione, bilanci dello Stato in rosso e non da ultimo elezioni, in un crescendo che infiammerà i prossimi mesi. Tra il 15 aprile e il 15 giugno si voterà in milletrecento Comuni italiani, compresi i vicini di casa ubicati alle estremità Ovest ed Est del Luganese: Lavena Ponte Tresa e Valsolda.

Partiamo dal confine orientale, dove il nome Valsolda, nell'ultimo ventennio, è stato indissolubilmente legato all'angusta statale Regina e all'estenuante attesa per la galleria Oria-Cressogno, inaugurata senza troppi applausi nel 2012. Ebbene: com'è cambiata, con l'apertura del tunnel, la vita del borgo lacustre che ha ispirato il romanzo Piccolo mondo antico di Antonio Fogazzaro? «È migliorata – risponde senza indugi il sindaco Giuseppe Farina – Ora stiamo progettando la riqualifica del paese. Uno dei più grossi investimenti è un progetto da 1,2 milioni di euro per valorizzare il tratto di strada dove prima passavano tutte le auto creando una zona 30, recuperando spazi verdi e piazze». Così aumentano il potenziale turistico del villaggio e la qualità di vita di chi l'ha scelto per viverci, ma viene da chiedersi se qualche attività commerciale non stia soffrendo la mancanza del «passaggio». «Quello più preoccupato era il farmacista, ma da quando c'è la galleria i suoi clienti sono aumentati – rassicura Farina – Anche i bar e il nostro unico albergo possono beneficiarne».

La mobilità è un tema molto sentito anche a Lavena Ponte Tresa, che assieme alla sua dirimpettaia elvetica Ponte Tresa aspetta da tempo la costruzione di una passerella ciclopedonale sopra il fiume che permetta ai pendolari di parcheggiare in Italia e raggiungere a piedi la stazione del trenino Lugano-Ponte Tresa, rendendolo più attrattivo. «Noi e il Municipio di Ponte Tresa la pensiamo nello stesso modo sull'importanza del progetto – conferma il sindaco Pietro Roncoroni, che non può più ripresentarsi essendo reduce da due mandati di fila – A rallentare le cose sono la Regione Lombardia e il Canton Ticino, che non hanno il dialogo giusto. Speriamo ci aiutino a risolvere il problema». 

Le risorse per questo altri settori, Lavena spera di continuare ad averle dai ristorni dei frontalieri, anche se Roncoroni è pensieroso. «Gli ultimi accordi internazionali rendono la nostra situazione più incerta, nel senso che quei fondi potrebbero essere messi in discussione da qualsiasi chiaro di luna dello Stato italiano». Un altro argomento molto dibattuto a Lavena è stato il possibile arrivo di profughi. «Alla fine non sono arrivati – spiega il sindaco – Il prefetto ha ancora questa volontà, ma la caserma non è pronta e ultimamente il flusso generale è calato».

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